In una delle più significative basiliche fiorentine, l’essenzialità nella pittura sarà a confronto con la «carnosità e morbidezza» della scultura, come scriveva Giorgio Vasari. Nell’ambito delle celebrazioni per i 20 anni dal rientro del Crocifisso di Michelangelo nel complesso monumentale di Santo Spirito di Firenze, la comunità agostiniana accoglierà la presenza della Crocifissione di Lorenzo Puglisi, proprio a fianco del Crocifisso di Santo Spirito del Buonarroti.
Si inaugura sabato 19 settembre, alle ore 11.30 nella Basilica di Santo Spirito a Firenze, la mostra “Lorenzo Puglisi | Davanti a Michelangelo. Crocifissione, umanità, mistero”. Organizzata da Francesca Sacchi Tommasi di Etra studio in collaborazione con ArtCom Project, la mostra propone l’esposizione del dipinto di Puglisi raffigurante la Crocifissione a fianco del famoso Crocifisso ligneo, opera giovanile di Michelangelo Buonarroti, nella Sagrestia della Basilica fiorentina. La mostra resterà visibile fino al prossimo 1° novembre 2020.
Oltre l’autore del dipinto, al vernissage introdotto dal saluto di Padre Giuseppe Pagano (Priore di Santo Spirito) interverranno il Cardinale Giuseppe Betori Arcivescovo di Firenze, lo storico dell’arte Vittorio Sgarbi e il poeta Davide Rondoni che leggerà una poesia composta per l’occasione.
A 20 anni dal ritorno del Cristo di Michelangelo
Il Crocifisso ligneo che Michelangelo Buonarroti scolpì tra il 1493 e il 1494 «a compiacenza del priore», cioè per ringraziarlo dell’ospitalità e dell’opportunità di studiare anatomia, per secoli era rimasto nel «nascondimento», nel senso che se ne erano perdute le tracce. Tuttavia la sua esistenza era testimoniata dagli scritti di Vasari e fu proprio questo che spinse la studiosa Margrit Lisner ad approfondire le sue ricerche che, grazie all’accoglienza dell’agostiniano padre Guido Balestri, permisero il ritrovamento del Cristo nudo e la sua attribuzione a Michelangelo.
Dal 1962, anno della sua riscoperta, fino a oggi, il Crocifisso ha vissuto una lunga storia che lo ha condotto a Casa Buonarroti, dove vi è rimasto fino al dicembre del 2000, quando gli Agostiniani, dopo tanti tentativi, riuscirono a ricondurlo “a casa”.
Nella Basilica di Santo Spirito, tuttavia, a causa di trasformazioni architettoniche non fu possibile rimetterlo nell’originale collocazione – occupata dall’altare del Caccini – così fu scelta la Cappella Barbadori della Sacrestia di Giuliano da Sangallo.
Una mostra, uno Crocifisso… anzi due!
In una delle basiliche simbolo del Diladdarno fiorentino, per circa 40 giorni saranno vicini il Crocifisso di Santo Spirito e la Crocifissione di Lorenzo Puglisi, artista che vive e lavora a Bologna, il quale ha realizzato un dipinto a olio su tavola di pioppo sagomata a forma di croce – riprendendo una tradizione storico-artistica che origina dalla pittura dei primitivi e che nell’arte contemporanea si era completamente perduta -, con fondo nero, su cui compaiono solo i risultati della sua “ricerca di essenzialità”, cioè le rappresentazioni della testa inclinata, delle mani e dei piedi del Cristo morto in croce.
Le parole dei “protagonisti”
Come scrive Padre Pagano, «Lorenzo Puglisi sarà davanti a Michelangelo per esprimere tutta la forza della Crocifissione, tutta l’Umanità e il Mistero. Rimane così l’interesse di Lorenzo per la natura umana e il mistero dell’esistenza, cercando di raffigurarla con una pittura nel buio, quasi a voler esprimere quella luce che c’è, che spinge, ma che è ancora trattenuta dall’oscurità, così come Michelangelo abbatte la realtà della morte in croce con la bellezza e il sorriso che sono già espressione di una realtà diversa da quella che si vede».
Dal canto suo Puglisi sottolinea che «la Crocifissione è un’immagine simbolica e reale al tempo stesso, sia nella tradizione Cristiana, sia nella riflessione più intima sulla condizione, la possibilità e la ragion d’essere dell’uomo, così come si può comprendere dal sapere trasmessoci nel tempo dagli antichi, in numerose forme. La visione della scultura di Michelangelo tocca il cuore e ha una leggerezza e una delicatezza rare. Per me pittore, da subito, è emersa l’esigenza di cercare una pittura vitale e scultorea, e Michelangelo ne è stato grande maestro. Per cui il mio tentativo di pittura si rivolge alla visione di qualcosa che è altro dal visibile empirico, ma col quale è inseparabilmente intrecciato, è mescolato ad esso; la ricerca dell’essenziale della rappresentazione, come ambizione e fine, è legato alla ricerca di essenzialità nella vita e ne è conseguenza e speranza di conoscere. Crocifissione, umanità, mistero. È tutto in queste tre parole».