È stato presentato in questi giorni anche a Napoli (dopo Roma nei giorni scorsi), il DOSSIER STATISTICO IMMIGRAZIONE per il 2018.
Il dossier è stato approntato come sempre dal Centro Studi e Ricerche IDOS, con altre collaborazioni e prevalentemente coi fondi dell’otto per mille della Chiesa Valdese. Si avvale dell’opera di più di cento ricercatori e studiosi di alta competenza e di vario orientamento culturale.
Si tratta di uno dei pochi strumenti utili a far luce su un fenomeno come quello della migrazione, sul quale circolano in grande quantità idee confuse e false credenze, specialmente in Italia.
Il nostro paese infatti si presenta come quello col più alto tasso di disinformazione a livello mondiale. Gli italiani, ad esempio, si percepiscono come il paese che accoglie e ospita più migranti, mentre siamo solo al quarto posto, nell’Europa geograficamente intesa, per presenza di stranieri, dopo Turchia, Germania e Regno Unito, e superiamo solo di poco la Francia e la Spagna. Può stupire il fatto che al primo posto vi sia la Turchia, ma questo, come sappiamo, non vuol dire necessariamente che sia un paese ospitale, vista la grande quantità di denaro che per questo “servizio” riceve dai paesi europei, Italia in primis.
Il Dossier aiuta così a sfatare la leggenda dell’invasione, che di fatto non c’è: gli stranieri in Italia sono l’8,5% della popolazione, mentre in Germania sono l’11,2% e nel Regno Unito il 9,2. Da considerare anche le percentuali nei paesi più piccoli dell’Europa: Cipro 10%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Lussemburgo addirittura 47,6%.
Il numero di immigrati entrati in UE è in diminuzione fin dal 2016. In Italia è in leggero aumento solo l’incidenza percentuale, ma ciò è dovuto a fattori interni al nostro paese, quali la maggiore presenza di popolazione anziana, la minore prolificità e l’uscita di italiani dal paese (nel 2017 sono espatriati ufficialmente quasi 115.000 italiani, ufficiosamente di più, se si considerano quelli che non hanno effettuato la cancellazione anagrafica, operazione non obbligatoria).
Oggi abbiamo in Italia circa 3.700.000 soggiornanti non comunitari (dati del Ministero degli Interni e dell’ISTAT), numero pressoché invariato da tre anni. A diminuire drasticamente negli ultimi anni sono stati invece gli sbarchi.
L’entrata in Italia dei migranti che dopo aver attraversato il deserto si imbarcano su mezzi precari per attraversare il Mediterraneo è calata a causa degli accordi del 2017, che hanno affidato il reperimento di naufraghi alla guardia costiera libica. Questa li riporta nei centri di detenzione libici, “dove – da questo punto lasciamo parlare il Dossier – tornano a subire violenze e torture ormai abbondantemente documentate, per estorcerne ricatti, oppure vengono venduti ai trafficanti di esseri umani, che possono rivenderli a loro volta come schiavi”.
“Ma – prosegue ancora il Dossier – la radicale diminuzione degli arrivi è stata ottenuta pure a prezzo di un aumento vertiginoso dei morti in mare: tra gennaio e settembre 2018 ben 1.728 in tutto il Mediterraneo, di cui 3 su 4 (1.260) nella sola rotta tra Libia e Italia”. Il dossier attribuisce queste morti anche al mancato soccorso in mare da parte delle navi delle o.n.g., che prima di essere delegittimate e ostacolate provvedevano al 35% circa dei salvataggi.
Così come si stanno delegittimando sempre di più, con l’aiuto dei “leoni da tastiera” sui social, le raccolte fondi per aiuti umanitari, in un modo indiscriminato che non ha nulla a che vedere con inchieste da parte degli organi deputati su singoli casi – che pure verosimilmente ci sono – di sfruttamento della buona fede dei donatori per ricavare guadagni personali.
Ma da dove vengono gli stranieri in Italia? Sono tutti africani, come sembra a gran parte degli italiani?
