Per festeggiare i suoi 70 anni, Renato Zero pubblica Zerosettanta. Una celebrazione tutta speciale per il “ballerino del Piper” vero simbolo della musica italiana e non solo.
I 70 anni di Renato Zero, il ballerino del Piper
Ancora una volta Renato Zero stupisce. Proprio come quando si è fatto conoscere al Piper – storico locale di Roma – alla fine degli anni 60. Era ancora Renato Fiacchini, il nome che ha all’anagrafe. Faceva ballerino. Era entrato a far parte dei Collettoni”, il gruppo che ballava negli spettacoli di Rita Pavone. Il salto verso la versione italiana del musical Hair è breve. Fa addirittura la comparsa nel Satyricon di Federico Fellini. Ma stanno arrivando gli anni 70 e tutto cambia.
Uno stile tutto suo
Trasgressivo, eccessivo. Volutamente ambiguo. Così Renato Zero trova la sua dimensione. Raccontando nelle sue canzoni le voci delle periferie. Che sfidano le convenzioni sessuali. Anche con temi forti, come la netta presa di posizione contro l’aborto e la droga. Parlano di amicizia, di politica. Di lavoro e di ecologia. Di solitudine. Nel 1977 è primo in classifica con Zerofobia. L’album che contiene grandi classici come Mi vendo, Morire qui e Il cielo. I suoi “sorcini”, i suoi fan, lo adorano. Così come amano il suo stile unico.
Renato Zero e Sanremo
Se i 70 sono gli anni della consacrazione, gli 80 non sono altrettanto esaltanti. Ma i 90 si aprono con una sorpresa. La partecipazione di Renato Zero a Sanremo con Spalle al muro. Come hanno detto in tanti, se non ci fosse stato Riccardo Cocciante e la sua Se stiamo insieme, oggi racconteremmo un’altra storia.
Una superstar italiana
Oggi Renato Zero è una superstar. Uno dei cantanti più amati dal pubblico italiano. Originale e mai banale. Tanto da decidere di pubblicare tre album uno in fila all’altro. Una mossa inedita. Soprattutto nel nostro panorama musicale. Ma Renato Zero è unico. E forse anche per questo non si vedono suoi eredi all’orizzonte. Non a caso il tema principale di Zerosettanta Volume 3 è la speranza.
«Deve essere dei giovani», sostiene, infatti, lui. «Io posso solo affiancarmi a questa generazione e magari aiutarla con le mie canzoni, che qualcosa di buono in passato l’hanno fatto, credo di aver operato bene per un certo cambiamento. Il futuro? Mi piacerebbe vedere in qualcuno la luce, un Caronte che ci trasporti dall’altra parte dell’universo, dove l’acqua è pulita, la plastica un ricordo, l’insegnamento è fondamentale nella crescita e nella conoscenza umana»