Secondo il report dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, nel 2023 in Italia gli eventi estremi sono aumentati del 22% rispetto al 2022, raggiungendo quota 378. Questo aumento è stato registrato in tutte le regioni italiane, ma in particolare nel Nord, che ha ospitato il 56% dei fenomeni estremi.
Clima ed eventi estremi in Italia, com’è andato il 2023?
I tipi di eventi estremi più frequenti sono stati le alluvioni ed esondazioni fluviali (+170%), le temperature record registrate nelle aree urbane (+150%), le frane da piogge intense (+64%). Seguono le mareggiate (+44%), i danni da grandinate (+34,5%), e gli allagamenti (+12,4%). I danni causati da questi eventi sono stati ingenti, stimati in oltre 3 miliardi di euro. In particolare, la Coldiretti ha calcolato che le perdite nel settore agricolo hanno superato i 6 miliardi di euro.
Tra gli eventi estremi più gravi del 2023 in Italia si segnalano:
- Le alluvioni che hanno colpito la Lombardia e il Veneto nel mese di maggio, causando la morte di tre persone e danni per oltre 1 miliardo di euro.
- Le temperature record registrate a Roma nel mese di luglio, che hanno raggiunto i 41,8 gradi centigradi, il valore più alto mai registrato in Italia.
- Le frane che hanno colpito la Liguria e la Toscana nel mese di settembre, causando la morte di due persone e danni per oltre 500 milioni di euro
Quali sono i segnali che raccogliamo tramite questo studio?
L’aumento degli eventi estremi in Italia è un chiaro segnale degli effetti del cambiamento climatico. I gas serra rilasciati nell’atmosfera stanno provocando un aumento delle temperature globali, che sta portando a un’alterazione dei modelli meteorologici. Questo sta rendendo più frequenti e intensi gli eventi estremi, come alluvioni, siccità, ondate di calore e tempeste.
Cosa bisogna fare?
Per contrastare questo fenomeno è necessario ridurre le emissioni di gas serra, investendo nelle energie rinnovabili e nella mobilità sostenibile. È inoltre importante migliorare la resilienza delle nostre città e dei nostri territori, per renderli più preparati ad affrontare gli impatti del cambiamento climatico.
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