Quando la famiglia diventa una prigione: “Ho cambiato le parole” di Rita Francese
La famiglia: croce e delizia
“Ho cambiato le parole” di Rita Francese edito da Les Flaneurs Edizioni è l’ultimo romanzo della scrittrice. L’autrice ha già pubblicato tre libri, ma di genere completamente diverso. Si tratta di libri autobiografici – denuncia, nei quali racconta la propria storia e quella di suo figlio, un bimbo con autismo.
“Ho cambiato le parole” invece è il suo esordio nella narrativa di genere, un’appassionante storia in cui, forse, molti di noi potranno trovare tracce del proprio vissuto.
Willy, la protagonista, è una donna del “nord” che si innamora di Matteo, un uomo del “sud”. Non c’è nulla di strano in questo, ma nella famiglia di Matteo le tradizioni e una mentalità poco emancipata, le renderanno la vita impossibile. Willy pensa che l’amore sia più forte di tutto, pensa di poter cambiare Matteo, ma si sbaglia.
“Ho cambiato le parole” di Rita Francese ci accompagna in una vera e propria saga familiare, dove amore e odio, fiducia e bugie sono all’ordine del giorno. Il romanzo ci fa fare anche un viaggio nel tempo, dal primo dopoguerra ai giorni nostri, tra storie emozionanti di genitori, figli, nonni, fratelli e sorelle condite da gelosie, tradimenti, dolori e bugie ma anche molte gioie.
Ho avuto il piacere di intervistare l’autrice alla quale abbiamo fatto alcune domande sul suo romanzo e non solo.
“Ho cambiato le parole” di Rita Francese: intervista all’autrice
Incuriosiamo un po’ i lettori. La famiglia e l’amore sono i temi centrali del suo romanzo. Partendo dal titolo, chi è che cambia le parole e perché?
Molte volte sembra che non sia possibile sfuggire al proprio destino, che ci siano delle cose che debbano per forza andare male. Paola Giordano ripensa alla sua storia, alla storia della sua famiglia e decide di “Cambiare le parole. “Cambiare le parole” è cambiare la propria attitudine, è darsi una possibilità, la possibilità di essere artefici del proprio destino: dobbiamo crederci e prenderlo in mano, in modo ragionato e impegnandoci.
“Ho cambiato le parole” è il suo esordio alla narrativa. Quando ha capito che era arrivato il momento di provare a pubblicare un romanzo?
Questo è il mio quarto libro. I primi tre sono dedicati al mio rapporto con mio figlio Oreste, un ragazzo autistico di 28 anni. In essi ho descritto quanto Oreste sia meraviglioso come persona, che lui esiste a prescindere dall’autismo, che io ho “un figlio con autismo”, non “un figlio autistico”. Questo è un esempio di cosa voglia dire cambiare le parole e cambiando così di poco le parole il nostro approccio cambia. Questo libro è un romanzo, cronologicamente è il quarto, ma è nel mio cassetto da tanti anni. Ogni volta che ascoltavo una storia o leggevo qualcosa che mi colpiva annotavo e poi pian piano è venuta fuori una saga familiare. Da anni era pronto, ma l’ho lavorato e rimaneggiato finché non mi ha soddisfatto. Gli altri libri avevano uno scopo diverso, cercare di far capire quanto sia difficile la vita di una famiglia “autistica”, di come siamo trascurati dalle istituzioni, ma anche di quanto siano meravigliosi i nostri figli e non possano essere abbandonati. In questo libro racconto come sia difficile essere donna, ma anche essere uomo. Di come la situazione della donna si sia evoluta dall’epoca fascista, dei soprusi che si devono subire, ma anche delle gioie della maternità.
La storia che ci racconta, sottolinea il profondo divario che esiste ancora in certi contesti tra il nord e il sud dell’Italia. Qual è la reazione di Willy quando si prefigura un futuro di ingerenze da parte della famiglia di Matteo?
Willy è molto indipendente, una donna forte, caricata di enormi responsabilità fin da piccola, anche un po’ cattivella con i suoi “corteggiatori”. Si innamora di Matteo, bellissimo giovane meridionale, che parla poco e la osserva con atteggiamento adorante. La realtà della famiglia di lui in cui si trova catapultata è ben diversa da quella evoluta ed emancipata della sua vita precedente al matrimonio. Non le è facile reagire, ama il marito, è incinta. Ma con una incredibile forza d’animo ed inerpicandosi per sentieri non battuti riesce in qualche modo a modificare quel tanto che basta gli atteggiamenti di Matteo, ma non riesce a cambiarlo, come sperava. Poi il padre di lui muore e tutto precipita …
Lei è salernitana. Per la costruzione della famiglia Giordano si è ispirata a figure che ha realmente incontrato nella sua vita?
Certamente. Alcuni racconti sulle domestiche sono davvero capitati a casa mia. Molti episodi sono tratti da storie tramandate… Mia madre era veneta e mio padre di Amalfi, le disquisizioni sui tipi di alimenti di gusti diversi sono certamente relative a discussioni fatte a tavola. Il ragù lo faccio proprio come ho descritto nel libro e, posso assicurare, è buonissimo.
Ci racconta qualche sua abitudine di scrittura che ha acquisito nel corso della stesura di “Ho cambiato le parole” ?
Se qualcuno ha letto i miei libri precedenti può notare delle differenze. In quei libri non mi soffermavo sulle descrizioni, anzi forse sono quasi del tutto assenti. Erano da un lato libri “denuncia”, ma dall’altro lato libri densi di emozioni e non avevano bisogno di nessuna contestualizzazione, scritti di getto.
Questo libro è più elaborato, ma il linguaggio è sempre semplice e scorrevole. Il libro risulta narrato da Paola. Generalmente è in terza persona, ma viene usata la prima persona, soprattutto quando Paola si indigna, e la seconda, quando Paola si immedesima in Willy ed in cosa deve aver fatto o pensato.