Due anni di silenzi, indifferenza, omertà. Due anni, troppo lunghi, di indagini delicate, ostacolate dall’egoismo e dalla paura. Oggi più che mai, il grido di dolore di Domenica, mamma della piccola Fortuna Loffredo, sola, davanti al terribile dramma che ha colpito la sua bambina, non può essere ignorato. “Pensavo che, almeno oggi, qualcuno di questo maledetto parco venisse da me per dirmi qualcosa, un abbraccio, ed invece niente. Qui c’è sempre stato e sempre ci sarà il silenzio”, dice la giovane mamma, dopo l’arresto di un uomo accusato di aver gettato dal sesto piano il corpo della bambina, più volte abusato.
Sono parole dure, che raccontano, oltre all’immenso dolore per la tragedia della piccola vittima, scenari sociali drammatici, allarmanti. Raccontano di un’infanzia negata, di bambini e ragazzi privi della libertà che meritano. Raccontano, però, anche di adulti freddi e impassibili. “Omertosa indifferenza e colpevole connivenza”, l’ha chiamata il procuratore aggiunto di Napoli. Adulti che non solo non hanno collaborato a far venir fuori la verità, terribile e dolorosa, ma hanno addirittura ostacolato le indagini, calpestando ancora di più la sofferenza già incolmabile di una mamma.
La cronaca, però, ci dice anche un’altra cosa e ci offre un motivo di speranza. La svolta nelle indagini avvenuta oggi è grazie a loro, aibambini, agli amici della piccola Fortuna. Lei, probabilmente, è stata uccisa perché si era rifiutata di subire l’ennesimo abuso. Loro hanno dato voce al suo dolore e, circondati dal silenzio degli adulti, hanno aiutato gli investigatori, ribellandosi, con la forza della loro innocenza, al mondo degli adulti. Il contesto in cui vivono questi bambini e ragazzi è un problema davanti al quale non possiamo chiudere gli occhi ed è opportuno che tutti i servizi sul territorio si mobilitino affinché qualcosa cambi e in fretta.
“Questo episodio dimostra quanto l’ascolto dei bambini sia fondamentale nella lotta alla pedofilia. Solo con l’ascolto è possibile raccogliere gli elementi di rischio prima che si verifichino episodi come quello di Fortuna. Dobbiamo riservare ai bambini una grande attenzione, perché possano sempre più rompere il silenzio degli adulti, che spesso nasce da una cultura in cui non c’è rispetto delle vite umane”, ha dichiarato il Professor Ernesto Caffo, Presidente di Telefono Azzurro e docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena e Reggio Emilia, “La pedofilia va contrastata con azioni concrete ed è quello che Telefono Azzurro, con il suo Centro Nazionale di Ascolto, fa ogni giorno rispondendo alle richieste di aiuto di bambini e adolescenti”.