Il disegno dell’acqua, è un percorso che compendia tutti i differenti aspetti della ricerca artistica di Mariella Ghirardani, ma è anche, e forse soprattutto, il racconto di una formazione estetica e spirituale, compiuta sotto l’egida vigile e millenaria della natura.
Emergono apparenze riconoscibili come memorie oniriche e quasi musicali di un viaggio compiuto dentro la memoria di viaggi, in un procedimento freudiano applicato alla pittura.
Quello di Mariella Ghirardani è un viaggio verso qualunque Oriente: un “dentro” che è dentro la pittura. Nulla di descrittivo, di aneddotico, in lei, che punta comunque a rappresentare le essenze.
In alcune sue opere la simbologia dell’Enso collegata con il lemniscata occidentale è espressione di infinito che unisce il visibile e il nascoso, il semplice e il profondo, il vuoto e il pieno.
Quindi non solo un semplice cerchio disegnato con un’unica, ampia, pennellata, ma il simbolo dell’infinito, vuoto, la ‘non-cosa’, il perfetto stato meditativo Satori (l’esperienza del risveglio, inteso in senso spirituale, nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che si “rende conto” e l’oggetto dell’osservazione).
Nell’opera dell’artista, le due realtà si fondono in un’unica entità in cui passato e presente coesistono simultaneamente, nel taglio dello spazio, come un fondale di scena fisso.
Mariella Ghirardani è torrida fucina di idee che la portano a misurarsi con una sorprendente pluralità di linguaggi, associando liberamente intuizioni e pulsioni a materiali, pigmenti, volumi.
Gli esiti di questo ricercare sono diversi, ma tutti apparentati da un senso di profonda trascendenza e dall’espressione di un senso del sacro che cerca e rintraccia soprattutto nella natura, intesa come spazio aperto alla relazione.
E alla natura l’artista guarda tenendo sempre vivo l’incanto dell’ispirazione, nel suo significato più antico: perché Mariella Ghirardani è artista “ispirata”, viene da dire combusta, dalla propria ispirazione. Lo si capisce cogliendo la concentrazione con la quale racconta le proprie opere, nel modo in cui fra di loro, nel generoso laboratorio della sua casa, si muove, le sposta, le osserva, sembra vederle sempre per la prima volta, pronta ad accendersi a ogni nuovo suggerimento interiore.
L’artista possiede un complesso immaginario creativo in cui arte, filosofia e poesia dialogano con l’indagine psicologica.
Con questi strumenti, straordinariamente maneggiati, disegna i propri “paesaggi” che sono, prima di qualunque altra istanza, interiori.
Nascono opere che ospitano spesso grandi silenzi, evocano spazi dilatati, e in cui, con intermittenze metropolitane, tuttora tempra e affina le proprie inquietudini.