Lo spettacolo Happy Crown, produzione de Il Teatro Coop/Galleria Toledo per la regia di Laura Angiulli è un adattamento dal dramma storico Riccardo II di William Shakespeare, in cui si sviluppa il tema della destituzione di un sovrano, argomento che sarà oggetto di approfondimento nel prossimo allestimento da Edoardo II di Christopher Marlowe, parte integrante di un più complessivo progetto.
L’attualità del tema riporta a una necessaria riflessione sulla ciclicità dei percorsi storici così come si propongono in un cadenzato riproporsi in ambito politico e sociale.
Happy Crown andrà in scena in differenti e prestigiosi luoghi della città di Napoli, gentilmente messi a disposizione dal Comune di Napoli e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali – Villa Pignatelli, secondo un programma i cui dettagli sono consultabili di seguito.
“Tu sai che sono un re. […] Dov’è la mia corona?
Scomparsa, scomparsa.”
(da Edoardo II di Christopher Marlowe)
Una lettura inconsueta che restringe nel chiuso dell’illustre famiglia di regnanti – ripartita fra York e Lancaster, tutti discendenti dal prolifico Edoardo III – l’opera drammatica, le cui vicende attraversano e segnano la storia inglese dell’ultimo decennio del quattordicesimo secolo.
Riccardo II di York, re a soli nove anni, fa prova dell’esperienza di governo fino dalla giovanissima età, ma un certo sentimento adolescenziale mai del tutto abbandonato ne frena il compimento in una crescita adeguata al ruolo, e ne brucia in un epilogo di tragica caduta le premesse che si erano proposte con positivi auspici. Egli è fragile nel temperamento, discontinuo nell’impegno, sposo trasgressivo, sovrano disattento alle richieste del popolo e alla solidità dello Stato; si circonda di amici dissoluti, pronti a tradirlo alle prime ombre, per porsi al servizio del nuovo che avanza.
Bolingbroke di Lancaster è l’antagonista, cugino coetaneo del re consacrato, abile organizzatore e gestore di un successo che sarà poi pienamente raccolto. D’altra parte è lo stesso Riccardo a alimentare le aspirazioni del congiunto e a spianargli la strada, fornendo più di un’attenuante alle sue mire, poiché alla morte del di lui padre gli ha confiscato i beni e l’ha mandato in esilio con pretestuosi motivi.
Ecco dunque con acuto tatticismo abilmente posto in atto, l’acquisizione di una posizione di tutto vantaggio da parte di Bolingbroke, che a capo di un folto esercito rientra in patria, acclamato e sostenuto dal popolo e da gran parte dei Pari del regno.
Re Riccardo è solo. Dei membri della fastosa famiglia restano in pochi: lo zio Gloucester è stato assassinato – si sospetta, con iniziativa condivisa dallo stesso Riccardo – , il vecchio Gaunt padre di Bolingbroke è morto. Non c’è che York, zio di entrambi i contendenti, a opporsi alle pretese dell’audace aspirante-espropriatore della sovranità, per il necessario richiamo alle leggi di successione. Ma Bolingbroke vince di netto; il rivolgimento posto in essere nel tessuto sociale di ogni ceto è ormai troppo avanti. L’anziano York è costretto a favorire con artificio giuridico la traslazione del regno nelle mani del nipote Lancaster, e a Riccardo appena trentatreenne tocca in sorte la fine dei re deposti, assassinati perché sgomberino il campo al nuovo governante.
Anche qui, come in altre storie e luoghi d’Occidente, tutto si è compiuto con prevedibile cadenza: ascesa, fasti, caduta in disgrazia, morte.
Il corpo massacrato di Riccardo, simulacro della sacralità violata, giace ai piedi di Bolingbroke e getta una luce sinistra sul tempo a venire: non ci sarà pace per chi ha raggiunto nel sangue le altezze della corona, perché in essa si agitano i fantasmi che inquietano le notti e avvelenano i giorni di chi impropriamente l’ha posta sul proprio capo. Il nuovo re è solo; ma di questo l’Autore farà materia per una successiva opera, specificamente dedicata al tormentato regno di Enrico IV.
