«La trasformazione è data dall’unione di materiali diversi che, insieme, si completano ed evocano il passaggio da un luogo all’altro, da un tempo a un altro tempo». Racchiude questo “Identità Improbabili” l’esposizione – organizzata da “Il Cigno Edizioni” in collaborazione con Studio d’Arte GR e curata da Giovanni Granzotto – degli artisti Paolo Radi ed Emanuela Fiorelli che verrà inaugurata a Roma, nei Musei di San Salvatore in Lauro, nel Complesso Monumentale del Pio Sodalizio del Piceni.
Due artisti diversi, che però si completano, due raffigurazioni opposte che però si toccano, due artisti da sempre impegnati nel dare forma al rapporto tra l’uomo e lo spazio, inteso non solo dal punto di vista geometrico e concettuale, ma anche corporeo e percettivo.
Nelle opere dell’una la razionalità si sensibilizza, in quelle dell’altro la luce diventa armonia del visibile. Entrambi sono però accomunati da una ricerca che si interroga su ciò che appare e ciò che traspare.
Gli artisti obbligano infatti gli spettatori ad avvicinarsi e a retrocedere dalle opere, “costringendoli” a cambiare di continuo il punto di vista, mettendo alla prova la propria percezione.
Paolo Radi utilizza materiali variegati (tra cui anche l’acciaio inox) per dare forma a una membrana-diaframma che sembra pulsare, fremere sottopelle, rivelando senza mai svelare completamente il proprio contenuto.
In parte occultata, in parte ancora visibile, la scultura racchiusa all’interno è resa impalpabile, come fosse stata disancorata dal suo peso e stesse per involarsi.
«Per me la luce è l’elemento più evocativo. E poi c’è il buio. I neri che utilizzo in molte opere sembrano aprire a qualcosa, ma in realtà non aprono a nulla. Possono essere intesi come ricordi che vanno e che vengono», racconta l’artista romano che orienta la propria ricerca verso lo studio delle qualità formali dell’immagine, rintracciando e analizzando, all’interno della storia dell’arte, l’opera di personalità affini al proprio percorso tra cui Kazimir Malevi? e Ben Nicholson. “Identità improbabili” verosimilmente racchiude tutto questo.
Le sculture di Emanuela Fiorelli sono la trasposizione di uno schema mentale preordinato che, attraverso la distensione e l’ordito di un filo elastico prende la forma di piani e volumi. «Sono evidentemente affascinata dalla geometria ma allo stesso tempo mi piace anche metterla in discussione».
Ed è proprio la geometria ad accumunare i due artisti, che sono, tra le altre cose, anche marito e moglie. «La geometria come la intendiamo noi non completa come quella tradizionale, ma nega quasi se stessa».
La mostra pensata per gli ampi spazi del Museo, prevede anche l’esposizione di nuove opere dei due artisti capitolini ispirati al tema del passaggio, mondo intermedio di transizione tra sensibile e intellegibile ovvero, attraversamento da uno stato fisico ad uno stato mentale.
Si delinea infatti nelle ultime opere di Radi una caratteristica che lui definisce “intarsi” forme tagliate dove si va a focalizzare l’opera stessa in una sorta di ascesi di luce e abisso di silenzio.
Il taglio è anche il protagonista delle ultime opere della Fiorelli che, come scrive lei stessa, «sono sottrazioni alla continuità, confine che delinea un’apertura all’altrove».
La mostra prevede anche la presentazione di alcune installazioni dei due artisti che si articoleranno nei suggestivi spazi dei Musei di San Salvatore in Lauro.