Alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si è aperto a Firenze, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, la seconda edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile dal titolo “Persone, luoghi, comunità: l’economia che ri-genera”. Il Festival terminerà domenica 27 settembre con l’intervento del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in videoconferenza.
Mattarella a Firenze per il Festival dell’economia civile
Il Capo dello Stato, al suo arrivo in piazza della Signoria, è stato accolto sull’arengario di Palazzo Vecchio dal sindaco Dario Nardella, dal prefetto Laura Lega, dal Leonardo Becchetti, direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e Cofondatore di NeXt Nuova Economia per Tutti, Augusto dell’Erba, presidente di Federcasse, da Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, e Luigino Bruni, professore di Economia all’Università Lumsa di Roma e presidente Sec – Scuola Economia Civile.
Obiettivo della tre giorni fiorentina, la possibilità concreta di definire nuovi paradigmi di uno sviluppo che abbia al centro le persone, la qualità delle relazioni, la ricerca del bene comune, in un contesto di sostenibilità ambientale ed economica.
Cos’è l’economia civile?
Alla fine la domande sorge spontanea: cos’è l’economia civile? Con questa espressione si intende principalmente una prospettiva culturale di interpretazione dell’intera economia, alla base di una teoria economica di mercato fondata sui principi di reciprocità e fraternità, alternativa a quella capitalistica.
L’economia civile è un’economia di mercato e, in quanto tale, si basa sui seguenti principi:
- Concetto di divisione del lavoro, ovvero la specializzazione delle mansioni che ha come conseguenza la realizzazione di scambi endogeni (differenti da quelli “esogeni”, derivanti dall’esistenza di un sovrappiù) che, quindi, vanno ad aumentare la produttività del sistema in cui si inseriscono;
- Concetto di sviluppo, che, da un lato, presuppone, rifacendosi ad una matrice culturale giudaico-cristiana, l’esistenza di solidarietà intergenerazionale, ovvero di interesse da parte della generazione presente nei confronti di quelle future, mentre, dall’altro, si lega a quello di accumulazione;
- Concetto di libertà di impresa, secondo il quale chi è in possesso di doti imprenditoriali deve essere lasciato libero di intraprendere un’attività. Per doti imprenditoriali si intendono: la propensione al rischio (ovvero l’impossibilità di avere garanzia dei risultati derivanti dall’attività imprenditoriale), l’innovatività o creatività (ovvero la capacità di aggiungere in maniera incrementale conoscenza al prodotto/processo produttivo), l’ars combinatoria (l’imprenditore, conoscendo le caratteristiche dei partecipanti all’attività imprenditoriale, le organizza per ottenere il risultato migliore);
- Il fine, ovvero la tipologia di prodotto (bene o servizio) da ottenere.