Gli Stati Membri dell’Unione Europea devono definire una forte azione congiunta superando gli interessi nazionali. Basta perdere tempo, servono risultati.
E’ il messaggio che Save the Children indirizza ai capi di stato e di governo dei paesi membri per il vertice di Bruxelles.
Secondo le stime di Save the Children, dal 1 gennaio al 24 giugno 2015 sono stati quasi 6.000 i minori arrivati via mare in Italia, tra cui più di 3.830 minori non accompagnati.
“Il ritardo di un’azione concreta europea sulla migrazione lascia ancora nel limbo alcune migliaia di bambini, persone vulnerabili già sopravvissute all’attraversamento del Mediterraneo per raggiungere l’Italia o la Grecia e spesso, a situazioni di violenza inaccettabile subita durante il loro viaggio.
In pratica, ogni stato membro dell’Unione sta chiudendo la porta in faccia ad alcune centinaia di bambini, ragazze e ragazzi giovanissimi”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.
Pur apprezzando l’intenzione della UE di concludere entro la fine di luglio i negoziati sulle procedure di ricollocamento, Save the Children chiede con forza agli stati membri di agire subito e raggiungere un accordo complessivo sulla migrazione, che comprenda uno schema di ricollocazione intra-UE equilibrato ma obbligatorio, e un ampio programma di re-insediamento in Europa per i migranti presenti all’esterno nelle aree di crisi.
“Parliamo di bambini estremamente vulnerabili, che hanno rischiato e rischiano la vita sperando in un futuro in Europa, il loro migliore interesse dovrebbe prevalere su qualunque politica migratoria,” aggiunge Valerio Neri.
L’Europa e la comunità internazionale devono inoltre fare di più per contrastare le cause che spingono i più vulnerabili a rischiare la loro vita in viaggi estremamente pericolosi, come i conflitti, la violazione dei diritti umani e la povertà. “L’Unione Europea e i suoi Stati Membri devono proteggere e supportare le persone, e soprattutto i bambini, che fuggono verso l’Europa e quelle che sono già in Europa. Una crisi di queste dimensioni alle porte di casa nostra necessita della solidarietà europea a tutti i livelli: nei paesi di origine, transito e destinazione.
Non è certo, rifiutando la propria responsabilità e girando le spalle che si porrà fine al flusso migratorio quando la spinta vera è quella della disperazione umana”.