Herself è una delle creature del polistrumentista Gioele Valenti, molto attivo negli ultimi anni nella scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (JuJu, Josefin Ohrn, Lay Llamas).
Il lavoro di Herself viene salutato dalla critica, sin dagli esordi in casa Jestrai (prima label dei Verdena), come un armonico meeting traSparklehorse, Gravenhurst e Will Oldham. Con un pugno di dischi alle spalle, il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.
Il nuovo Rigel Playground predispone l’ascoltatore per un viaggio di folk cosmico, in cui gli inglesismi della tradizione si sposano con una vena alt, come se Beatles e Sparklehorse incontrassero i tormenti di Nick Drake e l’intimismo di un Mike Scott.
Avvezzo da sempre alle collaborazioni (neglianni, Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, John Fallon dei The Steppes, Capra Informis dei GOAT ecc…), ospite illustre in questo disco c’è Jonathan Donahue, singer degli americani Mercury Rev, band di assoluto rilievo nell’indie internazionale, che oltre ad aver prestato la voce sul singolo The Beast of Love, ha – a detta dello stesso Herself – informato l’essenza dell’intero disco.
Non a caso, i Mercury Rev hanno scelto Herself per accompagnarli durante il loro tour italiano che avrà luogo in settembre.