Non è facile gestire i turni di lavoro, il calcetto, la danza e la gestione della casa nelle famiglie nelle quali il lavoro impegna entrambi i genitori, con la conseguenza che, nella quotidiana corsa contro il tempo, i membri della famiglia sono costretti a incrociarsi velocemente in cucina, spesso, consumando i propri pasti in maniera alternata senza mai “riunirsi”.
Cattiva abitudine, soprattutto poiché i pasti in famiglia, come alcuni studi di psicologia dimostrano, rappresentano una vera e propria “risorsa relazionale” per proteggere gli adolescenti da alcune disfunzioni del comportamento.
Il pasto, infatti, è considerato il luogo simbolico della circolarità delle emozioni, il posto immaginario dove le emozioni possono essere condivise e contribuire a creare i legami.
Che il cibo non sia solo nutrimento è noto ai più, esso in quasi tutte le culture assume specifici significati simbolici sino a diventare il segno di appartenenza a quella cultura.
Molti studi sulla psicologia infantile dimostrano, infatti, che il “cibo” raffigura il primo momento di protezione per il neonato, non a caso la prima fonte di nutrimento è rappresentata dal latte dei seni materni. Il bambino, durante la suzione non solo attenua il senso di fame ma si sente sicuro e protetto, inizia insomma ad instaurare le prime relazioni.
E’ proprio per questo che molte delle disfunzioni di tipo alimentare possono essere condotte alla sfera delle relazioni familiari e collettive. In molte delle malattie alimentari riconducibili alla sfera psicologica, il cibo, appare infatti un rifugio una scappatoia utile a non confrontarsi con le proprie emozioni apparentemente ingestibili. E’ proprio per questo che “instaurare in maniera sana quel primo legame neonatale” è importante per la giusta crescita emozionale. Non è un caso che negli episodi di obesità, anoressia etc, è importante attuare una buona alleanza terapeutica che si occupi di riprodurre simbolicamente quel primo legame che permette di ricostruire la rete emozionale e, conseguentemente, assegnare al cibo il giusto valore simbolico, ecco perché, la condivisione dei pasti in famiglia diventa una vera e propria risorsa relazionale.
Gli Studi
Sono diversi gli studi condotti in materia che hanno portato alla considerazione che la condivisione di cene e pranzi in famiglia aiuti gli adolescenti.
Una prima ricerca è stata realizzata su 17 studi selezionati dagli archivi PubMed, PsycINFO, Web of Science e la Cochrane Database of Systematic Reviews su un campione composto da 182.836 individui di età compresa fra i 3 e i 17 anni.
L’analisi era volta a comprendere come la condivisione di tre o più pasti settimanali in famiglia condizioni le abitudini relazionali degli adolescenti rispetto al consumo di un numero inferiore di pasti.
La conclusione dello studio ha dimostrato che gli adolescenti che condividevano più pasti familiari avevano più probabilità di essere in normo peso e avere abitudini alimentari e nutrizionali più sane e, di conseguenza, meno a rischio di disturbi del comportamento alimentare.
Un secondo studio, invece, pubblicato sulla rivista JAMA Pediatrics, ha stabilito che, condividere il momento della tavola rappresenta un’occasione per confrontarsi circa molte problematiche che riguardano i ragazzi. In particolare, lo studio ha analizzato il rapporto del cibo con il bullismo cibernetico. Pare, infatti, che gli adolescenti che condividono meno pasti in famiglia sono quelli più esposti al rischio derivante dalla rete, questo, perché non si ha abbastanza tempo per affrontare certe problematiche. La tavola appare in effetti il momento di condivisione emozionale da vivere senza l’uso della tecnologia per evitare che il momento diventi sterile condivisione dello spazio. Le famiglie che condividono i pasti riescono a confrontarsi su materie all’ordine del giorno come internet e il suo corretto e sano utilizzo e questo riesce a rendere immuni gli adolescenti dal rischio della rete, diversamente, da quanto accade per chi consuma in famiglia pochi pasti. Questi adolescenti, infatti, nelle rare occasioni che condividono in famiglia presentato i segni di chi non riesce ad allontanarsi da internet, come l’ansia, l’irritabilità derivante dallo stare lontano dal mondo virtuale.
Condividere, dunque, la tavola e i momenti conviviali che derivano dal nutrimento, diventa un vero toccasana per gli adolescenti e non solo. Anche se con fatica sarebbe opportuno creare il giusto equilibrio familiare e le giuste abitudini alimentari per creare la sana circolarità delle emozioni e i momenti di condivisione e di confronto che contribuiscono alla corretta crescita emozionale dei ragazzi di oggi.