Silvia Rea con “Walking around” presenta una ricerca figurativa incentrata sul tema della città. L’artista abbraccia e comprende la città attraverso il suo sguardo, attento, toccando con mano i suoi personaggi, i loro spazi, le loro occupazioni attraverso una tavolozza cromatica ricca e vivace, dove sorprendono le luci improvvise che ne rallegrano i volti, gli abiti e i gesti e, così facendo, s’inserisce nella scia interpretativa del Novecento, quando diventa possibile parlare di una città intesa come vocazione interiore.
Silvia sceglie di immergersi nella sua Napoli, desidera offrire un percorso autentico, con personaggi veri che con semplicità descrivono la loro storia personale e narrano senza filtri, senza inganno: emerge, così, anche la storia collettiva e quindi l’anima vera della città.
Una sezione importante della mostra è costituita da un’iconografia molto specifica inerente i segni lasciati dall’uomo nella contemporaneità urbana. Il discorso dell’artista prende le mosse dalla società dei consumi che riesce a produrre un’infinità di superfluo e, di conseguenza, innumerevoli scarti che vanno ad affollare gli spazi che abitualmente frequentiamo.
Questa constatazione sorride alle teorie dalle quali mosse i primi passi la Pop Art, ma, allo stesso tempo, decontestualizza l’oggetto di consumo, che acquista una nuova e diversa identità. La serie Cromie urbane mostra una sapiente costruzione di scatole aperte che divengono isole dai duplici significati: sono state utilizzate in passato, ma potranno essere ancora riempite in futuro, dunque monito al consumismo e allo spreco ma anche anelito a non lasciarle neglette e a riempirle di … sogni, perché no? La dimensione onirica e surreale, infatti, è evidente: la costruzione di “colline” e “torri” dello stesso oggetto su fondi blu rimanda ad una dimensione del “possibile” e trasforma e travalica l’oggetto del quotidiano che diviene, con le sue forme, i suoi colori e l’assemblaggio figurativo, ricco di un nuovo senso. L’antigravità percorre l’intera composizione, gli equilibri sono magicamente precari e “leggeri” come volanti sono i dinamismi degli oggetti dipinti in Movimento e Mulinello in città. E l’iconografia di Silvia Rea si arricchisce di aggraziate danze di panni stesi, veli e sottovesti che, un Eolo scherzoso e impudente, avvolge e anima, scolpendoli in corpi diafani ed impalpabili