La trilogia
Il Dio del Nulla di Andrea Gini edito da CTL Editore Livorno è il secondo libro della trilogia, che attraverso un’ambientazione fuori dal comune, racconta in modo originale il tentativo di un gruppo di umani di preservare dall’oblio la nostra cultura e la nostra conoscenza. Nel primo libro l’autore racconta la nuova condizione di schiavitù del genere umano, soggetta alla monarchia assoluta di un folle Papa Re. Gli umani sono considerati eretici, braccati e perseguitati dai cyberman al comando del Papa folle. Quando un mondo alieno si avvicina alla terra, il gruppo di “ribelli-eretici”, si attiva per cercare supporto nei nuovi arrivati e liberarsi definitivamente dalla monarchia assoluta del Papa Re.
Nel secondo libro del Il Dio del Nulla, Andrea Gini ci racconta il viaggio dei “ribelli” guidati dal protagonista Lewis, e di come si complichi nel corso degli eventi. Nuove minacce, entità dai poteri immensi e sconosciuti attentano alla vita del gruppo di umani. In un crescendo di suspense e di cambi repentini di ambientazione, il protagonista, nel tentativo di salvare i suoi amici, distrugge l’universo. Solo un patto senza alternativa gli consentirà di riportare tutto come era prima e di trovare il vero Dio del Nulla. Lewis si spingerà dove nessun altro ha mai osato.
Andrea Gini è uno scrittore emergente e Il Dio del Nulla, la sua grande saga di fantascienza, ci ha fortemente incuriositi. Abbiamo approfittato allora della sua cordialità e ci siamo fatti raccontare qualcosa in più su di lui e sul suo ultimo romanzo.
“Il Dio del Nulla” di Andrea Gini: intervista all’autore
Partiamo dal titolo, perché il “Dio del Nulla”?
Questa, che all’apparenza sembra una domanda semplice, in realtà, richiede una risposta complessa. Prima di tutto, l’intera trilogia è nata da un’idea, una serie di domande e una contraddizione allo stesso tempo, ovvero: se noi viviamo in un universo, una realtà tangibile, visibile, misurabile e apparentemente infinita, cosa c’era prima dell’universo? C’è stato un “prima”? E in questo caso, come si è generato l’universo? E Perché? Presupponendo che prima dell’universo, prima della materia, dell’energia e di tutto ciò che conosciamo, ci fosse soltanto il “Nulla”, un nulla assoluto, onnipresente e senza confini, un nulla che va al di là della nostra concezione, talmente concentrato e compresso da generare una propria pressione interna concentrata in un punto specifico, cosa accadrebbe? Cosa può generare la pressione del “Nulla” lì dove nulla può esistere?
La risposta è una coscienza senza tempo ne limiti, tanto potente ed estesa quanto è la pressione che la genera. Un “Dio” quindi? O forse no? Forse ad essere sbagliata è la concezione stessa di “Dio”? Se esistesse un’entità simile, che prevarica tutti i concetti di tempo, spazio, materia ed energia, cosa farebbe possedendo la capacità e potere illimitato? Sarebbe un “Dio”? Oppure no? In un’eternità solitaria e silenziosa cosa potrebbe fare? E soprattutto, può essere raggiunto, e il suo segreto svelato?
Lei mi ha detto che quando ha pensato di scrivere “Il Dio del Nulla” lo ha fatto immaginando qualcosa di nuovo rispetto ai romanzi di fantascienza scritti fino ad oggi. Perché? Cos’ha “Il Dio del Nulla” che gli altri romanzi di genere non hanno?
Leggendo cataste di romanzi, per lo più di fantascienza, avventura, horror e fantasy, ho notato che nella stragrande maggioranza di questi (a parte straordinarie eccezioni), l’autore colloca l’intera storia in un singolo, o comunque ristretto scenario, dove tutto avviene su un “palcoscenico” definito. Ho cercato di sviluppare la storia del “Dio del Nulla” senza porre confini o scenari unici, ma collocandola in uno spazio universale dove le varie scene sono disposte in luoghi, tempi e ambientazioni sempre differenti.
Un’altra caratteristica della trilogia è la sequenzialità, il ritmo, il cambio di scena incalzante. Una caratteristica peculiare dei migliori titoli di alcuni videogame odierni, che non lasciano respiro all’utente tranne che in alcuni momenti specifici che in realtà servono a svelare, spiegare e incuriosire, preparando alla scena successiva. L’intero racconto è sviluppato come le scene di un immenso videogame, un crescendo sequenziale e progressivo che può portare ad un’unica conclusione. Un’ultima peculiarità, probabilmente, sta nell’ecletticità delle informazioni e delle ispirazioni che hanno contribuito a generare l’intero romanzo. La trilogia contiene elementi di mitologia, di voluti riferimenti alla letteratura Lovecraftiana e personaggi che evolvono e combattono come se si trovassero in un enorme videogame senza esserne consapevoli.
La storia dei suoi due romanzi è molto complessa, ricca di vicende che fanno riflettere e che non si esauriscono nella tradizionale lotta tra il bene e il male. C’è un messaggio che vuole lanciare ai suoi lettori con questa storia?
Nei primi due romanzi e anche nel terzo che seguirà a concludere la trilogia, il messaggio di fondo è intrinseco. Al di là di tutte le domande che i lettori si porranno, e tutte le inevitabili conclusioni alle quali giungeranno, il fulcro dell’intera storia si basa sull’intuizione che il concetto stesso di “Dio” è totalmente sbagliato. Il concetto di “Dio” in realtà si basa su una scala di poteri, una scala che a livelli universali non permette di scrutarne la sommità.
