Negli ultimi anni il nuovo cinema argentino ha ricevuto grandi riconoscimenti internazionali, anche se in Italia la distribuzione non lo ha sempre valorizzato secondo i suoi meriti. Nel 2010 El secreto de sus ojos (Il segreto dei suoi occhi), con la regia di Juan José Campanella e le magnifiche prove attorali di Ricardo Darín e Guillermo Francella, ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero. Nel 2011 Un cuento chino (Cosa piove dal cielo?), regia di Sebastián Borensztein, con un’altra grande interpretazione di Darín, l’attore argentino più famoso e carismatico del momento, ha vinto, al Festival Internazionale del Film di Roma, il Premio Marc’Aurelio d’oro per il migliore film straniero, nonché il Premio BNL assegnato tramite votazione del pubblico e in Spagna nel 2012 il presigioso Premio Goya al miglior film latinoamericano.
Nel 2014 Relatos Salvajes (Storie pazzesche), con la regia di Damián Szifrón, film a episodi dove recitano molti straordinari attori come il succitato Ricardo Darín, Leonardo Sbaraglia, Oscar Martinez e molti altri, riceve il Premio Goya 2015 e il Premio Bafta 2016, oltre a le nomination al Festival di Cannes nel 2014 e all’Oscar nel 2015.
Quest’anno, a Venezia, per El ciudadano ilustre (Il cittadino illustre), regia di Gastón Duprat e Mariano Cohn, è stata assegnata la Coppa Volpi per la migliore interpretazione proprio all’attore Oscar Martinez, un interprete di considerevole traiettoria sia teatrale che cinematografica. Il film racconta la storia dello scrittore argentino Daniel Mantovani, insignito del premio Nobel, (nessun premio Nobel per la Letteratura è stato mai assegnato all’Argentina e la ferita della non assegnazione del premio a Jorge Luís Borges è ancora aperta) che vive nella sua lussuosa residenza di Barcellona come un intellettuale solitario, tanto da rifiutare ostinatamente i numerosi inviti che riceve da ogni parte.
Tutta la sua opera ha come centro Salas, il suo paese natale, lasciato indietro molti anni prima ma fonte costante di ispirazione per le sue storie. Ed è proprio da Salas che arriva un giorno l’invito che non sa rifiutare, intendono nominarlo cittadino illustre e chiedono l’onore della sua presenza. Lo scrittore cede al richiamo del suo passato per curiosità, nostalgia, bisogno di rinnovata ispirazione e ritorna al suo paese. Il film racconta in cinque blocchi narrativi, con efficace scorrevolezza, le tappe di questo viaggio, intrecciando sapientemente momenti di dramma e di potente ironia.
Questa capacità di raccontare con umorismo anche situazioni cariche di emozione e dramma è una caratteristica tipica del nuovo cinema argentino, capace di affondare i suoi artigli critici sopra i problemi del paese, conservando un linguaggio ironico che, come nel migliore stile della nostra grande Commedia all’italiana, svela le ipocrisie, i ritardi, i vuoti, le illusioni, le incongruenze, le mancanze di un’intera società. Il ritorno del nostro scrittore al suo paese, restato in una stagnante immobilità rispetto al suo vissuto, al suo sviluppo intellettuale e psicologico, alle esperienze che lo hanno segnato, diventa, col passare del tempo, gli incontri , le diverse situazioni di un dialogo mancato, un aspro confronto col proprio passato.
Quella realtà da cui si è allontanato è restata disperatamente uguale nella sua immobilità e nei suoi pregiudizi. Ogni tappa di questa discesa nel disincanto contiene una sorpresa e lascia aperto un enigma, fino al momento in cui quello che era stato invitato come “cittadino illustre” diventa per la comunità una spina nel fianco, un bubbone infetto da espellere. La comunità, che voleva ricavare dalla presenza dello scrittore in paese un motivo di orgoglio, una gratifica e una riconferma di se stessa, riceve invece dall’incontro e dalla coscienza critica e lucida del suo cittadino illustre solo un atto d’accusa. Incapace di confronto, il paese non sa accettare di vedersi nello specchio della sua meschinità e inadeguatezza che lo sguardo dello scrittore gli restituisce anche attraverso la sua opera, così la comunità rivolge allo scrittore minacce più o meno velate mettendolo inesorabilmente di fronte all’ironia dolorosa di quella situazione: il cittadino illustre è diventato l’estraneo, il nemico che bisogna ridurre al silenzio.
Il film affronta un dibattito molto sentito in Argentina: il rifiuto di una parte della società verso ogni sguardo esterno e critico, per una difesa ad oltranza di se stessa, di stampo nazionalista, che ne ha costruito negli anni l’identità più forte.