La CGIA ha effettuati uno studio con il quale ha voluto capire quale sarà l’eventuale aumento/diminuzione delle tasse in capo alle imprese proprietarie degli immobili dove svolgono la loro attività imprenditoriale
“Con l’applicazione dell’Imu, gli imprenditori proprietari di negozi, uffici, laboratori e capannoni industriali pagheranno almeno mezzo miliardo di euro in più di tasse”. E’ la denuncia del segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che, assieme al suo Ufficio studi, ha curato una simulazione sugli effetti economici che l’Imu “provocherà ” sulle tasche degli imprenditori italiani. Secondo il testo del decreto uscito nei giorni scorsi dalla “bicameralina” sul federalismo, l’Imu, a partire dal 2014, assorbirà l’Ici e l’Irpef sui redditi fondiari delle seconde case e sostituirà l’Ici sugli immobili strumentali (vale a dire i negozi commerciali, i laboratori artigianali, gli uffici e i capannoni industriali). Alla luce di questo cambiamento legislativo, la CGIA ha voluto capire quale sarà l’eventuale aumento/diminuzione delle tasse in capo alle imprese proprietarie degli immobili dove svolgono la loro attività imprenditoriale. Per fare questo confronto, sottolineano gli artigiani mestrini, si è ipotizzato che l’aliquota Imu – applicata agli uffici, ai negozi commerciali o ai capannoni produttivi presenti su tutto il territorio nazionale – sarà pari al 7,6 per mille (cosi come previsto dal decreto). Per l’Ici, invece, si e’ deciso di far ricorso all’aliquota media nazionale applicata dai Comuni nel 2009, ovvero il 6,4 per mille. Se si considera l’intero stock di immobili ad uso strumentale presente nel territorio nazionale, indipendentemente da chi sia il proprietario, si può stimare che l’introduzione dell’Imu porterà un maggior gettito nelle casse comunali pari a 738 milioni di euro. In pratica si arriva a questa cifra sommando gli aumenti di gettito che le 3 categorie di proprietari subiranno dall’applicazione dell’Imu: 127,9 milioni di euro in capo ai proprietari di negozi; 82,6 milioni di euro per i proprietari di uffici e studi privati; 527,8 milioni di Euro per i proprietari di immobili ad uso produttivo. Tuttavia, sottolineano dalla CGIA di Mestre, nel caso appena descritto non si è tenuto conto che solo una parte degli immobili produttivi è di proprietà delle aziende, mentre la grande maggioranza è di proprietà di persone fisiche (anche se tra queste ci sono molti artigiani, commercianti o liberi professionisti). Alla luce di questa considerazione, si è deciso di fare un ulteriore approfondimento focalizzando l’attenzione solo sugli immobili strumentali di proprietà delle persone non fisiche (cioè le società o le imprese). Ebbene, rispetto al gettito prodotto dall’applicazione dell’Ici, l’Imu “provocherà ” un aggravio della tassazione su questi immobili per un valore complessivo di 542 milioni di Euro, cosi’ suddiviso: 41,6 milioni di Euro in capo a negozianti e bottegai; 50,8 milioni di euro tra i liberi professionisti; 449,5 milioni di euro tra gli industriali e gli artigiani.”Appare evidente che il risultato di questa nostra simulazione – spiega Bortolussi – è condizionato dalla scelta dell’aliquota da applicare su tutta la platea degli immobili ad uso strumentale presenti nel Paese. La decisione di far coincidere l’aliquota applicata in questo caso/studio con quella ordinaria del 7,6 per mille, ci è sembrata la più equilibrata. Il risultato emerso da questa analisi ha confermato la grande preoccupazione sollevata in questi giorni da molti osservatori: ovvero, che lo scambio tra l’Ici e l’Imu non porterà nessun vantaggio alle imprese. Anzi, è molto probabile che dal 2014 molti imprenditori subiranno, nonostante il federalismo, un nuovo aumento delle tasse”