Superata la boa del quarto di secolo, il Festival Musicale del Mediterraneo riparte il 1° fino al 30 settembre con 11 eventi offre al suo esigente pubblico, che è sempre in crescita, nuovi orizzonti musicali, grazie all’arrivo a Genova di artisti internazionali mai giunti nella nostra città talvolta per la prima volta in Italia, se non in Europa.
“Musica Apolide” è il titolo e il filo conduttore della 26° edizione del Festival, organizzata e prodotta dall’Associazione Echo Art con la direzione artistica di Davide Ferrari. Musiche apolidi, che sono senza patria ma non certo senza radici, musiche provenienti da quelle terre che non hanno confini politici, come il deserto o come le terre modificate dalle guerre che si uniscono a musiche provenienti da angoli diversi del mondo riuscendo comunque a trovare una profonda armonia.
Il festival apre la sera di venerdì 1° settembre con il concerto “Alle origini del Blues”, nella splendida cornice del giardino superiore di palazzo Bianco in via Garibaldi 11 alle 20.30. La serata avrà come protagonisti i “Tuareg Anewal Niger” con le musiche raccontate nel documentario di Martin Scorsese “Dal Mali al Mississipi” nel 2003, e quelle autoctone suonate dal noto bluesman genovese Paolo Bonfanti. La serata prevede oltre all’esibizione di Paolo Bonfanti e quella dei Tuareg una jam session finale dove le varie strade del blues si incontreranno .
La serata inaugurale è stata preceduta da un concerto itinerante nella giornata del 1° settembre (dalle 18 in poi, che si ripeterà domenica 2) nelle vie del centro storico con la “World Percussions Meeting”.
Il 2 settembre ha tenuto il suo concerto, sempre alle 20.30 nel cortile di palazzo Tursi in via Garibaldi 9, Aeham Ahmad, il “leggendario pianista di Yarmouk” che ha suonato tra le macerie alle porte di Damasco. Nell’occasione della serata “LineaTrad”, rivista online dedicata alle tradizioni musicali, consegnerà un premio alla carriera al musicista.
Nel pomeriggio del 3 settembre, alle 17.30 abbiamo ascoltato i suoni primitivi di Guy Thevenon, al Castello D’Albertis, museo delle Culture del Mondo in corso Dogali 18- sede pubblica ed etnomusicale di Echo Art – dove il musicista e musicoterapeuta francese realizzerà “Vous avez dit primitifs?”, un viaggio nel tempo e nei luoghi del mondo con decine e decine di strumenti inusuali, uno spettacolo adatto anche ai più piccoli per esplorare sonorità naturali e affascinanti.
Ed ai bambini e alle mamme è dedicato anche l’altro concerto polivocale (sabato 9 settembre alle 17,30 nel bellissimo chiostro di Sant’Agostino in piazza Sarzano 35) delle “Tetra”, un quartetto con base in Svezia ma con origini multiculturali che presenterà “Ninna nanne del mondo”, in versioni originali e con arrangiamenti.
Ancora musica apolide con “Rifugiati nella musica” suonata (palazzo Ducale, mercoledì 6 settembre alle 20.30) dall’ensemble multietnico “Refugees for Refugees”, che unisce musicisti, rifugiati in Europa ormai da anni, provenienti da Iraq, Afganistan, Pakistan e Tibet.
Di nuovo palazzo Tursi sarà la cornice di altri concerti: JoJi Hirota & Iroha Strings Group, quintessenza della cultura musicale contemporanea del Sol Levante, il 7 settembre alle 20.30 con “Japan meets Europe”; venerdì 8 settembre alle 21 la world music di “Flor de sal”, duo portoghese formato da Ana Figueiras e Ze Fransisco in co-produzione con Collegium Pro Musica e giovedì 14 settembre, sempre alle 21, sarà il momento delle “Voci e ritmi dalla Marsiglia Occitana” dei cosmopoliti “Cor de la Plana” in co-produzione con Musicaround.
Anche le antiche e nobili sale di palazzo Rosso, in via Garibaldi 18, ospiteranno mercoledì 13 settembre alle 20,30 la statunitense Pamelia Stickney con “Il suono magnetico del Theremin”, misterioso e poco conosciuto strumento elettronico che non deve essere toccato per suonare.
Penultimo concerto del festival, in co-produzione con “Il gioco dell’arte” a Castello D’Albertis, Eutopia Ensemble & Banda di piazza Caricamento presenta Exotica 2.0 venerdì 15 settembre alle 17.30.
Sarà poi una sorpresa la sede dell’evento finale del festival che avrà la dimensione di una vera e propria complessa performance con “Omaggio a Mandela”, realizzato dall’incontro tra il coro di voci Zulù Insingizi e l’azione teatrale dell’attore Tapa Sudana.
Insomma suoni che nascono dagli incontri tra stili e strumenti diversi, tra persone di razze e culture lontane, musiche che scaturiscono dalla ricerca e dalla sperimentazione, dalle visioni e dalle ispirazioni emotive, personali, ambientali dei diversi artisti che potrebbero essere composte in qualsiasi luogo del mondo.