Singolare figura nella scena teatrale italiana, l’attore e regista Fabrizio Paladin ha sorpreso lo scorso settembre il pubblico di Stazioni d’Emergenza atto VIII, con una trascinante ed eclettica rivisitazione dell’Amleto, Hamlet Routine//Hamle-tronic, in cui le leggi del drama vengono rivoltate come un calzino e costantemente messe a disposizione delle burlerie istrioniche del giullare padovano.
Così, colta di sorpresa, la giuria ha unanimamente proclamato lo spettacolo trionfatore della rassegna, grazie a una rivisitazione di classe, la cui infallibile ricetta è applicare con sapienza le migliori carte che un interprete può mettere in gioco: alto standard recitativo, lavoro con la maschera, intelligenza sagace, musica dal vivo e una soggiacente ironia capace di conquistare ogni pubblico.
A giusto merito, quindi, lo spettacolo viene riproposto nel corso della stagione artistica 2016-2017 al Teatro Galleria Toledo dal 4 al 9 aprile 2017.
Paladin è un vero attore di razza, la cui umiltà si manifesta riccamente, con infallibile tocco. Semplicemente, un animale da palcoscenico, di quelli che si incontrano sempre più di rado. Non c’è molto da aggiungere: la pièce è imperdibile.
Singolare figura nella scena teatrale italiana, l’attore e regista Fabrizio Paladin ha sorpreso lo scorso settembre il pubblico di Stazioni d’Emergenza atto VIII, con una trascinante ed eclettica rivisitazione dell’Amleto, Hamlet Routine//Hamle-tronic, in cui le leggi del drama vengono rivoltate come un calzino e costantemente messe a disposizione delle burlerie istrioniche del giullare padovano. Così, colta di sorpresa, la giuria ha unanimamente proclamato lo spettacolo trionfatore della rassegna, grazie a una rivisitazione di classe, la cui infallibile ricetta è applicare con sapienza le migliori carte che un interprete può mettere in gioco: alto standard recitativo, lavoro con la maschera, intelligenza sagace, musica dal vivo e una soggiacente ironia capace di conquistare ogni pubblico. A giusto merito, quindi, lo spettacolo viene riproposto nel corso della stagione artistica 2016-2017.
Paladin è un vero attore di razza, la cui umiltà si manifesta riccamente, con infallibile tocco. Semplicemente, un animale da palcoscenico, di quelli che si incontrano sempre più di rado.
Non c’è molto da aggiungere: la pièce è imperdibile.
“Uno spettacolo che riesce a toccare le corde più profonde e oscure di ognuno di noi perché entra nella nostra testa, come una goccia, inesorabile, scava la pietra così le note ridondanti e ripetute della consolle, le luci stroboscopiche che vivisezionano il corpo attorico di Paladin, superbo interprete non di personaggi ma di anime e dei mali che li affliggono. Non importa se egli in quel momento presta la voce ad Amleto o alla sua Ofelia, come nello splendido “duetto” con chitarra elettrica che vede i due giovani scontrarsi, incontrarsi, lasciarsi, Fabrizio Paladin ci restituisce le anime scarnificate a morsi di note stridule di un’umanità alla deriva giacché egli, in quel momento cade, cade con tutti loro senza appigli per fermarsi: “L’Amleto è una caduta libera. Tutti sanno benissimo che la situazione sta precipitando, chi fa finta di niente, chi nega l’evidenza, chi finge d’amare, chi non si risolve ad agire. Non succede niente, l’azione è intrappolata nel vischio del pensiero e ognuno aspetta lo schianto. Non c’è speranza, c’è solo attesa. Ecco cosa è Amleto per me, connessioni elettroniche del cervello. La violenza senza respiro della musica elettronica, la ripetitività di note prive di armonici mi ricorda la prima volta che ho assaggiato il sangue, uno dei miei primi ricordi di infanzia: mi sono tagliato, ho visto il sangue, rosso. Mi sono detto, è rosso, saprà di fragola, di ciliegia… assaggio. Metallo. Lamiere di suono nel sangue del pensiero. Tommaso mi ha proposto un po’ di pezzi che non era riuscito a far diventare canzoni… come se nel dubbio fossero rimaste ad aspettare. Erano Amleto ancora prima”.”