Tailandia e Perù, due paesi molto lontani ma accomunati da un fatto: due grossi disastri ambientali. Perdite di petrolio, infatti, hanno “infettato” i mari di queste due nazioni che stanno correndo ai ripari.
Disastri ambientali in Tailandia e Perù
Partiamo dalla Thailandia orientale, dove il petrolio è fuoriuscito da un oleodotto sottomarino nel Golfo del Paese. Il contatto con questo liquido ha provocato che la terra e la sabbia di quella zona diventassero nere.
Le autorità stanno intraprendendo un’operazione di pulizia per bonificare l’area, per scongiurare ancora più danni di quelli già provocati.
La perdita, secondo il Guardian, si è verificata preso un oleodotto di proprietà della Star Petroleum Refining. In circa 24 ore, il petrolio si è riversato su circa 12 miglia (20 km) dalla costa orientale industrializzata del paese. Parte del greggio ha raggiunto il litorale della spiaggia di Mae Ramphueng, nella provincia di Rayong, nella tarda serata di venerdì 28 gennaio, dopo essersi diffuso su circa 12 miglia della costa occidentale del paese, quella più industrializzata.
Pulizia e lavori di contenimento
La marina locale sta ancora cercando con la compagnia un modo efficace per contenere la perdita. Intanto sono partite le manovre di “pulizia” con la Star Petroleum Refining al lavoro con 150 lavoratori aiutati da 200 membri della marina. Sono state installate barriere di sbarramento per il petrolio. Dodici navi militari e tre civili, inoltre, insieme a un certo numero di aerei, stanno lavorando per aiutare a contenere la fuoriuscita in mare con tubi per l’aspirazione e spray disperdente.
“Noi e la compagnia stiamo ancora lavorando in mare per ridurre la quantità di petrolio mettendo limitando l’area di dispersione del liquido, aspirandolo e spruzzando il materiale per la dispersione”, ha dichiararo l’ammiraglio Artorn Charapinyo, il vice comandante del primo distretto navale.
Non solo la Tailandia, disastri ambientali anche in Perù
Quello In Tailandia, purtroppo, non è l’unico caso recente di sversamento di petrolio in mare. Una grossa perdita di petrolio è avvenuta in Perù (più precisamente, dalla raffineria più grande del paese sudamericano), vicino alla capitale Lima. La società spagnola Repsol, che controlla l’oleodotto, rischia grosse salate multe da oltre 138 milioni di dollari.
Pericolo, però, smentito dal ministro dell’Ambiente peruviano Rubén Ramírez che ha annunciato come il disastro ambientale provocato nel Paese è molto più grave di quanto si fosse ipotizzato in precedenza. Il carburante fuoriuscito dai tubi in mare si è infatti riversato su una grossa area costiera nel centro del paese, depositandosi su varie spiagge. Una settimana fa Ramirez aveva detto che la quantità di petrolio sversata in acqua era pari a 6mila barili, ma secondo le stime più aggiornate, che lui stesso ha diffuso, la perdita sarebbe almeno raddoppiata, cioè intorno ai 12mila barili.
La mani dell’uomo
Andando oltre il classico (e forse ormai inutile) puntare il dito verso le raffinerie, gli sforzi sul contenimento e la bonifica, per far sì che la flora e la fauna marine e costiere non risentano ulteriormente dei disastri provocati dall’uomo.