I Maneskin, i boomer, la musica e la rivoluzione è più che un titolo un riassunto. Il riassunto di una storia triste ma perfettamente caratterizzante la nostra epoca, questi giorni che viviamo e forse anche quelli a venire.
Tutto nasce con l’esibizione della band italiana nell’happening californiano tenuto qualche giorno fa quando il frontman del complesso invita ad appoggiare l’Ucraina dicendo che è nel giusto. Aggiunge una bella citazione da Chaplin. Chiude lanciando una parolaccia verso Putin.
Vivaddio, si dirà: benedetti ragazzi che non hanno paura a prendere posizione in qualcosa di estremamente spinoso e controverso. Si accusa sempre i ragazzi di oggi di essere superficiali e troppo legati ai social, quasi di vivere una vita finta e allora applausi no?
Le reazioni
In realtà non è proprio così, o per lo meno, sia la tanto amata rete che soprattutto i social che tanto successo hanno decretato per la band trionfatrice un po’ ovunque negli ultimi due anni hanno avuto reazioni molto diverse da quanto ci si potesse aspettare.
Sono letteralmente grandinate critiche dai toni anche molto ma molto accessi e sono seguiti battibecchi con lo stesso Damiano protagonista indiscusso di risposte piccate ed al limite. La critica più forte ed anche la più generalizzata è stata che l’atteggiamento ed i proclami sono sembrati un po’ speciosi e dettati più dal marketing che non altro.
Caro @daviddamiano99 #Maneskin perché hai fatto questo collage sulle Instagram stories (non ce l’ho) quando potevi scrivermi qui su Twitter? Il mio commento era polemico ma vi invitava a prendere posizione per la Palestina. Aspettiamo una presa di posizione in futuro. Grazie pic.twitter.com/oyIgCOwtfn
— Rubio (@rubio_chef) April 19, 2022
Qui di fianco un esempio fra i più lampanti di quanto sopra scritto. E’ chef Rubio che attacca, si fa per dire, invitando i Maneskin ad approfondire la tematica della Palestina chiamata a giusto parallelo rispetto all’Ucraina essendo uno dei posti più invasi nei decenni dove la popolazione locale viene sistematicamente sottoposta ad ogni tipo di angheria da parte del governo israeliano e non solo.
Un modo un po’ colorito – come nello stile dello chef ex rugbista – ma anche scherzoso per dire se avete tanta influenza spendetela anche per un’altra buona causa e per accendere il riflettori su quanto avviene a Gaza ogni giorno che non è da meno rispetto alla martoriata Ucraina.
Niente, il buon Damiano si deve essere inalberato ed ha risposto in maniera molto sopra le righe con questo collage e con la frase: per me due salsicce rivolta allo chef.
Un segno di dileggio quasi a sottolineare che uno chef deve stare in cucina? Una parafrasi della frase classica rivolta a una donna che suona tipo: vai a fare la calza, più o meno?
La risposta e la polemica
Ovviamente la cosa non ci ha messo molto a prendere piede in un crescendo di battibecchi che si sublimano poi in un discorrere molto social e poco educato, ma tant’è.
Storie di ordinaria follia da social si dirà; anche no in realtà, perché i Maneskin sono un fenomeno mediatico sicuramente ma anche antropologico.
Rappresentano il sogno di tanti ragazzi di farcela. Se si pensa che fino a qualche anno fa erano degli artisti da strada ed oggi sono osannati nel gotha della musica mondiale si capisce bene che quanto li riguarda va letto con estrema sensibilità ed oculatezza.
Come in ogni diatriba che si rispetti il tempo per creare fazioni che si contrappongono è un attimo. Guarda caso giorni fa si parlava e ci si chiedeva com’è che si parla di guerra e si fa la guerra con tanta semplicità no?
Con doppia salsiccia cosa intendi? Che facciamo pesce pesce? Che devo limitarmi a cucinare perché solo quello pensi che sappia fare? Avresti potuto cogliere l’invito a saperne di più sul dramma dei palestinesi ma hai risposto come fanno i leghisti, i fascisti, i sionisti e il PD pic.twitter.com/viTlQEonm6
— Rubio (@rubio_chef) April 19, 2022
Ecco che da un lato appaiono i giovani e dall’altro i vecchi nella rappresentazione plastica dell’eterno scontro generazionale che oggi assume contorni epici e che, diciamolo, un brivido alla schiena ce lo procura per la violenza che assume in ambito odierno.
I boomer
Appaiono in campo, quindi, i Millenial contro i Boomer. Chiariamo subito che scrive non è Boomer semplice ma doppio, triplo, al quadrato, al cubo. Così ci togliamo subito il pensiero ed articoliamo il pensiero in maniera quanto più onesta possibile.
Le guerre non ci piacciono e quelle di religione (siano anch’esse laiche e a sfondo musicale) ci piacciono ancora meno. Le guerre generazionali sono, a grazie a Dio, ancora più stupide e vacue delle altre ma se ci si viene tirati per i capelli (figurativamente perché essendo Boomer anche quelli scarseggiano ormai) allora tre parole vale la pena di dirle.
I Maneskin ci piacciono? No. Non per la musica che fanno ma proprio come prodotto di marketing. Niente di personale e, speriamo, si possa ancora esprimere un’opinione educatamente e nel rispetto estremo del lavoro altrui esattamente com’è libero ognuno di dire che non gli piace questo giornale. Piacere e bellezza sono cose estremamente personali del resto.
Passato e presente
Proprio perché fieramente boomer abbiamo avuto il tempo di attraversare e fruire di tanta “musica impegnata” italiana e internazionale ed apprezzarne i contenuti verbali e musicali in passato.
Era, passateci il gioco di parole però, un’altra musica. Immagine, Blowing in the Wind, La Locomotiva, La Guerra di Piero e poi The Sound of Silence, giusto per citare a memoria, sono altro con tutto il rispetto. Altro è tutto il rock possibile ed immaginabile: Elvis Presley, Little Richard, James Brown, Janis Joplin, Tina Turner, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Prince. Le band: Rolling Stones, Doors, AC/DC, Pink Floyd, Led Zeppelin, Metallica, Red Hot Chili Peppers e Nirvana, Who, Deep Purple, erano altro.
Perché essere costretti a scegliere? Chi era più impegnato di chi? Di guerre nel mondo ce ne sono state tante: dalla Corea al Vietnam passando per i Balcani ex Yugoslavia, l’Iraq e l’Afghanistan e sempre i musicisti hanno preso posizione ma erano sempre contro ‘il sistema’ oggi i Maneskin sono nel sistema, integrati e portavoce di un sentire tanto viscerale quanto parziale.
… a canzoni si fan rivoluzioni…
Non si sono mai fatte rivoluzioni con le canzoni, ci vuole ben altro ma che si possa far coscienza questo sicuramente. Creare coscienza non si fa andando su un palco a gridare ovvietà ma stimolando il pensiero e schierandosi contro le storture della guerra non a senso unico ma a trecentosessanta gradi.
Non c’entra nulla essere giovani o vecchi o millenial e boomer come amate dire oggi la distinzione è fra l’essere ed il semplice apparire.