Le opere che vengono presentate nascono, attorno agli anni ’40 e ’50, periodo caratterizzato da un’intensa produzione che vede Nino Migliori impegnato in attività di sperimentazione tecnica e di contenuto dalla quale nasceranno lavori che precorreranno, in parte, il linguaggio che sarà proprio dell’arte Informale.
Sebbene l’Autore conobbe molti degli esponenti di questa corrente che vedevano nella materia primordiale, nel gesto istintivo nel segno violento e passionale gli elementi di una nuova espressività, lui rifiuterà sempre di considerare la propria produzione fotografica al pari dell’Arte pittorica preferendo, invece, avvicinarla alla scrittura ed alla poesia.
La maggior parte delle fotografie in esposizione sono incluse nel progetto intitolato “Muri” del quale colpisce immediatamente l’aspetto estetico delle immagini ma che, in realtà, per l’Autore ha un’importanza solo secondaria rispetto a quello narrativo.
Ognuna di queste fotografie deve essere letta come la parola di un racconto che nella sua totalità narra la realtà della strada.
Ogni immagine è la personale interpretazione di ciò che l’Autore vede, coglie nel suo vagare per la città ed i singoli scatti ci parlano di chi ha scritto sui muri, di chi ha strappato quei cartelloni e ciò che Migliori ha colto di loro.
“La fotografia non rappresenta la realtà ma la sua interpretazione…….essere fotografi è come essere scrittori….” (Nino Migliori)
Nino Migliori, nasce nel 1926 a Bologna, ed è considerato un fotografo d’indiscutibile fama. Oggi è riconosciuto come uno degli innovatori della fotografia contemporanea.
L’impulso, forte e vitale, che spinse l’Autore, alla fine degli anni ‘40 ad usare la macchina fotografica fu il desiderio, dopo anni giovanili trascorsi nell’isolamento, nella paura e nell’indigenza, a causa della guerra, di ristabilire un contatto con la realtà ma, soprattutto, con le persone.
La sua prima produzione, definita fase realista, nasce dai viaggi che l’Autora fece nell’Italia Meridionale, subito dopo la fine della guerra, cercando, attraverso l’obbiettivo, di riscoprire la vera umanità di una cultura contadina, la genuinità della gente e la profonda dignità che riuscirà ad immortalare, in alcune sue celebri fotografie, solo dopo aver abbattuto il muro del loro timore e del loro naturale sospetto, entrando a farne parte e condividendo con essa le stesse emozioni.
Le immagini proposte nella mostra, come già anticiato, si collocano nel periodo immediatamente successivo a quello realista di cui fanno parte i “Muri” ed i lavori “off-camera” dove Migliori interviene sulle lastre e sulle pellicole con incisioni o graffi (cliché-verre), usa la luce di un fiammifero per impressionare i negativi (pirogrammi), disegna sulla carta fotografica con i liquidi di fissaggio e di sviluppo (ossidazioni), sperimenta con la polaroid, con materiali vari, giocando anche con l’oro e con il bronzo ed inventando installazioni innovative e sorprendenti.
Fotografare per Nino Migliori era ed è un’esigenza, un gesto vitale, carico di entusiasmo che non si è affievolito nemmeno con il passare degli anni ma che lo accompagna, ancora oggi, nella realizzazione dei suoi progetti.
“….mi piace dire ai giovani di essere curiosi, di esplorare e di cambiare in continuazione. Buttate quello che avete fatto ieri e cercate ogni giorno qualcosa di diverso….” (Nino Migliori)
Le fotografie in mostra sono incorniciate ed hanno un formato di cm 40 x 50, tiratura di 250 esemplari e sono in vendita.