Per la prima volta i 4 grandi CEO di Internet (Amazon, Facebook, Apple e Google) sono apparsi di fronte al congresso USA. Tramite una interrogazione bipartisan, i membri dell’organo collegiale americano hanno messo sotto accusa i CEO perché grazie ai loro immensi fatturati avrebbero così tanto potere da condizionare economia e politica degli USA.
I grandi di internet sotto l’attacco del congresso degli USA
Per la prima volta i quattro CEO delle grandi società tecnologiche americane sono finiti sotto torchio al Congresso sui temi legati alla concentrazione di potere, le pratiche di business e la concorrenza falsata dell’economia digitale. Jeff Bezos di Amazon, Tim Cook di Apple, Sundar Pichai di Google e Mark Zuckerberg di Facebook sono apparsi davanti al Panel Antitrust della Commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti. Il motivo? Per rispondere al fuoco di fila bipartisan delle domande dei deputati americani al termine di un’indagine parlamentare durata oltre un anno.
L’audizione è iniziata con oltre un’ora di ritardo. David Cicilline, deputato democratico che presiede il subcommittee Antitrust della Camera, nel suo intervento introduttivo ha ricostruito la genesi dell’indagine, nata oltre un anno fa, ricordando i fatturati giganteschi di queste società, il loro enorme potere e gli effetti
«che hanno sulla nostra economia e sulla nostra politica. Semplicemente: queste società hanno troppo potere. Uccidono le piccole imprese e la concorrenza negli Stati Uniti», ha detto, ricordando i principi della libertà di mercato.
Facebook e il sogno americano
Il primo a difendersi da queste accuse è stato il CEO di Facebook, Mark Zukenberg, già in passato “ospite” del congresso americano nel caso dei dati sensibili dei propri utenti ceduti a Cambridge Analytics. Zukenberg ha fatto leva “sull’American Dream” ovvero quel sogno americano tanto caro ai cittadini a stelle e strisce ed ha messo in evidenza il patriottismo della sua società, “fieramente americana”, rispetto a concorrenti cinesi. Ha ricordato l’approccio americano su Internet più aperto rispetto alla censura di Pechino.
Parole che hanno provocato la reazione non di certo positiva del ceo di TikTok, l’americano Kevin Mayer. Il ceo ha accusato Facebook di utilizzare la molla del patriottismo in modo scorretto per attaccare la app social nata in Cina ma con sede a Los Angeles.
Amazon e il valore dell’e-commerce
Per Jeff Bezos era la prima volta al Congresso. Il fondatore di Amazon ha evidenziato nel suo discorso il ruolo della società di e-commerce che è uno dei principali datori di lavoro negli Stati Uniti e favorisce attraverso la sua piattaforma la crescita di due milioni di piccole e medie imprese Usa che fanno il 60% dei loro ricavi su Amazon. Anche lui ha utilizzato la molla patriottica e nazionalista davanti ai deputati Usa:
«Per mantenere le nostre promesse ai clienti di questo paese, abbiamo bisogno di lavoratori americani per vendere prodotti ai consumatori americani».
Apple e il monopolio
Cook nel suo intervento ha spiegato che Apple non ha il monopolio in nessuno dei settori in cui opera. Nel mercato degli smartphone «ferocemente competitivo» ha ricordato che la casa della mela morsicata è dietro a Samsung e Huawei. L’Apple Store che è nel mirino dell’Antitrust Usa per le sue onerose commissioni e perché favorirebbe le proprie applicazioni, è stata definita da Cook, un «miracolo economico» con un’offerta di app passata dalle 500 del 2008 a 1,7 milioni attuali, che nel 2019 ha portato ricavi più di 500 miliardi di dollari ad Apple.
La “estrema correttezza di Google”
Il ceo di Google Pichai a sua volta nel suo intervento ha enfatizzato l’estrema concorrenza in cui si trova ad operare la sua società. Ha citato l’esempio di Alexa, il device per le ricerche con la voce di Amazon:
«Tu puoi fare una domanda dalla tua cucina ad Alexa e ti legge le tue notizie su Twitter, o inviare messaggi via WhatsApp ai tuoi amici, ottenere consigli da SnapChap o Pinterest. Quando cerchi un prodotto online puoi visitare Amazon, EBay, Walmart e così via».