Secondo l’UNICEF, nel 2018 oltre 29 milioni di bambini sono nati in zone colpite dal conflitto. A causa delle violenze armate in paesi come Afghanistan, Somalia, Sud Sudan, Siria e Yemen, durante lo scorso anno, più di 1 bambino su 5 nel mondo ha passato i suoi primissimi momenti di vita in comunità colpite dal caos di conflitti, spesso in ambienti profondamente insicuri e altamente stressanti.
Quest’anno si ricorda il 30esimo anniversario della fondamentale Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in cui, fra l’altro, i governi si sono impegnati a proteggere e curare i bambini colpiti dal conflitto.
Ma oggi il numero di paesi coinvolti in conflitti interni o internazionali è il maggiore degli ultimi 30 anni, minacciando la sicurezza e il benessere di milioni di bambini.
Gli ospedali, i centri sanitari e gli spazi a misura di bambino – tutti quelli che forniscono servizi fondamentali a genitori e bambini – sono sotto attacco a causa di conflitti nel mondo negli ultimi anni.
Fornire spazi sicuri per le famiglie e i loro figli che vivono in zone di conflitto – dove i bambini possono usare il gioco e l’apprendimento precoce come vie d’uscita per alcuni dei traumi che hanno vissuto; e fornire supporto psicosociale ai bambini – e alle loro famiglie – sono parti fondamentali della risposta umanitaria dell’UNICEF.
Quando a coloro che si prendono cura dei bambini viene dato il supporto di cui hanno bisogno per affrontare ed elaborare il trauma, hanno l’opportunità migliore possibile di fornire ai loro bambini le cure premurose necessarie per un sano sviluppo del cervello – che fanno da ‘cuscino’ al caos attorno a loro.