Da un lato, la sensibilità di una persona che cerca di rinascere, a seguito di un momento difficile, con un nuovo occhio sulla sua terra e sulla propria vita. Dall’altro, la Napoli che da sempre incanta e disincanta, nella sua eterna forza narrativa che si esplica in cose e persone. Cosa succederebbe se questi due poli si incontrassero? Vincenzo Noletto risponde implicitamente a questa domanda con “Humans of Naples”, un progetto nato con l’intento di dare un volto alle strade della città dov’è nato e cresciuto e per offrire al mondo intero una panoramica della gente che popola quotidianamente le strade partenopee.
Quattro anni di lavoro in qualità di addetto vendite in una nota catena di prodotti di elettronica e, improvvisamente, il vuoto. Trovarsi senza lavoro, con una casa da gestire e senza idee su come vivere in maniera indipendente: questo ha spinto Vincenzo ad armarsi di una valigia, di una macchina fotografica e partire alla volta dell’Irlanda. Poi, al ritorno in Italia, dopo aver pubblicato le foto scattate tra Cork e Dublino su Flickr, è arrivata la chiarezza di un obiettivo: diventare un fotografo, ma che riuscisse ad approcciarsi in maniera più profonda alla sua gente, al suo territorio e che usasse l’obiettivo per raccontare le persone.
E così, ad ogni scatto si accompagna una piccola storia di chi vi è ritratto. Che storia? Quella che Vincenzo riesce a tratteggiare grazie a quattro domande che pone di volta in volta alle persone fotografate. Chiedendo loro la cosa più bella che hanno fatto nella vita, quella più brutta, cosa amano fare e cosa odiano fare, l’autore riesce a dare agli Humans of Naples un’identità non meramente estetica, ma d’anima e cuore.
Abbiamo incontrato Vincenzo per una chiacchierata.
Come e perché un addetto vendite di prodotti di elettronica decide all’improvviso di cambiare radicalmente vita trasformandosi in fotografo?
Diciamo che ho avuto la possibilità di esprimermi dopo la fine del contratto: non mi è stato rinnovato e mi sono ritrovato un mare di tempo libero. Non avendo più un lavoro e una casa da portare avanti, mi sono attaccato ad una passione e ho trovato la mia strada.
Mi è sempre mancato il tempo libero, la vita dell’addetto alle vendite non lascia molto spazio alla creatività se vuoi riuscire a tener in piedi anche una vita sociale.
Da “Humans of New York” l’ispirazione per “Humans of Naples”. Chi sono e come sono questi humans visti dal suo occhio?
Sono le persone che si possono incontrare per strada, quelle che realmente possono identificare i “napoletani”, quelli che quotidianamente sono attorno a me, non solo quelli che i media tirano fuori. Lo 0,1% di tutti i napoletani non possono identificare l’altro 99,9%.
Tutti si improvvisano fotografi e con la moda dei selfie, diffusa soprattutto da e su social network come Facebook e Instagram, si rischia di contaminare un settore come la fotografia che è pregno di storia e significati. Lei cosa propone di così nuovo?
C’è una bella differenza tra chi si sente fotografo e il vero fotografo. L’importante è studiare, confrontarsi e fare tantissima pratica. Io non propongo niente di nuovo, cerco solo di raccontare questo favoloso popolo con i miei scatti. Vi dirò di più: è un progetto che è piaciuto talmente tanto che mi hanno clonato anche l’idea. La differenza? Sta sempre nella qualità e nell’originalità dei contenuti.
Vogliamo concludere con una bellissima citazione di Goethe il quale diceva “La bellezza è negli occhi di chi guarda”. Che ne pensa?
Penso che Goethe abbia perfettamente ragione e reputando bellissimo il popolo napoletano, sono obbligato moralmente a continuare a scattare foto a tutti i napoletani.