Così come l’umano può apparire un “Dio” agli animali, ponendosi con il suo potere a manipolare la vita, la morte e l’ambiente stesso, così gli alieni immensamente superiori sotto ogni aspetto, che compaiono nella storia, assumono temporaneamente ed erroneamente la figura di divinità ponendosi sui gradini di una gigantesca scala di potere. Anche quelle che agli occhi degli umani appaiono come “divinità”, dovranno ammettere i loro limiti e vedranno entità dal potere smisurato come “Dio”. Ancora una volta, erroneamente, perché si tratta di una scala di potere. Lo scopo ultimo è giungere alla sommità, se una sommità esiste. Quindi, un “Dio” come le varie concezioni umane possono concepire, in realtà non può esistere, ma può esistere un’entità che si pone al vertice della scala del potere.
Lei mi ha detto che la maggior parte delle sue ispirazioni derivano dall’ analisi consequenziale della personalità dei personaggi. Ci può spiegare meglio questo concetto?
Ogni personaggio di questa storia nasce con una base pura, ovvero, hanno un carattere che li distingue e una personalità basata sul proprio ruolo originale. Per esempio, uno scienziato, che comunque possiede un carattere distintivo, possiede la personalità base caratteristica del suo ruolo, ovvero, sarà meticoloso, curioso, tecnico e accurato nelle sue scelte, mentre un potente alieno, avrà oltre al suo carattere distintivo, una personalità base incentrata sull’attitudine al comando, sul controllo, sull’individualità. Ogni personaggio vedrà il proprio carattere immutato ma subirà un’evoluzione della propria personalità in base alle esperienze e alle conoscenze acquisite durante il viaggio. Il fatto interessante è stato lo studio dell’evoluzione della personalità individuali in rapporto alle vicende vissute. Ogni personaggio sviluppa una sua psicologia distintiva in continua evoluzione che li porta a comportamenti inaspettati e fuori dalle righe atti a stupire e a creare momenti divertenti e ironici che in momenti specifici spezzano la tensione.
C’è qualcosa di lei nel protagonista Lewis, oppure è un personaggio che ha sentimenti e pensieri lontani dai suoi?
Il personaggio di Lewis, il primo tra i coprotagonisti di questa storia, sicuramente è quello dal carattere più definito e dalla personalità con più evoluzioni, forze il più umano tra gli umani. È intriso di dubbi, paure, speranze che in parte ho modellato sul mio pensiero e sulla mia persona, solo in parte perché ciò che di lui deriva da me è solo la base, il carattere e la personalità di partenza. È stato divertente vederlo evolvere e situarlo nelle situazioni più critiche e disparate, osservare il suo comportamento e la sua crescita in situazioni che vanno oltre la concezione umana.
C’è uno scrittore a cui è particolarmente legato e a cui fa riferimento quando scrive i suoi romanzi?
Principalmente ci sono due figure dalle quali ho preso ispirazione per scrivere questa trilogia. Il primo, come già citato non può essere che H. P. Lovecraft, che ha saputo creare figure orrorifiche e soprannaturali di incredibile fascino e spessore. Dirette citazioni a questo grande autore sono palesemente presenti nei primi due romanzi e lo saranno anche nel terzo.
L’altro invece è un indiscusso pilastro della letteratura contemporanea, un autore che è stato in grado di creare mondi e personaggi di una potenza tale da divenire quasi reali nelle menti dei lettori. Stephen King mi ha fornito la più grande ispirazione in quella che credo sia la sua opera più completa, la saga “La torre nera”. Il modo in cui anima i personaggi, come li rende vivi e reali nell’immaginario, il viaggio, il divenire, la conseguenzialità degli eventi. Queste due importanti figure, senza dubbio, nella realizzazione della trilogia del “Dio del Nulla”, sono le mie principali fonti d’ispirazione nello scrivere.
Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Prima di tutto sono stato un lettore accanito, già in adolescenza divoravo libri di avventura, horror, di fantascienza, poi, anche se il mio gusto andava sempre più verso un genere fantascientifico con venature horror, non disdegnavo testi di filosofia e ricerca interiore. È stato solo verso la maggiore età che ho cominciato a scrivere e a sperimentare. I primi risultati non sono stati troppo soddisfacenti ed ormai credo siano andati persi. Dopo diversi tentativi e una successiva lunga pausa di riflessione, ho deciso di seguire una delle mie idee originali, trovare una domanda, forse la più grande, e costruire attorno ad essa una storia, complessa, articolata, realistica. Ho passato anni a mettere insieme nella mia mente i frammenti del “Dio del Nulla”, e solo quando il quadro è stato completo ho iniziato la stesura del primo romanzo, ovvero verso la metà del 2018.
Progetti per il futuro? Un sogno nel cassetto?
Progetti per il futuro? Sicuramente, prima di tutto, completare la trilogia scrivendo anche il terzo romanzo, poi, dedicarmi anche allo sviluppo di altre idee. Infine, resomi conto di aver creato personaggi dotati di incredibili potenzialità e dal carattere unico, mondi e scenari senza confini, credo che scriverò storie incentrandomi volta per volta sul singolo personaggio. L’universo creato per il “Dio del Nulla” si presta a perfezione per una miriade di avventure.
Un sogno nel cassetto? Sicuramente, avere un giorno almeno un po’ di notorietà nel mondo della fantascienza sarebbe gratificante. Non tanto per quanto riguarda l’aspetto economico o la fama di cui godono alcuni scrittori, più che altro per avere un riscontro della validità del mio lavoro. Vorrei far conoscere i mondi che creo e i personaggi che li popolano a quanta più gente possibile, vorrei che si creasse empatia, vorrei far nascere sentimenti e sensazioni. Vorrei dare ad ogni lettore la cosa più importante che si possa racchiudere in un libro. L’emozione.