Talento, positività e propositività; uno spirito profondamente improntato all’innovazione; menti esplosive dove campeggiano idee e progetti; la voglia di accendere i riflettori del “fare” sul presente e sul futuro. Potremmo riassumere così le caratteristiche degli “hubbers”, peculiarità che HUB Spa, sita in palazzo Palumbo, un plesso cinquecentesco che si trova a Giugliano in provincia di Napoli, si propone di mettere prima in luce e poi di far crescere.
Ma chi sono gli hubbers? Sono gli innovatori sociali, persone dotate delle idee e delle competenze idonee a generare cambiamento. Tante intelligenze individuali che aspirano a formare un’intelligenza collettiva che riesca a sposarsi con modelli di impresa ad alto tasso di competizione e sostenibilità. Non basta però avere l’idea giusta nè tantomeno avere conoscenze ed abilità: per produrre innovazione, bisogna avere a disposizione spazi economicamente accessibili, ambienti di lavoro stimolanti, persone con cui condividere la spinta creativa per far sì che questa si traduca in creazione e co-creazione. La chiave di volta sta proprio nella sinergia di intento ed azione: tutto è collaborazione, confronto e relazione, tutto è contaminazione di visioni e soluzioni.
Non a caso Geoff Mulgan, Direttore esecutivo della National Endowment for Science Technology and the Arts, nel suo libro “Social innovation: what it is, why it matters and how it can be accelerated” paragona gli innovatori sociali alle api. Da un fiore all’altro, da un albero all’altro, dove i fiori e gli alberi sono quelli delle idee, dei processi e dei prodotti innovativi che cambiano la nostra quotidianità, gli hubbers vogliono fare quello che, in settori tradizionali del nostro territorio, non si è mai riusciti a fare: aggregare e realizzare.
Abbiamo voluto coinvolgere il dott. Tommaso di Nardo, Direttore operativo presso Hub Spa, per avere una panoramica più dettagliata.
Come nasce HUB SPA? Quali sono i vostri obiettivi?
HUB Spa nasce per aggregare persone votate al cambiamento e connettere idee fortemente innovative capaci di rompere gli schemi economici e sociali tradizionali. Nasce per creare uno spazio, fisico e virtuale, un luogo dove permettere che l’innovazione sociale accada realmente. Nasce per esprimere una nuova progettualità sociale che tenga conto delle aspettative delle persone e delle necessità del territorio e si inserisca a pieno titolo nell’economia sociale, digitale, creativa e nel mondo delle start up.
Il primo obiettivo di HUB Spa è realizzare un centro di coworking a Giugliano in Campania nel quale dare spazio ai giovani creativi, favorendo l’incontro di persone e la condivisione di idee spesso emarginate o costrette a svilupparsi fuori.
Il web pullula di progetti e progettualità. In che modo si può far collimare lo spirito imprenditoriale, il talento e l’innovazione, soprattutto alla luce della crisi dominante?
Social innovation e Startup rischiano di diventare qualcosa di astratto o addirittura una moda passeggera, se non si pensa ad ancorarle il più possibile al territorio e, soprattutto, se non si presta maggiore attenzione alle attività di scouting e, come mi piace ripetere spesso, di sprigionamento delle energie dal basso.
Prima di pensare ai grandi contest, occorre impegnarsi a fondo nello scandagliamento delle potenzialità e non dare nulla per scontato. La ricerca del talento deve basarsi su un attento percorso di formazione personale e imprenditoriale. I servizi di incubazione e accelerazione e i servizi di business clinic sono fondamentali per aiutare gli startuppers, ma prima ancora bisogna trovare il modo di dare respiro al talento, costruendo ecosistemi favorevoli, oasi adatte alla coltivazione dell’innovazione.
Hub Spa si fonda sul coworking. Il numero di spazi cowork nel mondo raddoppia ogni anno e ce ne sono già circa 1.800 in tutto il mondo. Questo concetto però in Italia si sta sviluppando solo in tempi recenti. Ci spiega meglio?
Secondo una ricerca della Fondazione Ivano Barberini di Bologna da poco presentata, in Italia al momento sono aperti circa 260 centri tra coworking (stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro, spesso un ufficio, mantenendo un’attività indipendente -ndr) e fab lab (dall’inglese fabrication laboratory, è una piccola officina che offre servizi personalizzati di fabbricazione digitale -ndr) di cui la maggior parte è ubicata al centronord.
Il coworking è una rivoluzione epocale del modo di lavorare, di creare e di produrre valore. Sta contagiando anche il vecchio mondo aziendale e chissà che presto non giunga anche negli uffici pubblici. Generalmente si pensa al semplice affitto temporaneo di una scrivania in un centro attrezzato con wi-fi e altri servizi sociali. Ma il coworking è molto di più. È una nuova filosofia di vita, un nuovo modo di legare il lavoro e la produzione al territorio. E se si sta diffondendo anche in Italia non è affatto una risposta alla crisi economica, ma la ricerca di un’imprenditorialità dal basso che avviene per scelta consapevole.
È appena terminata la prima edizione di HUB StartUp School, primo percorso di formazione imprenditoriale attivato nell’area a nord di Napoli. Ci sembra un’iniziativa importante per chi vuole conoscere da vicino il mondo delle imprese e della cooperazione. Come si è articolata la giornata?
Sono stati presentati i primi startupper che si sono formati nella nostra Scuola.
HUB StartUp School risponde all’idea di creare un contest locale che aiuti a cercare e far emergere talento, creatività, voglia di fare in proprio. Ci siamo accorti che creare una Start Up è molto diverso dall’aprire una tradizionale attività commerciale o anche un’azienda artigianale o uno studio professionale. È un percorso che richiede di capovolgere approcci cognitivi tradizionali per lavorare sull’apertura e sulla collaborazione. Chi vuole diventare startupper deve aprirsi alla cultura della contaminazione; come aprire un’impresa e quale forma giuridica scegliere sono aspetti secondari.