Con il termine sindrome, in medicina, si intendono un insieme segni clinici e sintomi che insieme costituiscono le manifestazioni cliniche di una o diverse malattie.
Di recente e stato svolta una ricerca internazionale, sulla sindrome di takotsubo o cardiomiopatia da stress, più comunemente chiamata e conosciuta come “Crepacuore”, e i risultati sono veramente clamorosi. I tassi di mortalità della sindrome del crepacuore, simili a quelli dei pazienti ricoverati in ospedale per infarto, si aggirano intorno al 5%.
Quindi, con il comune modo di dire ho un crepacuore, oggi s’identifica una vera e propria malattia; lo affermano anche i ricercatori dell’Istituto di Cardiologia dell’Università Cattolica Policlinico Gemelli di Roma, co-autori nella ricerca effettuata a livello internazionale ed esposta sull’autorevole New England Journal of Medicine.
Leda Galiuto, docente alla Cattolica e cardiologa presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli, spiega che il crepacuore, o scientificamente chiamato la sindrome di takotsubo, si associa a malattie neurologiche o psichiatriche nella metà dei casi, in altre parole si presenta spesso in associazione a disturbi psichiatrici come la depressione.
I sintomi con cui si manifesta questa patologia sono come quelli di un infarto, ovvero dolore al petto o affanno improvviso, ma sottoponendosi a una coronarografia d’urgenza, il risultato e che le coronarie sono sorprendentemente normali, senza stenosi, restringimento. Anzi il cuore, al contrario, mostra un’alterazione nella sua forma, si trasforma in un palloncino, è una sindrome particolare che colpisce principalmente le donne.
«Le alterazioni del microcircolo coronarico hanno un ruolo fondamentale in molte malattie cardiovascolari e in particolare nella sindrome di takostsubo», aggiunge il professor Filippo Crea, direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari del Policlinico Gemelli.
Il crepacuore colpisce principalmente le donne, e soprattutto quelle che hanno subito uno stress emotivo, principalmente un lutto, o un forte stress fisico come un intervento chirurgico. Dunque la sindrome da crepacuore non è una patologia benigna come ritenuto finora, quindi lo studio svoltosi è molto importante perché permetterà di scoprire i nuovi bersagli terapeutici per il trattamento della malattia, salvando in questo modo diverse vite umane.
Sono veramente tante e molto importanti le università e i centri internazionali che sono stati coinvolti in questo lavoro, tra cui la Mayo Clinic di Rochester, l’Università di Zurigo e l’Oxford University.
Si tratta del primo studio internazionale sulla sindrome di takotsubo, ha coinvolto complessivamente ventisei centri di nove Paesi tra Europa e Stati Uniti.
I pazienti, che sono stati sottoposti a visite e studiati sono ben 1.750, lo scopo finale, l’obiettivo, erano, infatti, arrivare a comprendere l’evoluzione clinica della malattia, e valutare i risultati della terapia che oggi è in uso.
Alla luce dello studio svoltosi, tutti i protagonisti della ricerca evidenziano l’importanza primaria della gestione clinica dei pazienti, nella fase acuta, proprio perché i tassi di mortalità sono molto elevati, come per un infarto, e ha volte i sintomi sono trascurati o non presi troppo in considerazione, rischiando di non arrivare in tempo per essere salvati.