Le mutilazioni genitali femminili (MGF) racchiudono molti aspetti.
Sono un atto violento che causa infezioni, malattie, complicazioni durante il parto e in alcuni casi persino la morte.
Sono una pratica crudele che infligge danni emotivi che perdurano nel tempo, perpetrati sui soggetti più vulnerabili e con meno potere della società: le ragazze nella fascia di età compresa tra l’infanzia e i 15 anni.
E sono anche una violazione dei diritti umani che riflette e protrae il basso status sociale di ragazze e donne, in troppi luoghi del pianeta, nonché un ostacolo al benessere delle comunità e delle economie.
Progressi globali contro le MGF
Eppure le mutilazioni genitali femminili possono essere fermate. Nel mondo, cresce un movimento di pressione per eliminarle. Volontà politica, coinvolgimento delle comunità e investimenti mirati stanno cambiando i comportamenti e la vita stessa delle persone.
Nei paesi in cui l’UNFPA [Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione] e l’UNICEF lavorano congiuntamente per porre fine alle MGF, le ragazze di oggi hanno un terzo delle probabilità in meno di essere sottoposte a questa terribile pratica, rispetto alle loro coetanee di 20 anni fa.
Dal 2008, oltre 25 milioni di persone in circa 18.000 comunità appartenenti a 15 Stati differenti hanno pubblicamente ripudiato questa pratica. A livello globale, la diffusione delle MGF è diminuita di circa il 25% dal 2000 a oggi.
Questa è una buona notizia per le ragazze e le giovani donne, e lo è anche per le loro famiglie e comunità.
Le ragazze che non subiscono questa pratica tendono a crescere più in salute e hanno bambini più sani. Spesso ricevono un’istruzione migliore, hanno un reddito più alto e strumenti per prendere decisioni riguardo il proprio futuro.
Le comunità e gli Stati che si impegnano a contrastare le MGF ne traggono congrui benefici.
Il rischio demografico
Questa era la buona notizia. Ma i trend demografici in alcuni Stati fra i più poveri al mondo, nei quali le MGF persistono, minacciano di vanificare i progressi ottenuti.
Di qui al 2030, oltre un terzo delle nascite globali avverrà nei 30 paesi in cui si continuano a praticare le mutilazioni genitali femminili.
Se non saranno accelerate le iniziative per proteggere il crescente numero di bambine e ragazze a rischio in questi paesi, milioni di esse rimarranno vittime di MGF nei prossimi anni.
È inconcepibile che queste bambine possano andare ad aggiungersi ai 200 milioni di donne e ragazze che nel mondo hanno già subito mutilazioni genitali femminili: donne che ne portano le cicatrici, soffrono di complicazioni correlate ad esse e rivivono ricordi traumatici di dolore e tradimento.
Nessuno – né le ragazze, né le loro famiglie o le loro comunità – trae qualche vantaggio economico o sociale, in ambienti iniqui in cui si tollera questo tipo di violenza contro le ragazze.