Il Festival dell’oralità popolare è un viaggio dal piccolo al grande, dall’individuo alla collettività, da una cultura all’altra. Un viaggio che ci porta a conoscere l’”altro” che sia il vicino di casa o il migrante che arriva da lontano. Proprio come le maglie della rete, che mettono in contatto grandi distanze attraverso le piccole connessioni della trama, così il programma di OP 2106 parte dalla comunità di prossimità per arrivare alla programmazione di progetti rivolti a realtà internazionali che riguardano la grande sfida del nostro secolo, le migrazioni e l’accoglienza.
La nuova Sede
Per la prima volta il Festival cambia sede, non più nelle piazze della città ma in due luoghi carichi di valore per gli aspetti socio-culturali trattati dal Festival: il Polo del ‘900 e il Sermig, l’Arsenale della Pace simbolo assoluto dell’integrazione culturale nella città di Torino.
Perchè il Festival
“Anche se lo spirito del Festival è sempre uguale – sottolinea Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare –“ed è dedicarsi alla condivisione e presentazione dei progetti territoriali che facilitino la trasmissione dei saperi, sia dal passato al presente che da cultura a cultura,nella sostanza, OP, è profondamente cambiato, poiché è completamente mutato lo scenario in cui viviamo. Da qui anche la necessità di trovare una dimensione più intima e raccolta che portasse ad un dialogo e ad una condivisione sempre più consapevole e ragionata. Abbiamo quindi immaginato un festival diviso in due momenti fisicamente separati con contenuti differenti anche se reciprocamente legati dal tema della conoscenza degli altri. Noi oggi ci occupiamo, oltre che del lavoro di ricerca, conservazione e valorizzazione del patrimonio immateriale italiano, anche di affrontare il tema dell’incontro delle tradizioni e delle culture come strumento di rilettura della contemporaneità.
Lo facciamo attivando comunità locali, generazioni, saperi, diversità territoriali e culturali: interpretando la tradizione come strumento di ripensamento del presente. Da questi propositi l’urgenza: non si può, oggi, parlare di culture popolari se non si affrontano, anche, le culture degli altri, i grandi temi che disegneranno il futuro delle prossime generazioni. Abbiamo deciso di farlo in maniera performativa, attraverso l’arte, l’azione collettiva e la progettualità culturale. Sono già molti i comuni, le comunità, i territori coinvolti e molte sono le sperimentazioni e le pratiche messe in atto. Ora riteniamo sia urgente, e maturo, mettere a sistema le pratiche e le progettualità che negli anni si sono sviluppate per connettere i punti e disegnare uno sfondo migliore di quello che stiamo vivendo.”
Il programma
Il programmadel Festival dell’Oralità Popolare prevede
Venerdì 11 novembre
l’animazione musicale, presso la stazione metro Porta Nuova con Paranza del Geco, dalle 17 alle 19. Per proseguire alle 21 con altre due attività: una ai Bagni Municipali di via Agliè, laboratorio sulla taranta e altre danze popolari a cura di Melannurca e l’altra a Cascina Roccafranca, spettacolo teatrale e musicale a cura della compagnia Fabula Rasa.
Sabato 12 novembre
la comunità della festa, presso il Polo del ‘900–il Borgo dei Narratori. Il Borgo dei narratori è una iniziativa della Rete, nata lo scorso dicembre e coinvolge gli esercenti e le famiglie del “Borgo” che, inizialmente, era formato dalle vie limitrofe al Polo del ‘900 e oggi comprende anche il quadrilatero romano e la zona di piazza Statuto. L’obiettivo della giornata è ritrovare il piacere di passare del tempo con i propri parenti ed amici, con i vicini di casa, giocando per strada, raccontando delle storie, ascoltando dei racconti che arrivano dalla notte dei tempi ma che sono l’essenza della nostra cultura popolare. Il progetto rientra nell’ambito delle attività del Polo del ‘900 ed è realizzato con il contributo della Compagnia di San Paolo.
A partire dalle ore 11 e per tutto il giorno, in via del Carmine, troveranno posto gli “insediamenti ludici”: vecchie sede, restaurate e dipinte che diventano giochi a disposizione di grandi e piccoli, la mostra è a cura del servizio Iter – Servizi Educativi della Città di Torino.
Dalle 10 alle 16 al Polo del ‘900 si terranno laboratori sul gioco della tradizione a cura di due esperti di costruzione di giochi del passato: Ferdinando Busca e PierfrancoCausone.
Alle 16:30 incontro e racconto di buone pratiche per “reinventare” le comunità dal Piemonte, dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna verranno condivisi i progetti di cooperazione tra le comunità di prossimità che possono trasformare interi quartieri e intere aree geografiche.
Dalle 19 alle 24 grande festa dell’oralità popolare con danze, rappresentazioni e la curiosa gara di poeti a braccio in ottava rima della “Valle dei Poeti” da Borbona ad Amatrice, da Posta a Leonessa.
