Analisi partigiana del voto greco e delle reazioni dell’Europa e dei mercati. I greci hanno scelto: vogliono rimanere nell’euro (già hanno scelto proprio loro) per risanare la situazione economica del Paese e per questo hanno dato le redini del potere a quel partito i cui esponenti hanno truccato addirittura i bilanci pubblici
Il giorno dopo le elezioni politiche in Grecia a leggere un po’ di rassegna stampa c’è da gonfiare petto e cuore, per lo ‘scampato pericolo’. Il Paese rischiava di finire in mano all’estrema sinistra incarnata da Syriza e dal suo leader Alexis Tsipras, invece si è risvegliata – insieme all’Europa tutta- del tutto tranquillizata, nelle grinfie di Nea Dimokratia e del suo conclamato leader Antonis Samaras.
Le colonne dei giornali italiani, greci, europei in genere, non mancano di glorificare la scelta del popolo ellenico che ha scongiurato con le sue scelte, in elezioni democratiche, la probabilmente certa uscita dall’euro.
Naturalmente, oggi, tutti gli analisti sono così abbagliati dall’abbacinante risultato elettorale, e dai suoi risvolti economici sulla vita europea, che si dimenticano di come la Grecia è arrivata al voto, evitano accuratamente di notare come qualche discrasia si sia lì verificata con questo risultato ed evitano inoltre di cercare di fare una seria analisi della situazione a stretto e a largo raggio partendo dalla Grecia stessa e finendo a tutta l’Europa.
A noi, giusto per sgombrare il campo ed essere subito precisi, il risultato delle elezioni in Grecia non piace nemmeno un po’; non è che non ci piace cosa abbia scelto il popolo ma come lo abbia scelto e in che condizioni sia stato costretto a farlo. Riteniamo che la ‘condizione greca’ rispecchia quella di tre quarti (e forse anche di più) dell’eurozona e dimostri solo una cosa: abbiamo creato un mostro, una sorta di leviatano, (l’europa monetaria) che si sta mangiando a pezzi e bocconi la sovranità dei vari Paesi prendendo tutti per il collo e per fame e soggiacendo tutti alla lgica perversa del profitto  e del mercato elevato ad entità immanente che tutto vede e tutto può. In definitiva il voto greco, tarato di un’affluenza assolutamente bassa (sotto il 50%) in cui il partito vincitore dista il successivo di appena due/tre punti con percentuali del 28 e 25 % (ma il 28 e il 25 del suddetto 50%) certifica semplicemente il fatto che la gente comune – quella che oggi ha fame perchè non riesce a mettere il piatto in tavola quotidianamente – in ‘questi sistemi democratici’ non si può più riconoscere. D’altro canto, il risultato greco, ci dice anche che quando si mettono in moto alcuni meccanismi internazionali e trasversali si riesce a manipolare tutto, il potere del capitale e del mercato capitanato dai Paesi forti (Germania, Francia) decide non solo per l’Europa intera ma all’interno di ogni singolo Stato dell’Unione. E’ finita. Sì, per gli Stati nazionali è la dissoluzione della propria sovranità nel pentolone del debito e dell’interesse dei banchieri di stato. La Germania sta stritolando l’Europa e ogni singolo singulto contrario sarà messo a tacere. Chi vedeva nella movimentazione di piazza, esplicitazione della disperazione popolare, in Grecia un segnale positivo oggi non già si deve ricredere ma deve prendere atto che il collare economico e la cravatta del debito saldamente detenuta dal potere teutonico e dal ‘mercato’ non permetterà pronunciazioni democratiche diverse.
I greci hanno scelto: vogliono rimanere nell’euro (già hanno scelto proprio loro) per risanare la situazione economica del Paese e per questo hanno dato le redini del potere a quel partito i cui esponenti hanno truccato addirittura i bilanci pubblici, che è poi il punto focale delle scelte che hanno portato alla situazione odierna.
Nella giornata in cui tutti i media si erano concentrati sull’ europeo (quello di Polonia-Ucraina, però) per decidere se ‘biscotto’ o meno ci sarà ai danni dell’Italia del pallone ci sembra che l’unico biscotto sia arrivato per i tutti i greci dal risultato delle urne.
Un po’ discrasico no?
Ma si sa :
“Sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco e al cardinale
diventan tristi se noi piangiam!”
Gianni Tortoriello