Ieri di Agota Kristof, autrice del più celebre La trilogia della città di K., è un romanzo breve che racconta le vicende di Tobias Horvath, ‘creatura del niente’.
Figlio della prostituta del paese, ladra e mendicante, il protagonista scappa dalla casa materna ancora ragazzino, dopo aver ascoltato una rivelazione sconvolgente ed aver compiuto un delitto terribile. Inizia, così, sotto la falsa identità di Sandor Lester, la sua avventura di esule, trascorsa tra il lavoro alienante in fabbrica e l’attesa di una donna, di nome Line. Nome di una vecchia compagna di scuola di Tobias, Line è una figura misteriosa, che vive a cavallo tra il desiderio onirico del protagonista e la sua volontà di dare un senso alla propria esistenza; se, infatti, dell’infanzia di Tobias non resta più nulla, il ‘niente’ è anche la prospettiva esistenziale su cui si affaccia ogni giornata da lui vissuta. Tuttavia, Line, la vecchia compagna di scuola, arriva davvero e in maniera imprevista in fabbrica; inizia, così, per Sandor, una nuova stagione della vita, destinata a naufragare miseramente.
Ieri, storia di amore impossibile e di marginalità
Ieri di Agota Kristof si configura come una storia di amore impossibile e di marginalità, di povertà e di monotonia da lavoro in fabbrica (in controluce è evidente il richiamo ai processi di alienazione già rappresentati sul grande schermo dai Tempi moderni di Chaplin).
Il lettore osserva l’incedere di esistenze spesso borderline, costrette a condizioni degradate e a lavori non appaganti ma necessari per sopravvivere. Lo stesso protagonista, di giorno, fa funzionare un macchinario in fabbrica, costretto “a fare il buco più rapidamente possibile, un altro buco, un altro, sempre lo stesso buco nello stesso pezzo, diecimila volte al giorno”. Di sera, tuttavia, il ragazzo prova a dare un senso alle proprie velleità di scrittore; eppure, la stessa scrittura assume un valore simbolico, dal momento che accompagna Sandor in forma di prosa fino all’apparizione di Line per, poi, modificarsi in poesia, durante la breve storia di amore con la donna, e scomparire insieme ai sogni dell’uomo.
Il tempo, cuore del romanzo
Come emerge dal titolo, tuttavia, il cuore del romanzo è da rintracciarsi nella dimensione cronologica; il passato oscuro da cui emerge il personaggio di Sandor è un’ipoteca che si intreccia con il presente, fin quasi a determinarlo. Quando il passato, apparentemente rimosso, irrompe nella quotidianità, il cortocircuito è avvenuto: Line, donna colta e sposata, diventa l’oggetto dell’amore del protagonista, su cui l’uomo proietta la speranza di un futuro migliore ma impossibile da realizzare. Sandor, inoltre, porta con sé dal passato anche il peso di un segreto terribile, nascosto colpevolmente anche alla donna amata; tuttavia, ciò non lo distoglie dai suoi progetti d’amore.
D’altra parte, l’uomo aspetta da sempre l’avvento di una Line nella sua vita, che possa scuoterlo dall’inerzia esistenziale e ridare valore ad un futuro ormai senza senso. “Ormai mi restano poche speranze. Prima cercavo, mi spostavo continuamente. Attendevo qualcosa. Che cosa? Non ne sapevo niente […]. La vita doveva essere qualcosa e aspettavo che questo qualcosa arrivasse, lo cercavo. Ora penso che non c’è niente da aspettare, così resto nella mia stanza, seduto su una sedia, e non faccio niente”. L’irruzione di Line nella sua vita sembra il segnale tanto atteso ma sarà nel naufragio finale che Sandor troverà la forza di normalizzare la propria esistenza. Il passato, pertanto, non può che rivelarsi dimensione lontana e irrecuperabile, da superare in nome di un’attualità stringente, assoluta, che non faccia i conti neanche con un futuro impossibile da decifrare.
Agota Kristof, l’autrice
Agota Kristof, morta nel 2011, è autrice, tra gli altri romanzi, de La trilogia della città di K, considerato il suo capolavoro; il suo stile secco, mai ridondante, si rivela capace di esprimere al meglio la condizione di essenzialità in cui vivono i suoi personaggi ed è funzionale alle vicende narrate in Ieri. Esule dall’Ungheria invasa dai carrarmati russi nel ’56, la Kristof racconta storie di sradicamento, di solitudine, di mancanza. Sandor è esule, vive a contatto con gli esuli del suo paese ed il tema del ritorno a casa, possibile ma inattuabile, attraversa le pagine del romanzo. Ieri, pertanto, racconta l’ineluttabilità della lontananza spaziale e della distanza temporale, che l’uomo deve accettare, se vuole sopravvivere.