Arriva il marchio Zero Residui di Terre dell’Etruria. 100% toscani, sostenibili e salubri: sono i carciofi Terom, riconoscibili nella GDO dal marchio Zero Residui e dal packaging riciclabile e biodegradabile, tracciabili grazie al codice QR.
Sono prodotti su una superficie totale di circa 50 ettari da quattro aziende socie della struttura cooperativa, che immettono nel commercio una produzione caratterizzata dall’assenza di residui di sintesi. I carciofi Terom Zero Residui si inseriscono nel novero delle pratiche sostenibili attuate dalla cooperativa nelle sue filiere, ortofrutta, vino e cereali.
C’è un pieno coinvolgimento della fase agricola a livello tecnico e operativo in ogni ambito, dalla stesura del disciplinare al controllo meticoloso in campo, fino all’impegno assunto dall’ufficio qualità. Obiettivo, fornire al mercato e al cliente un prodotto in linea con le nuove politiche sul fronte della sostenibilità.
“Siamo pronti a puntare sulla distintività e salubrità di questo prodotto – spiega il responsabile ortofrutta Paolo Simonelli – allargando il numero di aziende agricole che aderiranno all’iniziativa, e facendo entrare in produzione i nuovi impianti nell’immediato futuro. L’emergenza sanitaria – prosegue Simonelli – ha accelerato un processo già in atto: la ricerca di soluzioni amiche dell’ambiente, l’attenzione per la sostenibilità. Un progetto come Zero residui punta a promuovere questa tendenza, assecondando il desiderio di alimentarsi attraverso una filiera trasparente e rispettosa dell’equilibrio della natura”.
A fare da bussola, per orientarsi in questo percorso collettivo, sono il Green deal europeo, ovvero la tabella di marcia per rendere sostenibile l’economia dell’Ue, e la strategia “Farm to Fork” pubblicata dalla Commissione europea a fine maggio 2020. Quest’ultima riguarda i percorsi di filiera dal produttore al consumatore, e fornisce indicazioni chiave che vanno dall’agricoltura fino all’etichettatura degli alimenti.
L’attenzione di Terre dell’Etruria per la sostenibilità si manifesta in progetti che investono anche le altre filiere della cooperativa: non solo l’ortofrutta, quindi, ma anche il vino e i cereali.