Se volessimo definire con un solo aggettivo la statua del Discobolo, probabilmente il più adeguato sarebbe “viva”. Osservandola, infatti, percepiamo chiaramente lo sforzo dell’atleta e una rassicurante sensazione di armonia. Testimone dell’epoca di transizione dal periodo preclassico al classico, l’opera creata da Mirone di Eleutere riscuote ancora oggi un grande interesse. Non molto tempo fa la Germania l’aveva reclamata.
Mirone di Eleutere
Allievo di Agelada il Giovane, Mirone di Eleutere fu attivo tra il 470 e il 420 a.C. Fu esponente di spicco della scuola severa e artista molto apprezzato dai critici del tempo. Concentrò i suoi studi sul movimento piuttosto che sulla staticità ed evitò la composizione simmetrica tanto da divenire un precursore dell’arte classica. Cicerone, che intuì tale sforzo, definì le opere di Mirone belle anche se non ancora conformi alla verità. Plinio il Vecchio, invece, sostenne che la caratteristica principale dell’artista fosse il ritmo. Il successo delle opere di Mirone ci è testimoniato ancora oggi da un particolare: le sue opere originali, realizzate in bronzo, sono andate tutte perdute eppure a noi sono arrivate una serie di copie realizzate per lo più in marmo. Il Discobolo è la sua opera più conosciuta.
Il Discobolo: statua viva
La statua del Discobolo fu realizzata da Mirone tra il 460 e il 450 a.C. Rappresenta un discobolo, appunto, nel momento di massima contrazione che precede il lancio. Osservando l’opera di fronte possiamo scorgere la somma di tutti i movimenti che precedono il lancio e tutti quelli che seguiranno. Ciò è possibile grazie a un effetto ottico generato dalla posizione assunta dall’atleta. Il busto è in posizione frontale e l’effetto di tensione è esaltato da una sorta di arco che parte dal braccio destro (la cui mano sostiene il disco), le spalle, il braccio sinistro appoggiato sulla gamba destra e dalla gamba sinistra in posizione arretrata. Da notare inoltre come questa posizione suggerisca anche un effetto molla. Il braccio destro incrocia il busto attraverso l’ascella, dopo la sporgenza del gluteo si snoda la coscia e quindi il ginocchio seguito dalla gamba. Il volto dell’atleta, invece, appare calmo, come in tutte le opere del periodo severo.
La “fortuna” del Discobolo
L’originale bronzeo della statua, dicevamo, è andato perduto ma l’apprezzamento fu tale che diversi artisti nei secoli lo hanno voluto riprodurre utilizzando il marmo. La versione migliore è senza dubbio la Lancellotti, opera che, prima di essere esposta presso il Museo nazionale romano, ha vissuto diverse peripezie. Un’altra versione, dai tratti leggermente diversi, è conservata a Londra presso il British Museum mentre una terza versione più frammentaria, detta di Castelporziano, si conserva presso il Museo nazionale romano.
Alla fine del 2023, il Discobolo Lancellotti è stato al centro di una contesa internazionale tra Italia e Germania.