Vengono da ben 200 paesi. In realtà, circa la metà degli immigrati viene da un paese europeo (Romania, Albania, Ucraina, …), altri vengono dall’Asia e dall’America (soprattutto del Sud), mentre solo un quinto viene dall’Africa.
Interessanti anche i dati sulla percentuale femminile, che si aggira complessivamente intorno alla metà ma che varia sensibilmente da popolazione a popolazione, e questo la dice lunga a chi vorrebbe ridurre tutta l’immigrazione a un insieme di fenomeni di sfruttamento dei migranti.
Anche con il numero delle nascite bisogna fare i conti: in Italia si prolifera meno, ma anche fra gli stranieri residenti in Italia il numero delle nascite è in calo percentuale, come se gli stessi stranieri si stessero conformando alle tendenze demografiche del paese ospitante.
Altra leggenda da sfatare è quella della religione. Ormai impazza sui social l’opinione diffusa che siamo invasi dai musulmani, opinione tanto più pericolosa in quanto alla religione musulmana viene automaticamente associato, nella mente delle persone, il terrorismo internazionale. In realtà, più di metà degli immigrati sono cristiani (29,6% ortodossi, 17,9% cattolici), i musulmani sono il 32,7%, mentre il 14,6% è distribuito fra le altre religioni.
E l’integrazione?
Essa è considerata da noi un bene, salvo una minoranza molto rumorosa che in questi ultimi tempi sta andando in senso contrario. Ma queste sono considerazioni di chi scrive, fatte alla luce di una logica elementare quanto stringente.
Il Dossier ci dà informazioni statistiche, com’è naturale che sia.
E le statistiche dicono che in 45 anni di immigrazione, nonostante la mancanza di una legge sullo ius soli, un milione e mezzo di stranieri sono diventati cittadini italiani, e di questi 147.000 solo nel 2017.
Del milione e trecentomila circa di stranieri di seconda generazione (quelli nati in Italia da genitori entrambi immigrati), 503.000 frequentano regolarmente la nostra scuola, e molti di essi sarebbero oggi cittadini italiani se fosse stata approvata la legge sullo ius soli (in realtà ius culturae, ma anche su questo le idee sono fra di noi poco chiare, come quella secondo cui la legge sarebbe stata fatta per gli africani, il che non è assolutamente vero, in quanto ne avrebbero beneficiato prevalentemente altre categorie di provenienza).
Quelli che vanno a scuola sono circa due terzi del totale di minori stranieri residenti in Italia.
Ancora: tra tutti gli stranieri extracomunitari presenti in Italia, quelli che hanno un permesso permanentemente valido sono ben due terzi. Dunque il problema da risolvere per l’integrazione sarebbe ridotto a un terzo dei presenti.
I problemi di integrazione però ci sono e non vanno sottovalutati.
Ad esempio, nel 2017, circa 187.000 stranieri sono stati inseriti nel nostro sistema di accoglienza in quanto aventi diritto a un permesso su richiesta d’asilo o alla protezione umanitaria. Di essi l’81% è stato immesso nei CAS (Centri di accoglienza straordinari) e solo il 13,2% nei centri SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), mentre i rimanenti si trovano ancora nei Centri di prima accoglienza (5,7%) o negli hotspot (0,2%). Ora si sa che i CAS presentano notevoli criticità: inadeguatezza e spesso malaffare ne hanno offuscato l’efficienza e l’utilità. Eppure l’attuale governo ha evidenziato una netta preferenza per i CAS rispetto agli SPRAR, che invece hanno dimostrato generalmente una maggiore funzionalità e un numero di criticità nettamente inferiore (ancorché spesso evidenziate con vaste campagne massmediatiche).
Questi ed altri sono gli argomenti trattati dal Dossier, che tra l’altro sfata anche la leggenda del lavoro rubato agli italiani dai migranti. I quali, lavorativamente, sono quasi tutti inchiodati a posizioni di subalternità, “schiacciati nelle nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui e caratterizzati da sacche di lavoro nero (o grigio) e, quindi, di sfruttamento”.