Giù le mani da D10S, soprattutto oggi che è il suo compleanno.
Questo non è un articolo imparziale e commemorativo, quindi a chi non interessa risparmiano subito il supplizio del dover leggere fino in fondo. Questo pezzo è pure un po’ razzista e non politically correct perché chi scrive è convinto che per chi non è napoletano e non ha vissuto quell’epopea Diego Armando Maradona è solo un nome da associare ad un’idea manichea di angelo o diavolo, a seconda di come la si veda.
Oggi che è il suo compleanno, anche se è quasi un anno che non c’è più, vogliamo dire che Dieguito ci ha fatto capire tante cose. Alla fin fine è proprio in queste occasioni che si capisce davvero se un personaggio del suo calibro è stato capito oppure solo usato o, peggio ancora, asservito a discorsi che con quello che è stato, senza ombra di dubbio, il dio laico della pelota e non solo non c’entrano proprio nulla.
La testimonianza più lampante dell’approccio delittuoso verso l’uomo e il calciatore è sintetizzato nella nuova serie che andrà in onda prossimamente in streaming. Una summa di approssimazione e fantasie belle e buone come la descrizione dell’allora presidente del Napoli come un personaggio affaristico in bilico fra potere politico e malavita organizzata. Bufale belle e buone senza alcun senso.
Il compleanno di D10S ed i tributi sbagliati
Diego non avrebbe avallato uno che sia uno degli pseudoricordi che gli sono stati “tributati” nei quali si è sempre voluto dipingerlo come un personaggio schizofrenico tanto estasiante in campo quanto ripugnante fuori dagli stadi in maniera preconcetta e senza legame con la realtà.
Nessuno si è mai preso la briga di raccontare Maradona per bene; il miglior racconto resta sempre quel Maradona di Kusturica dove almeno – viva Dio – si affidava al linguaggio documentaristico e cronachistico il racconto, anche in prima persona, del calciatore e dell’uomo.
Dopo, il deserto e la manipolazione della realtà hanno preso il sopravvento in racconti quasi raccapriccianti, fatti ad ogni latitudine.
E’ morto il calcio, scrivemmo un’anno fa e lo facemmo così, empaticamente, perché sentivamo che nessuna parola avrebbe mai potuto rendere giustizia ad un personaggio, ma anche ad un uomo, di una levatura difficilissima da rendere.
Maradona dio del calcio e Diego fragile tossicodipendente con prevalenza dell’uno o dell’altro sono entrambi racconti incompleti che vogliono scindere l’atomo di quella scintilla di gioia e di orgoglio vero che il Pibe fu per un intero popolo, quello napoletano.
Il compleanno di D10S: il privato
Diego Armando Maradona è stato un tutto inscindibile, un uomo con tutte le contraddizioni che fanno di una persona materia viva fatta di sangue, pulsioni, idee e soddisfazioni.
Un uomo che ha regalato a piene mani tutto quello che aveva sul campo e fuori; che ha sbagliato anche come sbagliano tutte le persone umane. Un uomo che ha fatto più male a se stesso di quanto bene abbia fatto a tutti noi.
Non ha avuto amici Diego ma si è fidato di tanti come tutti coloro che d’indole sono generosi dalla nascita; non ha avuto l’acume di accorgersi di chi gli stava accanto solo per sfruttarne a proprio vantaggio le briciole che lasciava al suo passaggio.
Inviso al potere come il potere era inviso a lui, aveva individuato il marciume di certi ambienti e lo aveva denunciato in un impeto da vero Quijote. Fu colpito nelle sue debolezze e fu stracciato fine alla fine, non gliene hanno mai perdonata una.
Era divenuto il nemico giurato dell’establishment italiano dopo quell’Italia ’90 e gliela fecero pagare con gl’interessi, quelli del fisco italiano sbugiardato solo dopo qualche decennio.
Si era messo contro il governo mondiale del calcio facendo nomi e cognomi – dopo poi finiti in inchieste vere e destituiti – e gli tolsero anche l’aria.
Faceva ombra anche, ormai, in la negli anni per calcare un campo di calcio e malato fino anche a togliergli la possibilità di una morte dignitosa.
Il compleanno di D10S, l’idolo e l’uomo
Diego Armando Maradona è stato tutto questo insieme e simultaneamente chi non sa, chi non vuole sapere, chi vuole fare solo un altro po’ di ignobile teatrino stia zitto; se non per amore verso il Dio del calcio almeno per quell’amor proprio che molti hanno dimostrato, però, già in anteprima di non possedere.
Persone piccole, molto piccole.
Chi a Napoli, da napoletano, da tifoso, ha avuto la grazia di vederlo volteggiare sul campo ma mai dileggiare l’avversario.
Chi ha sentito sulle proprie caviglie il dolore dei tanti calci che prendeva per portare in alto quella maglia azzurra come il cielo ed il mare là dove si toccano all’orizzonte, non potrà mai accettare che Maradona venga ricordato in maniera diversa da quello che era.
Un idolo ma anche un fratello, un figlio, un compagno con cui ridere e con il quale condividere le angosce quotidiane di una città che ti può incantare o soffocare ma che non è mai matrigna dei suoi figli che, spessissimo, invece sono molto ingrati con lei.