I Talebani ripristinano il burqa obbligatorio per le donne in Afghanistan è una notizia di una tragicità abissale eppure è passata totalmente in cavalleria. Un notizia che avrebbe dovuto avere le prime pagine di tutti i giornali e di tutte le agenzie internazionali. Inoltre avrebbe anche dovuto innescare tutta una serie di riflessioni ai più alti livelli politici. Nulla, il silenzio più assordante.
Tranne le solite “fastidiose” ONG a fare rumore su un atto che ricaccia quel Paese nel passato in maniera prepotente ed icastica pochissime altre voci – anche di autorevoli intellettuali – si sono levate. Si dirà che è ovvio essendo l’opinione pubblica totalmente monopolizzata dalle notizie sulla guerra russo-ucraina.
Invece noi crediamo che di ovvio non ci sia proprio nulla. Fermo restando la gravità inaudita di quanto sta accadendo in est Europa che ci arriva con un flusso di notizie costante e non è poco, il resto del mondo non si è fermato; purtroppo.
Un sottilissimo filo unisce
Eppure, un sottilissimo filo unisce le vicende nel mondo. Anzi, a riflettere bene, il filo non è nemmeno tanto sottile ed è anche colorato a stelle e strisce e molto visibile. I teatri di guerra alla fine si assomigliano tutti ed il pacifismo – quello vero ed incondizionato – lo sa. Iraq, Afghanistan per citare solo gli ultimi in ordine temporale ma risalendo a ritroso si fa presto hanno un unico denominatore: gli USA ci sono sempre in un modo o nell’altro.
Venti anni in Afghanistan ad esportare democrazia e poi l’evacuazione più veloce della storia. Questo ci hanno raccontato i fatti che lì sono accaduti. Le motivazioni? Tante sicuramente e non è il caso certo di attardarci qui nel nostro misero articoletto a fare tentativi di approfondimenti geopolitici che avrebbero bisogno di ben altro spazio.
Siamo, si perché c’eravamo anche noi italiani non lo dimentichiamo, arrivati in Afghanistan da liberatori e abbiamo fatto credere a quelle popolazioni che c’importasse di loro e tenessimo da conto le loro condizioni socio economiche e politiche. Niente di tutto ciò abbiamo effettuato il nostro “sfruttamento” della situazione e poi ciao ciao nemici come prima.
Venti anni, come non fossero mai passati
Hibatullah Akhundzada – leader supremo talebano
“Le donne che non sono né troppo giovani né troppo anziane dovrebbero velarsi il viso di fronte a un uomo che non è un membro della loro famiglia”
Ovviamente si dirà, come è stato già detto, che si tratta di una legittima espressione delle convinzioni etico religiose di quel regime e che noi occidentali non possiamo capire la valenza che ha una simile concezione.
Tutto giusto tranne il fatto che si dimentica con estrema facilità che l’Afghanistan lo abbiamo consegnato noi ai Talebani dopo venti anni in cui abbiamo sbandierato a i quattro venti che eravamo lì in missione per conto della democrazia. In realtà lo eravamo solo per conto dell’amministrazione americana di turno.
La democrazia a geometria variabile
E’ una democrazia a geometria variabile quella che vogliamo ‘esportare’. Già, esportare la democrazia come se fosse una “merce” qualunque e non qualcosa di estremamente più immateriale e infinitamente più prezioso. Concetto molto americano anche questo si è detto, concetto secondo il quale quello che va bene a me deve andare bene anche a te. Un po’ balzano e molto egocentrico come concetto ma tant’è.
Le esperienze di esportazione della democrazia sono tutte naufragate miseramente scoprendo poi la vera intenzione e le vere motivazioni di quelle guerre, perché la democrazia si esporta con la guerra si sa no? Motivazioni economiche, di sfruttamento ed accaparramento delle risorse. Materie prime e giacimenti di risorse energetiche da depredare. Ultimato ciò, democrazia e non democrazia, un bel saluto e arrivederci.
Oggi ci sbattiamo come matti per asserire che un uomo solo al comando (leggi Putin n.d.r.) è un’aberrazione. Abbiamo ragione, abbiamo torto? Lo dirà la storia – anche se la riprovazione per le dittature non è campata in aria – ma quell’uomo è arrivato li per elezione (sia pure sui generis ovviamente) . Eppure non diciamo una parola che sia una su regimi che sono stati instaurati per accordi aprioristici sulla testa dei popoli e di esempi si potrebbero riempire pagine e pagine di memoriali.
Scelta non è girare la testa
Abbiamo scelto di girare la testa rispetto a tutto quello che non rientra nei nostri standard. Totalmente disinteressati a quello che accade nel mondo abbiamo occhi solo per quello che il topic trend del momento. Quelle donne da oggi vedranno il sole da una grata di stoffa davanti ai propri occhi ma va bene così noi non siamo multitasking siamo unidirezionali e come gli asini abbiamo messo i nostri paraocchi.