Domenica 13 novembre
OP si sposta al Sermig – Borgo Dorache più di ogni altro posto a Torino rappresenta la solidarietà verso i più poveri e l’attenzione all’integrazione, e la giornata ha come fulcro il progetto “Colibrì”che, nelle sue componenti, ha come primo sostenitore la Fondazione CRT.Il festival ha come luoghi di riferimento due “borghi”, intesi come spazio fisico aperto all’accoglienza e al confronto e come collettività, come comunità che vive, opera e migliora il proprio contesto sociale grazie alla condivisione delle esperienze, alla messa a sistema di servizi comuni.
Il progetto Colibrì
Il progetto Colibrì si compone di tre azioni: scomponibili, adattabili ai contesti e alle comunità di Colibrì – persone, associazioni, istituzioni, enti civili o religiosi- che vorranno intraprendere il viaggio insieme alla Rete.Cosa significa? Che i progetti “colibrì”, in cui la forza del singolo ha valore se moltiplicata per quella degli altri individui che vi partecipano, possono essere tanti e fare capo a istituzioni, gruppi di persone o individui che vogliano sostenere e farsi portatori di progettualità adattabili alle realtà sociali o territoriali più diverse.
Indovina chi viene a cena è uno dei componenti del progetto “Colibrì” attualmente in corso e ha sovvertito l’idea dell’ospitalità aprendo le “case degli altri” che hanno accolto “i nostri” in uno spazio di convivialità e comunanza. Quando si mangia insieme, si diventa amici e si scopre che il cibo è un pretesto – e non un’immersione esotica nell’etnico – per scoprirsi simili. Per scoprire una medesima cosa che ci lega, indipendentemente dalla lingua in cui si parla, dalle storie con cui ci si addormenta, dal cibo che muove malinconia e condivisione. L’iniziativa Indovina chi viene a cenaè sostenuta dalla Fondazione CRT, con il meccanismo del raddoppio delle donazioni dei partecipanti.
Altro componente di Colibrì è l’archivio dei saperi, la prima piattaforma digitale italiana per la raccolta dei saper dei migranti e dei nuovi cittadini, la cui realizzazione è stata avviata con il contributo della Fondazione CRT. L’archivio dei saperiinterroga e raccoglie dagli altri quello che sanno, il tanto che sanno: sapere culturale, musicale, artigianale, pratiche del lavoro. Per ridare, certo, dignità e spessore a chi, arrivando, è una pagina bianca di fronte alla fatica di ricominciare. Ma anche per evidenziare come quella cultura e quei saperi possono diventare stimolo, risorsa, competenza per noi, per le nostre comunità invecchiate e spaventate. Chiedere ad un essere umano “di cosa hai bisogno” è accoglienza. Chiedergli qual è la storia con cui si addormentava da piccolo, la canzone che più ha amato, è restituirgli la dignità di essere umano.
Confini: un’azione performativa che abbina diversi linguaggi (fotografia, narrazione, memoria e teatro) con l’obiettivo di entrare in scena laddove ce n’è bisogno: nello spazio indistinto dell’incontro. Nelle stazioni, nelle piazze, nelle parrocchie, nelle strade. Nasce dalla consapevolezza che non si deve rinunciare al viaggio tra diversi per abbattere i confini intanto immateriali tra comunità e individui, tra noi e loro.
Colibrì non è un progetto “per gli altri”. Colibrì è un progetto per “noi”: vuole contribuire a ribaltare il punto di vista, vuole abbattere qualche muro per costruire qualche muretto. Dove sedersi, parlare e scoprire l’idem che ci tiene irrimediabilmente legati.
L’intera giornata di domenica 13 sarà dedicata a incontri, condivisione di buone prassi e tavole rotonde – vedere il programma allegato – che hanno come protagonisti i progetti nazionali e internazionali di integrazione europea e, alle ore 12 al Sermig,con il sostegno di Fondazione CRT,il pranzo dei popoli e Indovina chi viene a cena: un gioco di ruolo dove il cibo diventa elemento di conoscenza e integrazione, con l’intervento della sociologa Chiara Saraceno.
A chiudere la giornata di approfondimenti e discussioni alle ore 18.30, concerto con Tommaso Cerasuolo de i Perturbazione e Celeste Gugliandolo de i Moderni, Giorgio Mirto, chitarrista e compositore, tra i brani in scaletta anche “Cazone del Colibrì”, composta proprio in occasione del Festival 2016.
Ultimo, ma non meno importante, è il progetto “Bibliomediateche della Cultura Popolare” che nasce con il Polo Bibliotecario Regionale, il Sistema Bibliotecario dell’Area Metropolitana Torinese (SBAM)e la biblioteca del Polo del ‘900con l’obiettivo di avvicinare gli utenti delle biblioteche al mondo della cultura popolare, mediante i differenti prodotti espressivi come testi, video, registrazioni sonore, archivi fotografici, e-books.A breve è previsto il collegamento al progetto da parte dei circuiti bibliotecari dei Comuni Patrimonio legati al calendario dei Riti e delle Feste già attivi sui territori.
Nei giorni di Op, la biblioteca del Polo del ‘900 offrirà una serie di libri in consultazione sui giochi e sulle favole della tradizione e sulla storia delle migrazioni. Inoltre ospiterà il circuito del Sistema Bibliotecario Area metropolitana e la Biblioteca del Consiglio Regionale. Per tutto il periodo sarà attiva la Biblioteca dei narratori con incursione di racconto e letture ad opera dei narratori del Borgo.