La Presidenza tedesca del Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sulle norme aggiornate che disciplinano i Fondi strutturali che sono alla base della politica dell’UE per la coesione economica, sociale e territoriale.
L’accordo riguarda la maggior parte del testo del nuovo progetto di regolamento sulle disposizioni comuni (RDC). Questo atto legislativo generale consolida le norme per otto fondi e regolerà i programmi da adottare nel periodo 2021-2027.
Essa definisce soprattutto cinque nuovi obiettivi politici che riflettono le priorità politiche dell’UE e che determineranno i settori di investimento finanziati dai fondi:
- un’Europa più intelligente: una trasformazione economica innovativa e intelligente
- un’Europa più verde e a basse emissioni di carbonio
- un’Europa più connessa: mobilità e connettività regionale delle TIC
- un’Europa più sociale : attuare il pilastro europeo dei diritti sociali
- L’Europa più vicina ai cittadini: sviluppo sostenibile e integrato delle aree urbane, rurali e costiere attraverso iniziative locali.
Il nuovo accordo politico introduce inoltre una serie di modifiche, quali:
- riduzione della burocrazia per le autorità di gestione
- aumentare la flessibilità per un’allocazione più efficiente delle risorse
- rafforzare il legame con il semestre europeo
- l’introduzione di condizioni abilitanti da applicare per tutto il periodo di programmazione, quali un monitoraggio efficace degli appalti pubblici, il rispetto della Carta dei diritti fondamentali dell’UE e l’applicazione della convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità
- effettuare una nuova revisione intermedia nel 2025 per garantire che i programmi affrontino adeguatamente le nuove sfide che si presenteranno nei prossimi anni
- l’introduzione di un nuovo meccanismo di monitoraggio del clima per un forte contributo dei fondi strutturali al raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE
L’accordo politico e la risposta alle crisi
A seguito dell’epidemia di COVID-19, l’attuale quadro di coesione si è rivelato determinante per fornire un rapido sostegno agli Stati membri per affrontare gli effetti iniziali della pandemia. Sulla base di questa esperienza positiva, è stata introdotta una nuova disposizione che consente misure temporanee nell’utilizzo dei fondi in risposta a circostanze eccezionali e insolite.
Anche alla luce delle ricadute economiche della pandemia, gli Stati membri avranno ulteriore flessibilità per trasferire risorse tra i fondi per soddisfare meglio le loro esigenze specifiche.
Regioni e cofinanziamento
Il nuovo accordo politico ridefinisce leggermente le soglie delle tre categorie di regioni:
- regioni meno sviluppate – PIL pro capite inferiore al 75% della media UE
- regioni di transizione – PIL pro capite compreso tra il 75% e il 100% della media UE
- regioni più sviluppate – PIL pro capite superiore al 100% della media UE
Tutti i programmi di coesione richiedono contributi nazionali oltre ai finanziamenti dell’UE. I colegislatori hanno convenuto che la quota delle risorse dell’UE non deve essere superiore a:
- 85% per le regioni meno sviluppate e ultraperiferiche
- 70% per le regioni di transizione classificate come meno sviluppate nel periodo 2014-2020
- 60% per le regioni di transizione
- 50% per le regioni più sviluppate precedentemente classificate come regioni di transizione
- 40% per le regioni più sviluppate
Il Fondo di coesione continuerà a sostenere solo gli Stati membri il cui RNL pro capite è inferiore al 90 per cento della media dell’UE. Il tasso di cofinanziamento dell’UE non supererà l’85 per cento.
I principali fondi strutturali e di investimento sono il Fondo europeo di sviluppo regionale, il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo di coesione, mentre il nuovo Fondo per una transizione giusta fa parte del Green Deal europeo. I programmi finanziati da questi fondi mirano a ridurre le disparità economiche e sociali all’interno degli Stati membri e in tutta Europa, rafforzando così il mercato unico.