Spiega Carlo Cirotto “Tra i prodotti della mente umana non c’è niente oggi di più complesso e articolato dei dati che in ogni secondo vengono raccolti, immagazzinati ed elaborati in tutto il pianeta. Una quantità inimmaginabile, resa possibile dallo sviluppo esponenziale dell’elettronica e dell’informatica cui si attribuisce il titolo di ‘big’ Data“.
La loro capacità di esaurire tutti, o quasi tutti, gli aspetti misurabili dei sistemi presi in considerazione ne costituisce la specificità e li rende un capitolo a sé stante della scienza attuale. Ad oggi sono la fisica e la chimica a portare la bandiera dei big data; altri ambiti di ricerca presentano maggiori difficoltà mentre per la biologia la situazione appare variegata. Vi sono aree in cui la raccolta e l’analisi dei dati sono ben sviluppate come la genomica, la proteomica, la microbiomica e altre ‘omiche’, in cui quotidianamente si producono e utilizzano informazioni in quantità astronomiche.
Per la medicina basti pensare al diluvio di dati prodotti dalle analisi basate sulle immagini (TAC, RMN) e riversate in rete o dai rilevamenti farmaceutici ed epidemiologici.
Come ci si deve aspettare, all’espansione continua dei big data si accompagnano sia difficoltà vecchie che sono ingigantite dalla nuova situazione, come la scarsa preparazione informatica degli operatori bio-medici, sia difficoltà inedite tra le quali spiccano quelle, che per ora paiono purtroppo difficilmente superabili, legate alla salvaguardia della ‘privacy’ dei pazienti.