Colonne alte diversi anni luce, imponenti muri di gas e polveri: qui, tra le nubi della Nebulosa Carena, nascono le stelle. Le nuove immagini di queste spettacolari megastrutture, distanti circa 7500 anni luce da noi, riportano alle mente i celebri Pilastri della Creazione della Nebulosa dell’Aquila, immortalati Hubble.
Come loro, nascondono però un terribile segreto, di cui è stato testimone un gruppo di studio guidato da Anna McLeod, studentessa di dottorato all’ESO. Per ironia della sorte, le neonate stelle massicce si rivoltano ai loro stessi creatori,divorando lentamente le nubi che le hanno generate. Una sorta di calamità cosmica, un processo così devastante da suggerire per i nuovi scatti l’appellativo di ‘pilastri della distruzione’.
In realtà l’idea che le stelle massicce abbiano un effetto notevole sui loro dintorni non è nuova: queste oggetti producono grandi quantità di radiazione ionizzante, un tipo di emissione con energia sufficiente a strappare agli atomi i loro elettroni più esterni. È però molto difficile ottenere prove osservative dell’interazione tra queste stelle e l’ambiente circostante.
Per riuscirvi gli astronomoni si sono serviti di MUSE, uno strumento montato sul Very Large Telescope dell’ESO in grado di produrre contemporaneamente migliaia di immagini della nebulosa, ciascuna a una diversa lunghezza d’onda. In questo modo è stato possibile mappare le proprietà chimiche e fisiche della materia in diversi punti.
L’equipe ha analizzato l’effetto di questa radiazione energetica sui pilastri: un processo noto come fotoevaporazione, per mezzo del quale il gas viene ionizzato e poi si disperde. Osservando i risultati della fotoevaporazione con un modello che comprendeva la perdita di massa dai pilastri hanno quindi potuto identificare i colpevoli: risultava chiara la correlazione tra la quantità di radiazione ionizzante emessa dalle stelle vicine e la dissipazione nei pilastri.
Tuttavia, la complessità dei meccanismi di interazione tra le stelle e i pilastri rimane ancora non del tutto compresa. Le strutture sembrano piuttosto dense, ma in realtà le nubi di gas e polveri che li formano sono molto tenui. È possibile che la radiazione e i venti stellari delle stelle massicce aiutino anche a dar vita a zone più dense all’interno dei pilastri, dove è possibile che si formino nuove stelle.