L’Uomo al centro delle riflessioni
I Dissidenti di Elisabetta Tagliati è l’ultimo romanzo dell’autrice. Ideato nel periodo del lockdown, I Dissidenti è un viaggio in un futuro indefinito in cui la cultura è monopolio di pochi, che decidono cosa passerà alla storia e cosa no. Bisogna allora tornare alle origini dell’uomo e riscoprire la Verità per ricominciare daccapo ed evitare di commettere gli stessi errori fatti in passato.
Tutto ruoto attorno ad una società dispotica governata dalla forza dell’Arte, in un un mondo dove il confine tra Artisti e Dei sembra irrilevante.
La Città assediata è una società disumana governata da una scienza sterile, rappresentata dal maestoso Algoritmo. Città che può rappresentare anche il mondo intimo di ognuno di noi, dove la scintilla rischia di spegnersi per il soffio della routine.
Il Popolo represso, attraverso Madre, la trasfigurazione moderna di Cibele, assiste meravigliato al melodioso canto di lei, che porta ricordi di un amore lontano che ormai ha assunto i contorni di una leggenda.
Liu, la protagonista, vuole riappropriarsi della storia: nasce così il ‘Primo libro dei ricordi del mondo’. Quell’Uomo che ha creato l’Arte può essere risvegliato?
Ne I Dissidenti di Elisabetta Tagliati , la lotta contro una società malsana è vista e sentita dall’intimo di una cantante lirica. L’Arte, in particolare il canto, si trasforma in terapia, bellezza, spiritualità, relazione, benessere, amore, vita.
Con l’intervista di oggi, incontriamo nuovamente Elisabetta Tagliati, che è stata già nostra ospite con il romanzo Oltre l’Abisso. In questa intervista, l’autrice ci racconta alcune differenze con il suo precedente lavoro, ci svela diversi dettagli inerenti I Dissidenti e ci parla della sua passione, il canto, che è alla base del romanzo di cui parliamo oggi.
I Dissidenti di Elisabetta Tagliati
I Dissidenti è il suo ultimo romanzo. C’è un collegamento con Oltre l’Abisso oppure i due libri sono completamente slegati?
Buongiorno Francesca e grazie infinite per il Suo interesse e questo spazio.
I miei due romanzi sono slegati come ambientazione: “Oltre l’Abisso“ è un fantasy onirico ambientato in epoca celtica, mentre “I Dissidenti“ è un distopico ambientato in un futuro indefinito. Lo stesso non si può dire per le tematiche: se “Oltre l’Abisso“ investiga l’amore a 360° e “I Dissidenti“ si interroga sull’Arte entrambi convergono sull’argomento dell’Uomo. Come fare a realizzare al massimo l’Umanità? Se nel primo romanzo si percorre una strada fondamentalmente spirituale, nel secondo si cerca di tornare all’origine dell’essere uomini attraverso il contatto con l’Arte.
Dietro ciò che scrivo c’è una costante ricerca di colmare quegli interrogativi che ci accompagnano nella vita, tanto che la trama e il genere finiscono per essere quasi dei pretesti.
Nel suo romanzo si parla di società dispotiche e malsane dove si fronteggiano l’Arte e la Scienza sterile. C’è un messaggio ai lettori o uno stimolo alla riflessione che ha guidato la stesura del romanzo?
“I Dissidenti” è composto da una struttura molto inusuale, si potrebbe descrivere come una raccolta di testimonianze. La prima cosa che ritenevo necessario far emergere è stata la pluralità dei punti di vista. Il libro è nato nel lockdown, momento in cui più che mai abbiamo assistito a forti scambi di opinioni spesso sprovviste di una vera visione d’insieme. Il mondo de “I Dissidenti” è così, ognuno è certo della propria impressione sebbene nessuno conosca la Verità. C’è da arrivare a chiedersi se esista, la Verità, o se non sia una valutazione soggettiva… anche la Realtà vacilla quando il mondo virtuale preme.
Il mio messaggio ai lettori è di non sottovalutare né questi meccanismi né l’Arte: ma cosa pensarne è giusto che lo decidano loro. Io vorrei solo stimolare una riflessione consapevole, evitando di far propri i pensieri che ci circondano.
Perché nel titolo si parla de “I Libri dei Ricordi del Mondo”, a cosa si riferisce?
“I Dissidenti” è composto da 4 capitoli, due dei quali sono il “Primo Libro dei Ricordi del Mondo” e il “Secondo Libro dei Ricordi del Mondo”. I libri stessi narrano le motivazioni che portano alla stesura di questi documenti.
Cercando di non addentrarmi troppo nella trama posso dirvi che nella società de “I Dissidenti” l’informazione (e la cultura) sono centralizzate e questo fa sì che qualcuno possa decidere cosa passerà alla storia e cosa sarà dimenticato. La storia è importante sotto moltissimi aspetti, uno di questi è che permette di non ripetere gli errori fatti in passato. Ma se questi vengono dimenticati… allora l’Umanità può restare cristallizzata in un circolo e ripetere all’infinito gli stessi errori… è proprio per questo che diventa necessario redigere i “Libri dei Ricordi del Mondo”.
Ne “I Dissidenti” l’Arte occupa un posto privilegiato così come nella sua vita. Ci sono solo alcune caratteristiche che accomunano lei e Liu?
Liu (come Bethel in “Oltre l’Abisso”) è un personaggio che mi ricalca molto da vicino. Inizio a pensare che queste protagoniste mi assomiglino tanto proprio perché gli interrogativi che le affliggono sono i miei (forse, a un livello infinitamente più alto, è questo il motivo per il quale Dante ha inserito sé stesso nella Commedia). Io e Liu siamo cantanti liriche ‘eretiche’ nel senso che non riusciamo a considerare la nostra produzione artistica nell’ambito di un solo genere. La voce è un mezzo per sfiorare la parte più sacra che è dentro noi: questo richiede grande rispetto e molto spesso non va d’accordo con l’approccio esecutivo professionale che ci circonda.
E la musica? Che posto occupa nel romanzo?
La musica non ha un ruolo così importante come ci si può aspettare. Nel senso che la Voce si stacca dal concetto di canto musicale e viene vista come qualcosa che va al di là anche dell’Arte, un mezzo proprio dell’Uomo. Una risorsa spesso inesplorata e sempre sottovalutata.
Tutte le Arti vengono viste come mezzi per unire le persone (tra loro e dentro di loro), la musica non fa differenza.
Incuriosiamo i lettori con qualcosa che riguarda le sue abitudini di lettura. Sappiamo che ama la saggistica, specialmente quella filosofica, esoterica, spirituale, musicale e scientifica. C’è un testo che secondo lei ha influenzato, anche inconsciamente, I Dissidenti?
Penso che, sebbene indirettamente, il testo più correlato a “I Dissidenti” sia “Ascoltare l’universo. Dal Big Bang a Mozart“ di Alfred A. Tomatis: un libro che consiglio assolutamente, secondariamente anche “L’istinto musicale” di Philip Ball. Mi sentirei di citare anche “La spiritualità del corpo” di Alexander Lowen: sebbene lo abbia incontrato poco dopo la stesura ho avvertito molte assonanze. La produzione di questo libro avviene anche durante una mia presa di coscienza, che mi ha portato ad una ricerca sempre più approfondita in ambito vocale e sottile intraprendendo il master in Vocologia Artistica e cercando delle correlazioni tra discipline orientali (in particolare lo Yoga) e la produzione vocale: infatti proprio ora sto lavorando su una tesi che tratta questi argomenti.