Sarà perché col passare del tempo le generazioni diventano meno pudiche o sarà la moda ma, quest’anno, la dura lotta allo slip in evidenza e alla canotta scollata si è fatta decisamente molto più attenta. Sono stati istituiti in quasi tutte le scuole del Paese dei veri e propri presidi per il controllo dell’abbigliamento. Un unico motto: a scuola si va vestiti in modo “adeguato”.
Al bando, dunque, canotte, pantaloncini corti e scollature troppo generose, per non parlare di pantaloni a vita bassa che lasciano intravedere o, mettono in bella mostra, l’intimo dei ragazzi.
Diverso sarà il modo di veicolare il monito nonché i soggetti interessati, tuttavia, il succo è sempre lo stesso: “vestirsi”. Appare chiaro che l’esigenza di dover per forza dettare un abbigliamento scolastico piuttosto che bandire alcuni indumenti nasce da un problema generazionale. Senza voler fare pudiche e bigotte considerazioni sulle nudità esposte dai nostri ragazzi c’è da dire che, d’ estate o d’ inverno, è sempre la fiera della mini che fa tendenza e dello slip in bella mostra. Digressioni a parte, esistono ambienti in cui è giusto che ci si adoperi per un abbigliamento adeguato, fra questi, la scuola, luogo di apprendimento e di studio e, con ogni probabilità, non dovrebbe essere un preside a farlo notare.
Le scuole di pensiero sono molto diverse, c’è chi, come la dirigente di un Liceo Romano, la mette sull’eleganza, lasciando “intendere” ai ragazzi che non è raffinato presentarsi a scuola come se si dovesse andar al mare e chi, invece, la pone in maniera dittatorial- filosofica, come il dirigente scolastico del Liceo Classico “Nicola Spadalieri” di Catania che, in una delle sue circolari, filosofeggia sulla libertà individuale per poi arrivare alla conclusione che ragazzi vestiti in un certo modo non saranno ammessi in classe. Privo di filosofia spiccia è invece il monito di una scuola di Messina che impone sic et simpliciter il divieto. C’è chi, infine, si adopera per descrivere minuziosamente l’abbigliamento da utilizzare.
Chi più chi meno, tutti i presidi italiani impongono il divieto. Qualcuno , addirittura, millantando punizioni e sanzioni o imponendo regole anche a personale ATA e docenti.
Modo di esprimersi a parte, c’è molta confusione circa gli indumenti da consigliare o meno, ad esempio, in alcune scuole il bermuda è bandito per maschie femmine mentre all’istituto alberghiero Datini di Prato è concesso solo alle ragazze.
Pantalonicini si pantaloncini no? Minigonna si minigonna no? La confusione circa la questione non è una novità. Alla fine degli anni ottanta la questione fu sollevata alla camera, tanto da interessare il presidente Mattarella, nel 1989 ministro dell’Istruzione. Il presidente fu chiamato a rispondere su un caso sollevato nella scuola Media di Vigevano, scuola, nella quale la preside aveva vietato l’uso della minigonna. In quella occasione si sottolineò che così com’ era giusto che i giovani tendessero a osservare modelli di abbigliamento diffusi era altresì giusto che la scuola, la cui funzione primaria è l’educazione, contenesse la naturale esuberanza dei giovani compatibilmente con l’ambiente sociale circostante. Una risposta che non dettava regole ma istruzioni; istruzioni che, nel modo tutto italiano, la scuola cerca di mettere in pratica a distanza di anni.
Il Dress Code, tuttavia, non è un problema tutto Italiano, il quesito si pone in quasi tutte le nazioni occidentali e le reazioni dei ragazzi, come è giusto che sia, sono per la maggior parte polemiche. A proposito di reazioni, è molto simpatica l’iniziativa di una ragazza Americana di 18 anni Alexi Halket. Alexi, frequenta l’Eobicoke School of The Arts di Toronto e, per ribellarsi al dress code che considera sessista, ha indetto il “Crop Top Day”. Una giornata in cui tutti i suoi compagni avrebbero indossato un top in modo da difendere i diritti delle ragazze. L’iniziativa è stata lanciata su facebook e ha ottenuto tantissime adesioni tanto da portare alla creazione di un hashtag #StandInSolidarity. Se provate a inserire su facebook la parola chiave “Crop Top Day” noterete che sono molti gli eventi e le pagine a sostegno dei diritti d’espressione dei ragazzi e contro il codice di abbigliamento scolastico.