Lo spettacolo Happy Crown, produzione de Il Teatro Coop/Galleria Toledo per la regia di Laura Angiulli è un adattamento dal dramma storico Riccardo II di William Shakespeare, in cui si sviluppa il tema della destituzione di un sovrano, argomento che sarà oggetto di approfondimento nel prossimo allestimento da Edoardo II di Christopher Marlowe, parte integrante di un più complessivo progetto.
L’attualità del tema riporta a una necessaria riflessione sulla ciclicità dei percorsi storici così come si propongono in un cadenzato riproporsi in ambito politico e sociale.
Happy Crown andrà in scena in differenti e prestigiosi luoghi della città di Napoli, gentilmente messi a disposizione dal Comune di Napoli e dalla Soprintendenza ai Beni Culturali – Villa Pignatelli, secondo un programma i cui dettagli sono consultabili di seguito.
“Tu sai che sono un re. […] Dov’è la mia corona?
Scomparsa, scomparsa.”
(da Edoardo II di Christopher Marlowe)
Una lettura inconsueta che restringe nel chiuso dell’illustre famiglia di regnanti – ripartita fra York e Lancaster, tutti discendenti dal prolifico Edoardo III – l’opera drammatica, le cui vicende attraversano e segnano la storia inglese dell’ultimo decennio del quattordicesimo secolo.
Riccardo II di York, re a soli nove anni, fa prova dell’esperienza di governo fino dalla giovanissima età, ma un certo sentimento adolescenziale mai del tutto abbandonato ne frena il compimento in una crescita adeguata al ruolo, e ne brucia in un epilogo di tragica caduta le premesse che si erano proposte con positivi auspici. Egli è fragile nel temperamento, discontinuo nell’impegno, sposo trasgressivo, sovrano disattento alle richieste del popolo e alla solidità dello Stato; si circonda di amici dissoluti, pronti a tradirlo alle prime ombre, per porsi al servizio del nuovo che avanza.
Bolingbroke di Lancaster è l’antagonista, cugino coetaneo del re consacrato, abile organizzatore e gestore di un successo che sarà poi pienamente raccolto. D’altra parte è lo stesso Riccardo a alimentare le aspirazioni del congiunto e a spianargli la strada, fornendo più di un’attenuante alle sue mire, poiché alla morte del di lui padre gli ha confiscato i beni e l’ha mandato in esilio con pretestuosi motivi.
Ecco dunque con acuto tatticismo abilmente posto in atto, l’acquisizione di una posizione di tutto vantaggio da parte di Bolingbroke, che a capo di un folto esercito rientra in patria, acclamato e sostenuto dal popolo e da gran parte dei Pari del regno.
Re Riccardo è solo. Dei membri della fastosa famiglia restano in pochi: lo zio Gloucester è stato assassinato – si sospetta, con iniziativa condivisa dallo stesso Riccardo – , il vecchio Gaunt padre di Bolingbroke è morto. Non c’è che York, zio di entrambi i contendenti, a opporsi alle pretese dell’audace aspirante-espropriatore della sovranità, per il necessario richiamo alle leggi di successione. Ma Bolingbroke vince di netto; il rivolgimento posto in essere nel tessuto sociale di ogni ceto è ormai troppo avanti. L’anziano York è costretto a favorire con artificio giuridico la traslazione del regno nelle mani del nipote Lancaster, e a Riccardo appena trentatreenne tocca in sorte la fine dei re deposti, assassinati perché sgomberino il campo al nuovo governante.
Anche qui, come in altre storie e luoghi d’Occidente, tutto si è compiuto con prevedibile cadenza: ascesa, fasti, caduta in disgrazia, morte.
Il corpo massacrato di Riccardo, simulacro della sacralità violata, giace ai piedi di Bolingbroke e getta una luce sinistra sul tempo a venire: non ci sarà pace per chi ha raggiunto nel sangue le altezze della corona, perché in essa si agitano i fantasmi che inquietano le notti e avvelenano i giorni di chi impropriamente l’ha posta sul proprio capo. Il nuovo re è solo; ma di questo l’Autore farà materia per una successiva opera, specificamente dedicata al tormentato regno di Enrico IV. (Laura Angiulli)