Al Cinema Astra ricomincia una nuova stagione di “AstraDoc – Viaggio nel Cinema del Reale” con un programma, tra novembre e dicembre, di 5 anteprime della 10° edizione.
La rassegna di Cinema Documentario organizzata da Arci Movie, Parallelo 41 Produzioni, Coinor e Università “Federico II”, riparte con la prima grande esclusiva napoletana del film I VILLANI di Daniele De Michelemeglio conosciuto come Don Pasta (Italia 2018 – 83’), presentato alle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori nella 75° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove ha ottenuto la menzione speciale Federazione Italiana dei Cineclub “Il Giornale del Cibo”.
Alla proiezione, introdotta dal curatore di AstraDoc Antonio Borrelli, sarà presente Daniele De Michele, per raccontare al pubblico il suo lavoro sulla cucina popolare italiana, scritto con Andrea Segre e distribuito da Zalab. Con Daniele De Michele ci sarà, inoltre, una parte della troupe che ha partecipato alla lavorazione del film, tra cui il consulente artistico Giogiò Franchini, gli autori delle musiche Marco Messina, Sacha Ricci e Ernesto Nobili.
AstraDoc proseguirà nelle settimane successive: ci sarà ANATOMIA DEL MIRACOLO diAlessandra Celesia (Francia, Italia 2017 – 83’), incentrato su tre donne legate al culto della Madonna dell’Arco e che sarà proiettato alla presenza della regista e delle protagoniste del film, il 30 Novembre FAHRENHEIT 11/9 di Michael Moore (Usa 2018 -120’) sulla nuova America targata Donald Trump, il 7 Dicembre LAST MEN IN ALEPPO di Feras Fayyad e Steen Johannessen (Siria, Danimarca 2016 – 104’), che racconta l’estremo sacrificio dei caschi bianchi in Siria, e, infine, il 14 Dicembre ultima grande anteprima con LA STRADA DEI SAMOUNI di Stefano Savona (Italia, Francia 2018 – 128’) che sarà all’Astra per presentare il suo ritratto di una piccola comunità palestinese straziata dall’orrore della guerra.
“In questi quindici anni di lavoro – dice De Michele – passati creando libri e spettacoli che unissero la cucina e l’arte, l’esplorazione veniva raccontata da me in prima persona, facendo venir fuori il mio punto di vista su cosa fosse per me la cucina. Quello che mi ha emozionato e che voglio condividere è l’esistenza di persone capaci, realmente capaci, di creare e ricreare il gesto e di costruire un sapere vivo attorno a questo gesto. La loro esistenza è prioritaria rispetto alla mia elaborazione e il mio sguardo vuole fermarsi affianco a loro, per far incontrare le mie urgenze ideali e in fondo politiche con la loro quotidianità di gesti, luoghi, volti e parole. Il cinema documentario è lo strumento che può permettermi di far succedere questo incontro: non rinuncio al mio sguardo, ma lo lascio vivere dentro la loro realtà. Per questo il film arriva alla fine di un lungo periodo di ricerca, dopo il quale voglio finalmente poter vivere del tempo con le persone che questa lunga ricerca mi ha dato la possibilità di scoprire”.
L’IDEA: Cos’è la cucina italiana? Come si è costruita nel tempo? Cos’è successo con l’avvento della modernità al patrimonio culturale italiano? Che conseguenza hanno avuto i cambi di abitudini alimentari, la globalizzazione del commercio, le regolamentazioni sanitarie su tutte le pratiche tradizionali alla base della gastronomia italiana? Questa serie di questioni si affronta attraverso l’incontro con i personaggi tra cucine, campagne, mercati, nella loro vita sociale, nelle loro pratiche quotidiane. Nel loro cucinare emerge una grande umanità nell’intendere il cibo come atto non prettamente alimentare, ma sociale, non decontestualizzato quindi dalle problematiche della vita, figlio di un sapere e di una prassi familiare e collettiva, accessibile a chiunque, di qualsiasi classe sociale, e da cui non si può prescindere, pena la sua estinzione. Sono cambiati i termini economici che regolano la produzione e la vendita degli ingredienti, che non sono più prodotti atti all’alimentazione del genere umano, ma prodotti economici regolati dalle normali regole del mercato attuale. È cambiato il modo di intendere l’alimentazione, tra salutismo, igienismo, consumismo e omologazione. Ognuno di questi aspetti diventa atto regolamentato da norme che nei fatti non permettono più di praticare l’agricoltura, la pesca, la cucina nel modo in cui si è sempre intesa. Di conseguenza, queste donne e questi uomini, nella loro quotidiana opposizione all’evolversi dell’idea di cibo attuale e delle sue conseguenze sull’economia, sono testimonianza di un modo diverso di intendere il cibo. E’ proprio nella quotidianità, nei loro rapporti, nella loro cucina, nelle persone che loro incontrano che ci si accorge della loro capacità di rendere questa intrinseca resistenza come pratica collettiva, in contrapposizione a un sistema che li voleva asserviti, omologati, snaturati, emarginati.
Sinossi: La cucina popolare italiana, amata e imitata in tutto il mondo, sta morendo. Ma in tanti provano a salvarla. Il film segue quattro personaggi dall’alba al tramonto, da inizio a fine giornata di lavoro. Il passare delle ore scandisce la presentazione di ogni personaggio. Li si vede inizialmente nei loro spazi, nelle loro mansioni, per poi addentrarsi nelle loro difficoltà quotidiane. Al calar del sole emerge la soluzione, attraverso la loro etica, il loro sapere, la comunità che creano, l’eredità che lasciano. Sono stati scelti quattro personaggi che potessero rappresentare la cucina italiana, rispettando le varie caratteristiche che la compongono: Nord e Sud, uomini e donne, giovani e anziani. Quattro “villani” che parlano di agricoltura, pesca, allevamento, formaggi e cucina familiare. Quattro personaggi che nel loro fare quotidiano rappresentano la sintesi delle infinite resistenze e reticenze ad adottare un modello gastronomico e culturale uguale in tutto il mondo. Quattro personaggi con le loro famiglie per poter verificare se la cucina italiana sia ancora un patrimonio vivo, se il passaggio di informazioni tra generazioni esiste ancora, se la cucina italiana così come l’abbiamo ereditata si salverà o scomparirà.