Diciamolo: essere apostrofate per strada non è piacevole. Sentirsi indirizzare battutine allusive, commenti volgari, o semplicemente sguardi ammiccanti, mette anche a disagio, soprattutto le più giovani. E diciamolo senza il rischio di sembrare femministe oltranziste. Le molestie perpetrare in strada sono punite dal codice penale e questo vale per tutti, uomini e donne. Quello che è ancora più spiacevole è quanto accade quando si denunciano fatti del genere. Parliamo del post di Aurora Ramazzotti nel quale la giovane manifesta il suo fastidio per questa pratica. Dunque, se il catcalling è un insulto, lo è al tempo stesso un certo tipo di reazioni, soprattutto delle donne.
Il catcalling
Per spiegare cos’è il catcalling dobbiamo entrare nell’ambito giuridico dove si parla di comportamenti messi in atto, in strada, da sconosciuti verso le donne. Dal fischio e dalle battutine spinte, ai palpeggiamenti e agli inseguimenti. Il termine proviene dall’inglese (to call=chiamare, cat=gatto quindi chiamare il gatto) e fa riferimento a un modo di pensare alla donna in quanto oggetto, privo di una sua volontà, che deve soddisfare un capriccio dell’uomo. Chi riceve questi apprezzamenti li percepisce quasi sempre come una molestia. In Francia, dal 2018, il catcalling è un reato punibile con una multa fino a 750 euro. In Italia, esiste il reato di molestia o disturbo alle persone punibile con l’arresto fino a sei mesi o con una multa fino a 516 euro. Parliamo di un reato contro la pubblica tranquillità e non contro la persona. Così come accadeva fino al 1996 per lo stupro che era ritenuto un reato contro la morale pubblica piuttosto che contro la persona.
Il Catcalling è un insulto
Quanti sostengono che il catcalling dovrebbe essere considerato un reato sollecitano, in qualche modo, lo stesso passaggio giuridico. Ciò che viene messo in risalto, infatti, è il disagio che tale pratica provoca a chi la subisce. Parliamo, in primo luogo, di ragazzine giovani che iniziano a uscire da sole con le amiche, che amerebbero vestirsi in modo più carino o truccarsi ma che magari vi rinunciano per paura dei commenti, e non ne sono immuni anche le donne più adulte. E questo, diciamolo, non è una bella condizione. E diciamolo anche a costo di essere tacciate di veterofemminismo.
Femminismo sì, femminismo no
Perché parte del problema è lì, in quell’ancoraggio a vecchi schemi che non si sa come superare. Il movimento femminista in più di un secolo ha ottenuto per le donne traguardi importanti, il diritto al voto, al divorzio e all’aborto, e oggi accoglie come nuova sfida quella della parità salariale. Sul tema della violenza, invece, non riesce a “fare quadrato”, a “fare rete” come si dice oggi. I social network, che dovrebbero aiutare in questo senso, finiscono per essere, ancora una volta, contenitori di odio. Di odio di donne contro le donne. Forse il movimento femminista, così come concepito nel secolo scorso, è tramontato ma la lezione che non dovremmo mai dimenticare è che l’unione è stata la sua forza.