Fides Edizioni
“Il caldo arriverà” di Malfisia Foniciello edito da Fides edizioni narra le vicende di alcuni personaggi accomunati da una profonda solitudine che li relega in un limbo, quasi al riparo dalla realtà.
Siamo ancora capaci di amare dopo il dolore? Se lo chiede Anna mentre percorre a piccoli passi le vie bagnate dalla pioggia di un quartiere che mai sarà la sua casa. Sta raggiungendo Carlo, un uomo silenzioso e imperscrutabile come il mare nella notte buia. E se lo chiede una figlia al capezzale del padre: è l’ultima possibilità per affrancarsi o per intrecciare le loro vite. E se lo chiedono Fabio e Marta, diventati ogni giorno un po’ più estranei: lui che si proietta nel futuro sulla scia di un’adolescenza oramai lontanissima, lei che ha solo una certezza, andare avanti. Infine, Riccardo a settemila chilometri di distanza da Giselle: è scappato o ha inseguito un sogno? Vincerà il desiderio di riscrivere la propria esistenza con l’illusione o il coraggio di restare? E cosa accadrà se a scegliere di restare saranno due donne che, per motivi e in modi diversi, si troveranno a distanza di anni a disfare le rispettive valigie? Chi scopriranno di essere diventate?
Sono tanti gli interrogativi che creano tumulto nell’animo dei personaggi di Malfisia Foniciello. Nell’intervista vi sveliamo di più sul libro e sull’autrice.
“Il caldo arriverà di Malfisia Foniciello
“Il caldo arriverà è il suo secondo romanzo. Rispetto a quello d’esordio,“E poi ci sono io”, ha notato un cambiamento nella sua scrittura? Non so, nuove consapevolezze, nuovi modi di raccontare i suoi protagonisti?
Fra la prima e la seconda pubblicazione sono trascorsi otto anni. In questi anni si sono, talvolta susseguite ed altre volte intrecciate, la mia crescita emotiva e la frequenza assidua di due laboratori di scrittura. Il primo romanzo porta in sé la mia personale urgenza di raccontarmi, di urlare al mondo che c’ero. Ora che scrivo e ci penso e rivedo me in quegli anni mi viene da dire che non sapendo urlare ho scritto. Dopo la pubblicazione mi iscrissi al primo laboratorio di scrittura, Lalineascritta con e di Antonella Cilento, e lì spogliandomi dell’ubriacatura da pubblicazione, cominciai a guardare dentro le storie scritte ma ancor di più imparai a leggerle. Ogni lunedì, per un anno, da Capua raggiungevo il Vomero e mi immergevo nel punto di vista, nell’onda narrativa, nella struttura in tre atti. L’ anno successivo cominciai il laboratorio con Marilena Lucent che già conoscevo, Capua il Luogo della Lingua Festival,e con lei è venuta fuori la mia cifra stilistica, con lei ho imparato a far danzare insieme tecnica ed emozioni. Oggi i protagonisti partono da me ma non sono più me, li lascio liberi di sbagliare, rimediare, discostarsi dalla realtà ed essergli infedele.
Nel suo libro lei racconta le storie di diversi personaggi. C’è qualcosa che accomuna le loro vite? Una sorta di fil rouge su cui vuole che il lettore si focalizzi?
Tutti i protagonisti vivono una profonda solitudine che è riparo e limite. Tale condizione è riflessa nei comportamenti e nelle scelte che adottano ed è soprattutto l’eco di vecchie fratture, di laceranti strappi. Il passato non lo lasciano fra le “cose” sedimentate ma vive con tutto il suo peso nel presente, gli è accanto. Un banchetto a cui vengono inviatati per saziarsi, appagarsi ma sul tavolo ci sono piatti già consumati, pasti riscaldati, briciole di vecchi impasti mai lievitati. Credo che ci siano fasi della vita attraversate dalla solitudine, in cui si sceglie di starsene per conto proprio. Magari si vuol proteggere una fragilità, un sentimento che mischiato al frastuono del mondo diventerebbe confusione. I personaggi dei racconti fanno della solitudine l’avamposto del futuro. Tutto ciò li pone nel limbo dell’attesa.
“Il caldo arriverà” è la storia di vite al bivio, vite orientate al cambiamento che necessitano di un grande atto di coraggio per trovare una nuova direzione e un nuovo slancio. Perché il tema del cambiamento è così importante nel suo libro?
