Le dinamiche feroci dell’incontro-scontro di due mondi in apparenza opposti sullo sfondo della fallimentare rivoluzione napoletana del 1799, costituiscono il fil rouge dello spettacolo Il baciamano di Manlio Santanelli, che vede l’attore partenopeo Giovanni Esposito alla sua prima regia, in scena al Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Teatro Segreto, l’allestimento si sviluppa in un contesto di guerra, dove la disperazione costruisce armi con la ferale meccanica del “tutto è concesso”, eppure quando questi mondi stringono fra loro un intimo contatto, il loro asse di rotazione si sposta.
I mondi che si scontrano, sullo sfondo della fallimentare rivoluzione napoletana del 1799, sono quelli di una “lazzara” e di un giacobino, interpretati da Susy Del Giudice e Giulio Cancelli.
Sono due maschere tragicomiche, due culture, due lingue, due corpi così lontani, così diversi, allegorie di pulsioni contrastanti ma che, alla fine, si legano nel simbolico segno del rito del baciamano.
Le loro abituali prospettive mutano e le asserite certezze si rivelano in tutta la loro effimera volatilità, rendendo disperata la ricerca di una via d’uscita. Un gesto ammirato, sognato, diventa l’opportunità per consolidare il cambio di prospettiva.
Mutare pelle e diventare quello che si poteva essere, due anime che arrivano a sfiorarsi, finché una voce, un suono, basta a farle rifuggire entro gli antichi confini, di nuovo costrette nell’antica e stratificata armatura.
Il sommovimento ha però lasciato delle crepe attraverso le quali sembrano germinare i semi di un mutamento forse definitivo.
In bilico tra eros e thanatos, pulsioni di morte e istinti erotici, si consuma il rito dell’incontro, si consuma una cerimonia di amore e morte, in un ribaltamento ironico e tragico, in un gioco di scambi di ruoli in cui il condannato a morte realizza con il baciamano il desiderio di chi sta per sacrificarlo.
La bellezza seduttiva del cerimoniale del baciamano, che ha incantato la janara davanti al Palazzo Reale, è tale che il rito viene raccontato come una “favola”.
L’allestimento si avvale delle scene a cura di Luigi Ferrigno, i costumi di Rossella Aprea, gli effetti video di Davide Scognamiglio, il progetto luci di Nadia Baldi, la collaborazione musicale di Elio Manzo.