Il futurismo viene spesso collocato all’interno della dimensione politica fascista del ventennio italiano. Secondo Francesca Barbi Marinetti, nipote di Filippo Tommaso Marinetti e figlia di Luce Marinetti, il futurismo è stato un. “un movimento culturale di arte-vita, di idea-azione di una portata innovativa politicamente trasversale“.
Il contesto storico
Per avere una visione più chiara occorre contestualizzare anzitutto gli eventi storici. Il futurismo è considerato la prima avanguardia europea. E’ stato lanciato ufficialmente nel 1909 dal poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti con la pubblicazione del celebre manifesto sul quotidiano Le Figaro in Francia.
In realtà il manifesto è stato pubblicato per la prima volta in diversi quotidiani locali in Italia. Ma solo a seguito della pubblicazione su Le Figaro ha acquisito notorietà internazionale. I fasci italiani di combattimento sono stati fondati dieci anni più tardi, nel 1919 in piazza San Sepolcro a Milano.
Nel 1918 il fondatore del futurismo si riferiva a Mussolini in questo modo. «Sento il reazionario che nasce in questo violento temperamento agitato da autoritarismi napoleonici e di nascente disprezzo aristocratico per le masse. Non è un gran cervello».
Antonio Gramsci sul futurismo
Il 5 gennaio 1921 Antonio Gramsci, intellettuale e tra i fondatori del partito comunista d’Italia, in una nota sul periodico Ordine Nuovo da egli fondato ha affermato che
“ I futuristi hanno svolto questo compito nel campo della cultura borghese: hanno distrutto, distrutto, distrutto, senza preoccuparsi se le nuove creazioni, prodotte dalla loro attività, fossero nel complesso un’opera superiore a quella distrutta. Hanno avuto fiducia in se stessi, nella foga delle energie giovani, la concezione netta e chiara che l’epoca nostra, l’epoca della grande industria, della grande città operaia, della vita intensa e tumultuosa, doveva avere nuove forme, di arte, di filosofia, di costume, di linguaggio. Hanno avuto questa concezione nettamente rivoluzionaria, assolutamente marxista, quando i socialisti non si occupavano neppure lontanamente di simile questione, quando i socialisti certamente non avevano una concezione altrettanto precisa nel campo della politica e dell’economia, quando i socialisti si sarebbero spaventati (e si vede dallo spavento attuale di molti di essi) al pensiero che bisognava spezzare la macchina del potere borghese nello Stato e nella fabbrica.
Nel loro campo, i futuristi, nel campo della cultura, sono rivoluzionari; in questo campo, come opera creativa, è probabile che la classe operaia non riuscirà per molto tempo a fare di più di quanto hanno fatto i futuristi. Quando sostenevano i futuristi, i gruppi operai dimostravano di non spaventarsi della distruzione, sicuri di potere, essi operai, fare poesia, pittura, dramma, come i futuristi. Questi operai sostenevano la storicità, la possibilità di una cultura proletaria, creata dagli operai stessi. “
Giuseppe Prezzolini sul futurismo
Anche lo scrittore e giornalista Giuseppe Prezzolini in una pubblicazione del 1923 rimanca le nette differenze tra il futurismo e l’affermarsi del fascismo come regime. “Se il fascismo vuol segnare una traccia in Italia deve espellere ormai tutto ciò che vi rimane di futurista, ossia di indisciplinato e anticlassico. Sarei troppo seccante se ai miei conoscenti del movimento futurista chiedessi un franco giudizio sulle riforme classiciste del ministro Gentile?“
La corrente anarchica
L’avanguardia futurista ha avuto anche una notevole componente anarchica al suo interno. Lo scrittore e poeta Gian Pietro Lucini aveva posizioni anarchiche e e avverse alla chiesa cattolica. Autore del celebre “Antimilitarismo”, volume rimasto in bozze e pubblicato dopo la sua morte.
Un altro esponente di spicco del futurismo anarchico è stato Renzo Provinciali. Nel 1912 pubblicò sulla rivista La Barricata da lui fondata il manifesto Anarchia e Futurismo.