Quali meccanismi si instaurano nella mente di una donna, quando la società intesa come nucleo familiare, trova i suoi bisogni irrilevanti e mette al primo posto i propri personali obbiettivi?
“Hedda Gabler” è un riadattamento dell‘opera Ibseniana trasportata negli anni 50, dove la figura femminile è posta al centro di un massacro psicologico. Nemmeno la passionesarà in grado di salvarla dalla solitudine che crea la mancanza dell‘amore.
La storia. Hedda Gabler, figlia del generale Gabler, sposa per motivi puramente economici Jørgen Tesman, uomo insipido la cui massima ambizione è una cattedra universitaria.
Al ritorno dal viaggio di nozze, Ejlert Løvborg storico rivale di Jørgen irrompe nelle loro vite dichiarando di aver finalmente scritto un opera che gli permetterà di diventare professore all‘università, e vincere davanti l‘opinione pubblica Tesman.
Ubriaco, Løvborg smarrisce il manoscritto che viene ritrovato dal marito di Hedda; quest‘ultima che vuole a tutti costi tenere in pugno la vita di Løvborg, lo incoraggia in modo subdolo a porre fine ai suoi giorni donandogli una delle sue pistole.
I tentativi dello scrittore, di ricostruire il contenuto dell‘opera sono vani, e Løvborg muore in casa di una prostituta, probabilmente per un incidente e non per suicidio.
Il giudice Brack riconosciuta l‘arma, ricatta Hedda minacciandola di divulgare la notizia se non accetterà le sue avances. Per evitare lo scandalo e non subire il ricatto del giudice, Hedda sceglierà di suicidarsi.