Hannah Arendt e le sue origini
Hannah Arendt è una delle figure intellettuali più rilevanti del Novecento, nacque il 14 Ottobre del 1906 a Linden una frazione di Hannover in Germania, da una famiglia ebrea benestante. Nonostante non avesse avuto una educazione religiosa e non era praticante, non negò mai la sua identità ebraica.
Il padre era un ingegnere, si ammalò molto presto e morì quando Hannah aveva solo 7 anni. La famiglia si trasferi da Hannover a Königsberg, nella Prussia orientale, dai nonni. Il nonno era il presidente della comunità liberale ebraica e consigliere comunale.
L’antisemitismo
Qui Hannah scopri il significato della parola “ebreo”. La sentiva pronunciare dai bambini per le strade con disprezzo, nelle scuole dove cominciava a serpeggiare l’antisemitismo. In seguito da adolescente e poi da adulta cominciò a capire e sentire di essere diversa dagli altri. Una diversità che si esprimeva nelle fattezze, ma lei non si sentì mai inferiore agli altri e non pensò mai di rinunciare alla sua identità.
Più tardi scriverà che ci sono due possibilità per sopravvivere all’antisemitismo: assimilarsi, uniformarsi rinunciando alla propria identità per essere uguali agli altri o essere consapevoli della propria emarginazione e combattere per i diritti dell’uomo (Arendt, Rahel Varnhagen. Storia di una donna ebrea, 1959).
La filosofia e la relazione con Heidegger
A 14 anni studia filosofia, legge Kant, Kierkegaard per un suo bisogno di comprendere di conoscere, di dare un senso alla vita.
Aveva solo 18 anni quando si recò a Marburgo per seguire un seminario sul Sofista di Platone tenuto dal celebre M. Heidegger che riusciva a coinvolgere molti studenti per il suo metodo di insegnamento. Heidegger era un filosofo, stava scrivendo l’opera “Essere e Tempo”. Un opera in cui l’autore riflette sull’esistenza dell’uomo, sui suoi limiti, sul significato dell’ “esserci”, in cui intrecciati sono il tema della morte e dell’angoscia, un’opera di rilievo che segnerà la nascita dell’Esistenzialismo.
Heidegger, sposato con due figli, notò la sua viva attenzione, la sua intelligenza e la sua bellezza. Si innamorarono. Due persone con storie di vita completamente diverse, ma che rimasero legate per tutta la vita, come dimostra il carteggio avvenuto tra il 1925 e il 1975, anno della morte di Arednt, si compone di 119 lettere di Heidegger e 33 della Arendt. Una relazione controversa che è stata prima di amore e passione. Si trasformò poi in scambio filosofico. Arendt chiuse la loro relazione a causa anche dell’adesione del suo amato al nazismo.
Si laureò in Filosofia ad Heidelberg con lo psichiatra e filosofo Karl Jaspers sul tema dell’amore in Sant’Agostino. Siamo negli anni ‘20, poche donne avevano intrapreso il suo percorso universitario. Lei costituiva un’eccezione. La sua tesi è stata pubblicata come volume IX della collana “Ricerche filosofiche” curata da Jaspers per la casa editrice Springer di Berlino. Ma a causa dell’antisemitismo non riuscì a conseguire l’abilitazione all’insegnamento che le avrebbe dato la possibilità di insegnare nelle università tedesche.
Hannah Arendt e Günther Stern
Il 1929 è l’anno del suo primo matrimonio con con un allievo di Hidegger: Günther Stern. Arendt lo sposa ma non lo amerà come lui invece ama lei. Rappresenta una via di fuga dall’uomo con il quale non avrebbe mai avuto il futuro che desiderava. Il giorno del suo matrimonio in una lettera scrive ad Heidegger “Non dimenticarmi, e non dimenticare quanto profondamente io so che il nostro amore è diventato la benedizione della mia vita. Questa consapevolezza non è scossa nemmeno oggi che ho trovato asilo alla mia inquietudine presso un uomo da cui tu forse non l’ avresti mai aspettato“.
Nel 1933, Günther emigrò a Parigi, a Arendt poco dopo lo seguirà. Era stata rilasciata dopo un arresto di 8 giorni perché scoperta mentre svolgeva un lavoro per conto di Kurt Blumenfied, leader dei sionisti tedeschi. Raccoglieva documenti dagli archivi di Stato sulla politica nazista contro gli ebrei, che sarebbero poi stati presentati al Congresso Sionista di Praga. Arendt lascia quindi la Germania, era il 1933 anno in cui Adolf Hitler salì al potere e delle leggi antiebraiche.
La fuga a Parigi
Hannah Arendt afferma in un’ intervista rilasciata a Guenter Gaus, “il 1933 è l’anno che ha lasciato su di me una traccia indelebile… Non avevamo bisogno dell’ascesa di Hitler al potere per capire che i nazisti erano nostri nemici! La cosa era assolutamente chiara ormai già da quattro anni per chiunque avesse un minimo di cervello. E sapevamo anche che moltissimi tedeschi erano dalla loro parte. Ciò non poteva rappresentare una sorpresa o uno shock…”
Allora perché Arendt parla di traccia indelebile? Arendt si riferisce alla delusione e al suo disgusto per l’adesione di molti intellettuali al nazismo.
In Francia lavorò in un’organizzazione ebraica dove si occupava di trasferire giovani ebrei in Palestina. Afferma: “il nostro compito era di vestirli da capo a piedi, cucinare per loro, ma soprattutto procurare loro i documenti, trattare coi genitori e, prima ancora, procurare loro dei soldi. In ciò consisteva gran parte del mio lavoro. Lavoravo insieme a delle donne francesi …”.
A Parigi nel 1934-35 conobbe lo scrittore Walter Benjamin. L’amico si uccise quando la polizia spagnola gli ritirò il visto di transito per gli Stati Uniti. La Francia era ormai occupata dall’esercito nazista e Benjamin cercava di raggiungere gli amici tra cui Adorno negli Stati Uniti. Il visto arriverà il giorno dopo il suicidio, i compagni proseguirono il loro viaggio. Su di lui Arendt scriverà un saggio Le tesi di Filosofia della Storia, lettere e documenti, nel quale possiamo rintracciare il pensiero dello scrittore e le drammatiche vicende storiche.
Arendt sposa in seconde nozze nel 1940 il poeta e filosofo tedesco Heinrich Bluecher. In Francia vive senza cittadinanza, l’angoscia per ottenere i permessi di soggiorno. Questa esperienza la farà riflettere sulla condizione giuridica di apolide. Una persona senza appartenenza, senza diritti. Una condizione secondo lei voluta dagli Stati che non tollerano la diversità e il rispetto delle minoranze.
La fuga negli Stati Uniti
Anche dalla Francia Arendt deve fuggire nel 1941. Qui è stata internata nei campi di Gurs in quanto “straniera sospetta”. Riesce a procurarsi un passaporto e rilasciata riuscì a fuggire negli Stati Uniti insieme al marito e alla madre dove resterà fino alla sua morte nel 1975.
Il suo pensiero filosofico e politico indipendente rispetto a quello dominante dell’epoca è ancora oggi oggetto di studio e rintracciabile nei suoi scritti. Nel 1951 scrisse Le origini del totalitarismo diventando cosi protagonista del dibattito sulle questioni sociali, politiche e filosofiche. In seguito scrisse Vita activa. La condizione umana, La banalità del male, Eichmann a Gerusalemme.