“Il Verbo s’è fatto carne… ma adesso è la carne che si alza per farsi Verbo”, questo è stato lo stimolo ad affrontare il teatro di Giovanni Testori per la compagnia (S)Blocco5, di cui porterà in scena I Promessi Sposi alla prova al Teatro Elicantropo di Napoli.
Con I Promessi sposi alla prova la compagnia prosegue e conclude il suo studio su Testori, iniziato con La Monaca di Monza, dove la “parola” è, qui, innalzata dall’autore a fondamento assoluto per l’arte teatrale. La sfida è stata descrivere l’autore, nella sua interezza, attraverso queste due opere.
Uno spettacolo ironico, riflessivo, sulle difficoltà delle giovani generazioni di artisti, abbandonate da un sistema che sempre meno garantisce, supporta e guida la difficile scelta di fare del Teatro una ragione di vita e un mestiere.
Lo scrittore e drammaturgo lombardo si serve dei temi manzoniani per affrontare due aspetti della sua vita: di uomo – ne La monaca di Monza sviscera il suo personale rapporto con il religioso e la libertà di espressione di sé – e di uomo di teatro – ne I promessi sposi alla prova indaga la sua pratica teatrale, il suo modo di intendere il teatro.
“Abbiamo radicalmente trasformato il capolavoro di Testori – spiegano Walter Cerrotta e Yvonne Capece – nel quale un Maestro guida sei interpreti nella realizzazione di uno spettacolo ispirato al grande romanzo, per denunciare l’incertezza, lo sconforto e l’inquietudine di due attori rimasti soli, orfani di maestri e guide, di fronte alla difficile scelta di fare arte e teatro nel 2017”.
Il Maestro, vero e unico protagonista dello spettacolo, è morto, abbandonando i suoi giovani allievi nel bel mezzo delle prove. I due interpreti, confusi e smarriti in un dedalo di scene, indicazioni e ruoli dei quali non comprendono più i sensi e le necessità, si destreggiano nel difficile compito di farcela da soli.
L’unica guida è un taccuino di appunti di regia, dimenticato dal Maestro sulla scena. La prova dello spettacolo sarà per loro una prova esistenziale, attraverso la quale cercheranno se stessi, come attori e come uomini.
Walter Cerrotta e Yvonne Capece hanno affrontato I Promessi Sposi alla prova in punta di piedi, perché ogni scelta scenografica, di costume, musicale è stata enormemente sofferta e ragionata, perché tutto quello che hanno fatto è estremo.
La stessa riduzione a solo due personaggi è un enorme tradimento dell’opera testoriana, ma a confortare i due giovani attori è lo stesso Testori che in un’intervista disse “niente mi infastidisce dei giovani, nessun gesto, anche quando è estremo, perché li capisco”.