Con il suo esordio a dir poco deludente, il Liceo Made in Italy, nato con l’obiettivo di formare figure professionali per il settore trainante dell’economia italiana, si configura come un’occasione persa o un semplice “buco nell’acqua”. Appena 375 iscritti in tutta Italia, lo 0,08% del totale degli studenti delle superiori: numeri che non lasciano spazio a dubbi e che accendono un acceso dibattito sulla validità del progetto.
Le critiche ai risultati del Liceo Made in Italy
Le critiche non si sono fatte attendere: il piano di studi è stato bollato come generico e poco focalizzato su competenze specifiche, con dubbi sull’effettiva utilità del diploma in un mercato del lavoro complesso e in continua evoluzione. Si è lamentata la scarsa collaborazione con le aziende del settore durante la progettazione del liceo, creando un’offerta formativa che non risponde alle reali esigenze del mercato. Inoltre, l’aggiunta di un nuovo indirizzo ad una già ampia gamma di opzioni ha creato confusione tra gli studenti e le loro famiglie.
A difesa del progetto, il ministro Urso lo definisce un “buon inizio”, sottolineando la necessità di tempo per la crescita del liceo. Tuttavia, la delusione è tanta, soprattutto tra coloro che speravano in un percorso formativo innovativo e capace di colmare il gap di competenze nel settore del Made in Italy.
Per evitare che il Liceo Made in Italy rimanga una mera illusione, sono necessari interventi urgenti:
- Revisione del piano di studi: renderlo più specifico e focalizzato sulle competenze richieste dalle aziende del settore.
- Maggiore coinvolgimento delle parti sociali: aziende, associazioni di categoria e sindacati devono essere parte attiva nella progettazione del percorso formativo e degli sbocchi professionali.
- Campagne di informazione mirate: far conoscere meglio il liceo e le sue potenzialità a studenti e famiglie.
Non va sottovalutato, inoltre, l’aspetto economico: l’attivazione del liceo ha comportato costi per le scuole, che in alcuni casi hanno lamentato la mancanza di risorse. A ciò si aggiungono le disparità territoriali: l’offerta formativa del liceo è ancora molto concentrata in alcune zone d’Italia, limitando l’accesso a una platea più ampia di studenti.
E ora?
Il futuro del Liceo Made in Italy è incerto. La speranza è che il Governo, recependo le critiche costruttive, intervenga con decisione per rimodulare il progetto e renderlo davvero utile al tessuto produttivo italiano. In caso contrario, il rischio è di vanificare un’occasione preziosa per rafforzare il Made in Italy e preparare i giovani ad un futuro lavorativo di successo.
Oltre a quanto già detto, vale la pena approfondire alcuni aspetti:
- Mancanza di materie specifiche: il piano di studi del Liceo Made in Italy non include materie specifiche come enologia, design o moda, settori chiave del Made in Italy.
- Dubbi sulla validità del diploma: le aziende del settore potrebbero non riconoscere il valore del diploma del Liceo Made in Italy, preferendo candidati con esperienze e competenze specifiche.
- Dispersione scolastica: il rischio è che il liceo, con il suo piano di studi generico, non riesca a motivare gli studenti, favorendo la dispersione scolastica.
In definitiva, il Liceo Made in Italy ha bisogno di una profonda revisione per evitare di rimanere un’occasione persa. Solo con un impegno concreto da parte del Governo e di tutti gli attori coinvolti il progetto potrà avere successo e contribuire a rafforzare il Made in Italy nel mondo.