Io ho imparato a nuotare a 40 anni e qualche mese. Da che ho memoria ho avuto il desiderio di entrare in acqua e saper galleggiare ed andare sott’acqua e stare a largo. Nella testa c’era la mia immagine nell’atto di ma arrivavo in acqua e bastavano due gocce a lambire la bocca per tornare a riva. Una domenica mattina passeggiavo per Napoli e nei pressi di Piazzetta Nilo trovai scritto sul muro Vorrei non aver paura a mare quando con tocco. Io lo sapevo come si sentiva l’autore, ne capivo il desiderio e la paura. Mi sono iscritta in piscina. A quarant’anni con il tubo e la tavoletta e le gambe che tremavano ho cominciato a nuotare. Tenevo la paura abbarbicata addosso. Ho bevuto ad ogni bracciata, ad ogni due, ad ogni respirazione laterale. Ho bevuto da prosciugare la piscina ma poi è arrivato il giorno in cui sono andata dall’altro capo della vasca senza sostegni, senza bere e senza paura di affogare. Ce l’avevo fatta. È arrivata l’estate, ho comprato la maschera per lo snorkeling e sono partita per Lampedusa.
In “Il caldo arriverà”, c’è un personaggio cui si è particolarmente legata? Se sì, perché?
Sono legata a più di un personaggio o meglio a più coppie di personaggi. Anna e Carlo sono stati con me per molto tempo. Ci siamo accompagnati durante i lunghi silenzi quotidiani dettati dalla pandemia e più volte li ho lasciati al loro destino per poi riprenderne la frequentazione. Il racconto che poi dà il titolo a tutta la raccolta è nato da un esercizio assegnatomi al Laboratorio: dialogo dal buco della serratura. Era un invito a scoprire cosa possono dirsi ed in che modo due persone vicinissime in uno spazio ristrettissimo. Ne venne fuori un dialogo lunghissimo che subito sembrò valido, pertinente. Da lì cominciai tutta la narrazione. E poi sono legata alla Zia Maria perché c’è stata una Zia Maria nubile, ricamatrice, nella mia infanzia e con lei mi sono misurata da adulta facendo scelte opposte, senza paura del giudizio e vivendo perché no la mia singletudine con consapevolezza e piacere.
C’è un aspetto del suo romanzo (personaggi, punti vista, ambientazioni ecc.) che le è stato ispirato da qualche scrittore preferito?
Attraverso la lettura ho imparato che sul foglio possono finire anche parole e storie che non racconteresti mai. Nel mio caso questo è il regalo più bello che la scrittura mi abbia donato: scrivere parole che mai pronuncerei. Di certo nella scrittura, soprattutto nella mia che in costruzione ed in evoluzione, finisce anche quello che si sta leggendo. Io amo leggere i romanzi scritti da autori napoletani ed ambientati a Napoli, dentro mi ci sento a mio agio. C’è un Olimpo in cui risiedono la Ortese, Starnone, Pugliese e tanti altri ma io li guardo da giù. Quello che faccio è aprire una pagina a caso di un libro che ho amato e con gli occhi chiusi scegliere un rigo. Utilizzo le parole di quel rigo come anafora per la libera scrittura quotidiana.
Progetti per il futuro? Ha già in mente un nuovo libro di cui ci potrebbe anticipare qualcosa?
Mi piacerebbe sperimentarmi con una saga familiare. L’intreccio delle varie vite, la loro evoluzione ed ambientarlo ancora una volta nel territorio che abito e che vivo. Far entrare nella narrazione anche i vari personaggi che gravitano intorno alla famiglia. Essere cresciuti in provincia, come è capitato a me, ti dà una marcia in più se non ci resti confinato: c’è più contatto fra gli esseri umani e forse si ha anche più tempo per osservarli, registrarne le smorfie, le abitudini. L’infanzia che è il luogo da cui viene la maggior parte dei miei ricordi mi ha regalato una variegata moltitudine di personaggi che potrebbero avere nuova vita. E poi mi piacerebbe dare voce a vite sconosciute, lontane dalle luci della ribalta ma ugualmente speciali. E mi piacerebbe farlo attraverso un podcast, di cui sono ghiotta.
Chi è Malfisia Foniciello
Malfisia Foniciello, classe 1980, vive e lavora in provincia di Caserta, terra dove ha deciso di restare. Ama leggere e scrivere, attività quest’ultima svolta in solitudine per molti anni. La curiosità per le interazioni fra gli esseri umani e la voglia di non sprecare neanche un giorno sono le sue linee guida. E poi ci sono io (Ed. La Caravella, 2014) è il suo romanzo d’ esordio.