Un diario ritrovato
Il Fragore del ricordo di Anna Maria Basso edito da Bonfirraro è un libro appassionante che ci svela l’importanza dei ricordi e la necessità di mantenerli vivi per costruire un futuro consapevole.
Il romanzo è un racconto corale che, dal cuore della città di Napoli e passando per Maratea, ci conduce fino a Dallas, negli Stati Uniti.
Tutto inizia in modo occasionale. Lara è una giovane neurologa lucana che studia le malattie neurodegerative e che ha ottenuto un contratto di ricerca presso l’Università UTS di Dallas. La sua professione si intreccia improvvisamente con la storia della sua famiglia quando Lara, prima di andare via, scopre un diario della nonna Adelina. Un mondo di sogni e desideri mancati, gioie e dolori si svela a Lara che porta nel cuore, dall’altra parte del mondo, la vita nella nonna. In America Lara vive una nuova vita fatta di successi, nuovi amori e nuove conoscenze su cui ricama la storia della sua adorata Adelina.
Nel Fragore del ricordo di Anna Maria Basso non mancano forti riferimenti ad argomenti sociali e legati alla solidarietà, tematiche a cui l’autrice nei suoi romanzi ha sempre dato ampio spazio.
Anna Maria Basso è nata a Potenza, dove vive. È autrice di opere poetiche: Attese (1999), Images/Trame (2001), Quel palpito d’altrove (2010), premio Matera 2019, capitale europea della Cultura, e di racconti brevi, pubblicati in raccolte antologiche.
È presente in diverse riviste letterarie nazionali e internazionali. È componente di giurie. Coordina gruppi di lettura nell’ambito del Premio Basilicata e collabora alla promozione e realizzazione di iniziative culturali. “L’impermanenza” (2018) è il suo primo romanzo.
Il Fragore del ricordo di Anna Maria Basso
Nell’intervista di oggi, l’autrice ci parla di molti aspetti legati al suo libro che, al di là della storia, appassionante e ricca di risvolti, si presta a diversi livelli di lettura. Grazie alla disponibilità dell’autrice, oggi parleremo di tematiche interessanti tra cui il tema generazionale, le malattie neurodegenerative, l’importanza dei ricordi e molto altro; grandi temi che affiorano tra le pagine del Fragore del ricordo.
Nel suo romanzo si racconta la storia di due donne, due generazioni a confronto. Perché ha scelto di soffermarsi su questo tema?
Il tema generazionale è sempre più considerato come la lente d’ingrandimento attraverso cui interpretare l’evoluzione della società e le trasformazioni culturali che ne seguono. Ogni generazione porta con sé una visione del mondo, una filosofia di vita, bisogni, valori, stili di comunicazione, di relazione, di linguaggio, molto diversi tra loro ma anche con alcuni punti di contatto. La generazione di Adelina è quella del post-guerra, della ripresa economica, del cambiamento, delle innovazioni. Quella di Lara è la generazione dei Millenials, quelli con più istruzione e con maggiori aspettative sul mondo del lavoro, i primi ad avere dimestichezza con gli ambienti e le tecnologie digitali. Pertanto soffermarmi su questo tema mi ha consentito di inserire più spunti di riflessione nella narrazione, anche riguardo ai livelli di parità di genere diversi nelle due generazioni a confronto.
Adelina e Lara sono le protagoniste del suo libro. Hanno qualcosa in comune i due personaggi?
Pur appartenendo a due generazioni diverse, Adelina e Lara, le due protagoniste del libro, hanno molte cose in comune. Intanto l’affetto familiare che le lega profondamente tanto da essere sempre l’una il sostegno dell’altra. Poi la determinazione, quell’aspetto caratteriale che le porta ad affrontare la vita con la consapevolezza della propria destinazione e a saper gestire le difficoltà con coraggio anche quando le strade intraprese si presentano piene di ostacoli e interruzioni e occorre prendere altre direzioni. Un altro punto in comune tra le due protagoniste è il senso di appartenenza alla propria terra anche se scoperto da Lara attraverso l’allontanamento e la mancanza. Il suo autore preferito le farà scoprire che: ”Ogni posto è una miniera… uno specchio sul mondo, una finestra sulla vita… un teatro di umanità… la miniera è esattamente dove si è. Basta scavare.” (Tiziano Terzani).
C’è un tema del romanzo che ha trattato e che le sta particolarmente a cuore?
Sì, certo. È il tema del ricordo che diventa il leitmotiv di tutta la narrazione. Oggi viviamo sempre più nel tempo smemorato. Un tempo che non ci educa più al sentimento del passato, a quella naturalezza del rievocare non solo le cose belle ma anche quelle meno piacevoli per farci scorgere la risorsa nascosta che può accompagnarci, nel modo giusto, attraverso il presente, verso il futuro. Ricordare è riportare al cuore ciò che si è vissuto o tornare al cuore delle cose vissute dove abbiamo la possibilità di rinnovarle guardandole con occhi nuovi e scoprendone significati diversi. Ecco perché il ricordo fa rumore, quel rumore che scaturisce da qualcosa che rompe, si rompe o irrompe come il tuono dopo il lampo. È legato a questo tema anche la perdita dei ricordi causata da una nota malattia neurodegenerativa e l’importanza della ricerca scientifica. Perché perdere il passato, la nostra memoria, è perdere il proprio fondamento, la coscienza di sé nel tempo.
“Il Fragore del ricordo” è il suo secondo romanzo. C’è un filo conduttore che lega entrambi i romanzi oppure sono due lavori completamente diversi?
Le trame, ovviamente, sono completamente diverse. Nel mio primo romanzo, l’Impermanenza, predomina il tema del viaggio come ricerca interiore. Il protagonista è un uomo tormentato dai suoi limiti, capace di vivere solo fuggendo da se stesso in un orizzonte fatto di ritorni e di partenze ma che tenta di recuperare un suo equilibrio nell’attesa di un’apertura più fiduciosa verso il mondo. Anche per le protagoniste del mio secondo lavoro si può parlare di viaggio interiore. Per Adelina è quello che fa quando lascia tra le pagine di un diario la sua vita per sottrarla all’oblio. Per Lara è il viaggio oltreoceano che diventa un percorso individuale che culmina in una sorta di interiore catarsi. Penso, inoltre, che si possa rintracciare qualche legame tra i miei due romanzi anche negli intenti narrativi. Come l’inserimento di temi sociali, l’interesse rivolto al mondo della medicina, la costruzione del setting, come dicono gli inglesi: ambienti e paesaggi che cerco di far diventare parti integranti della storia, quasi a renderli essi stessi personaggi.
Cos’è per lei la scrittura? E per Adelina?
Per me la scrittura è prima di tutto un’arte: è rappresentare attraverso le parole la vita, come un pittore fa con i colori. Ma è anche un viaggio nelle parole con le parole alla scoperta di sé e dei propri campi emotivi. E sono le parole a condurmi lungo la strada della scrittura, quelle parole che “… come carovane si muovono alle prime luci del giorno sino a sera, s’intrecciano, si snodano, si perdono, si ritrovano, disegnano orme… alla ricerca di se stesse, del loro senso, della loro essenza…poi riprendono il cammino. Perché c’è una vita da inventare. Una vita da raccontare. Ogni giorno.” (Da Quel palpito d’altrove)
Per Adelina la scrittura è salvare la sua vita dalla dimenticanza, fermarla sulle pagine di un quaderno perché possa un giorno diventare memoria. Un quaderno fatto anche di pagine bianche dove continueranno a vivere i suoi sogni irrealizzati, il suo amore impossibile.